24/05/2006, 00.00
India - VATICANO
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India, card. Dias replica ai fondamentalisti: "La conversione di un uomo riguarda lui e Dio"

Il porporato, in un documento ufficiale, approfitta della polemica che il Bjp ha scatenato, criticando il Papa, per rispondere in quattro punti alle accuse mosse da anni contro la Chiesa cattolica, "piccola minoranza che opera per il bene dell'India, di cui è orgogliosa di fare parte".

Mumbai (AsiaNews) – La conversione di un individuo è una questione "che riguarda Dio e l'individuo stesso", oltre ad essere "un diritto incastonato nella Costituzione indiana, che appartiene ad ogni uomo, donna o bambino del nostro Paese". E' la risposta dell'arcivescovo di Mumbai e nuovo prefetto del Dicastero vaticano per l'evangelizzazione dei popoli, il cardinale Ivan Dias, alle critiche mosse da gruppi politici nazionalisti al discorso di Benedetto XVI che il 18 maggio scorso ha sottolineato "i preoccupanti segni di intolleranza religiosa che si registrano in alcuni Stati indiani".

Dopo queste parole, pronunciate in occasione della presentazione delle lettere credenziali del nuovo ambasciatore indiano presso la Santa Sede, Rajnath Singh, presidente del Bharatiya Janata Party [Bjp, maggior partito politico indiano, di impronta nazional–fondamentalista ndr], aveva risposto al Papa definendo i suoi commenti "ingiustificati" e sottolineando come "proprio le conversioni causano i problemi religiosi nel Paese, non le leggi che le proibiscono".

Nel Madhya Pradesh, Stato dominato dal Bjp, diversi gruppi di integralisti hanno bruciato sabato 20 maggio delle fotografie di Benedetto XVI per protestare contro la sua "interferenza negli affari interni dell'India". "Le proteste del Bjp – dice ad AsiaNews padre Anand Muttungal, portavoce della Conferenza episcopale indiana (Cbci) - sono solo un espediente politico che consente agli integralisti di tenere occupati i suoi volontari".

Più articolata l'analisi del porporato, che in un documento rilasciato dal sito ufficiale della Cbci analizza in quattro punti la presenza cattolica in India e sottolinea come le accuse "fisiche e verbali" lanciate da questi gruppi siano "totalmente ingiustificate e motivo di vergogna".

Riportiamo di seguito il testo completo dell'analisi del cardinal Dias.

Durante la recente udienza concessa al nuovo ambasciatore indiano presso la Santa Sede, Benedetto XVI ha fatto la seguente osservazione sulla libertà religiosa in India: "I preoccupanti segni di intolleranza religiosa che si registrano in alcuni Stati indiani, fra cui il tentativo riprovevole di legiferare in favore di limitazioni chiaramente discriminatorie sul diritto fondamentale alla libertà religiosa, devono essere rigettati fermamente, non solo perché incostituzionali, ma anche perchè contrari ai più alti ideali dei padri fondatori dell'India, che hanno creduto in una nazione caratterizzata dalla coesistenza pacifica e dalla tolleranza reciproca fra le religioni differenti ed i gruppi etnici".

Sull'onda di alcune critiche a questo discorso, pronunciate da una piccola frazione politico-religiosa che non rappresenta la maggioranza religiosa del Paese, devono essere sottolineati i seguenti punti.

