19/03/2007, 00.00
IRAQ
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Iracheni: pessimismo nel futuro, ma è forte il desiderio di unità nazionale

Nel quarto anniversario della guerra in Iraq, un sondaggio tra la popolazione irachena rivela che solo il 18% ha ancora fiducia nelle truppe straniere; aumenta la sfiducia in un futuro migliore, ma rimane forte il desiderio di un Paese unito, al di là delle violenze settarie. Solo il 26% rimpiange Saddam.
 
Londra (AsiaNews/Agenzie) – A quattro anni dall’invasione Usa dell’Iraq, che rovesciò il regime di Saddam Hussein (20 marzo 2003), solo il 18% degli iracheni ha ancora fiducia nelle forze armate americane e quasi l’86% teme di subire violenze in futuro. Sono alcuni dei risultati di un sondaggio anticipati oggi dalla Bbc, che offre un quadro generale più pessimistico di un anno fa sulle aspettative future della popolazione.
 
Il sondaggio - svolto su un campione di più di 2mila persone in tutte le 18 province - indica che la fiducia degli iracheni sul loro futuro è in calo rispetto al 2005. Solo il 39% degli interpellati ritiene che la loro vita stia migliorando e il 35% pensa che le cose andranno meglio l'anno prossimo, mentre il 40% pensa che la situazione migliorerà in generale. L’anno scorso – ricorda la Bbc – in un’inchiesta simile il 71% degli iracheni si dichiarava soddisfatto della sua vita e il 64% pensava che sarebbe migliorata nei mesi seguenti.
Nonostante le violenze settarie che attraversano l’Iraq, il 56% degli intervistati pensa comunque che non sia in atto una guerra civile e il 58% si dichiara favorevole al mantenimento dell'unità del Paese.
 
Il governo di Baghdad non risulta molto più apprezzato dell’esercito statunitense: solo il 53% del campione dice di avere fiducia nell’amministrazione irachena, mentre il 78% è contrario alla presenza delle truppe straniere. Insoddisfazione anche per gli sforzi nella ricostruzione del Paese, con il 67% degli intervistati che non li considera efficaci.
Dal punto di vista economico, il Prodotto interno lordo è cresciuto del 3%, ma è basato nella quasi totalità nell’esportazione di petrolio. Molte compagnie internazionali, per investire in Iraq chiedono un maggiore livello di sicurezza.
 
Un altro sondaggio è stato pubblicato ieri dall’autorevole Opinion Research Business (ORB), basato  su un campione di 5.019 iracheni oltre i 18 anni. Esso mostra che il 26% degli irakeni – 15% dei sunniti; 34% degli sciiti hanno avuto un ucciso nella loro famiglia; il 14% ha avuto un amico, un parente, o un collega rapito (il 34% a Baghdad). Ad ogni modo, pur nella mancanza di sicurezza e servizi di base (acqua ed elettricità), solo il 26% dice che la vita era migliore ai tempi di Saddam Hussein. Quasi la metà degli iracheni (49%) preferisce l’attuale leadership di Nouri al-Maliki alla dittatura di Saddam. Stupisce che il premier sciita registri una crescita dei consensi; nel 2005 una stessa inchiesta lo vedeva al 29% delle preferenze. Infine, nell’inchiesta dell’ORB, solo il 27% crede che l’Iraq sia soffocato in una guerra civile.
 
Anche per le truppe Usa è tempo di bilanci. Il neo-comandante Usa in Iraq il generale David Petraeus, nei giorni scorsi ha detto che nel Paese