1)      La conversione da un credo religioso ad un altro è una questione strettamente personale fra Dio e l'individuo in questione. La libertà di coscienza ed il diritto di professare, praticare e propagare liberamente la propria fede sono custoditi dalla Costituzione indiana. Questa libertà è inoltre un'affermazione dei diritti umani, che appartiene ad ogni uomo, donna o bambino. Le conversioni, tuttavia, non dovrebbero mai essere indotte con la forza, la frode o le lusinghe: la Chiesa cattolica considera le conversioni di questo tipo invalide. Ma ogni opposizione ad una conversione genuina, che avvenga per legge o de facto, oltre ad essere una grave violazione dei diritti umani e dello spirito della Costituzione indiana è, soprattutto, un'interferenza ingiustificata nella competenza unica che Dio ha riguardo questa materia. E' quindi imperativo che venga chiesto al gruppo sopra citato, se vuole dare un segno di aver espresso tali intenzioni in buona fede, una qualunque evidenza fattuale che provi una singola conversione effettuata con la forza dalla Chiesa cattolica. Tutte le accuse mosse in passato su questa questione si sono dimostrate completamente false, come lo scorso anno, quando un ufficiale governativo dell'Istruzione le ha mosse contro una scuola cattolica di Nashik, perché gli era stato rifiutato un favore che aveva chiesto con molta arroganza. Quando è stato interrogato dai suoi superiori a Matralaya, che gli hanno chiesto delle prove a sostegno della sua accusa, è stato molto rapido nel ritirare la sua accusa e domandare scusa in pubblico per il suo comportamento arrogante.

2)      I cristiani in India rappresentano solo il 2,3 % della popolazione totale: di questi, l'1,8 % fa parte della Chiesa cattolica. Nonostante siano una piccola minoranza, i cristiani curano il 20 % dell'educazione primaria di tutto il Paese, il 10 % dei programmi di alfabetizzazione e di sanità pubblica, il 25 % della cura degli orfani e delle vedove ed il 30 % della cura di disabili, lebbrosi e malati di Aids. La stragrande maggioranza di coloro che usufruiscono di queste istituzioni sono fedeli di altre religioni. Queste istituzioni sono molto apprezzate da indù, musulmani e appartenenti ad altri credi, oltre che dagli atei, che ammirano i cristiani per il loro essere al servizio dei sofferenti, degli emarginati, degli analfabeti e degli oppressi. Il gruppo di cui abbiamo parlato in apertura farebbe bene ad esaminare quanto viene fatto in favore del miglioramento educazionale, sanitario e sociale della popolazione indiana, e non dovrebbero male interpretare il fatto che alcuni membri della maggioranza religiosa del Paese – così come i membri di altre religioni – si sentano attratti da una religione il cui fondatore, nostro Signore Gesù Cristo, ha detto ai suoi fedeli di essere venuto non per essere servito, ma per servire, e che gli ha comandato di amarsi l'un l'altro così come Egli ha amato loro. Questo gruppo dovrebbe inoltre chiedere a se stesso perché così tante persone di altre fedi, fra cui rappresentanti del governo, insistono affinché i loro figli vengano educati nelle così dette "scuole-convento" o per ricoverare i loro malati ed i loro anziani in case o ospedali cattolici.

3)      Lo stesso gruppo potrebbe inoltre fare un sondaggio per scoprire quanti, fra i milioni di persone che sono passati attraverso le istituzioni educative, sociali e sanitarie cattoliche da tempo immemore – e fra questi vanno inclusi noti giudici ed avvocati, medici ed infermiere, leader religiosi e politici oltre che alcuni membri molto in vista del gruppo stesso – si sono convertiti o a quanti è stato chiesto di convertirsi al cristianesimo. In questo modo potrebbero capire perché, dopo due millenni di presenza cristiana in India e la zelante attività dei suoi membri, essi rimangano una piccola minoranza nel Paese.

4)      Se il gruppo non è in grado di rispondere in maniera soddisfacente a queste domande, farebbe bene a riconsiderare il suo atteggiamento profondamente di parte nei confronti della comunità cristiana e vergognarsi degli attacchi, verbali e fisici, che alcuni dei suoi membri lanciano nei confronti di personalità ed istituzioni cristiane in diversi Stati dell'India. Un tale comportamento non è degno di persone serie e civilizzate e mette in serio pericolo l'animo laico e democratico della nostra amata madre patria, della quale i cattolici sono orgogliosi di fare parte, come cittadini che rispettano la legge.

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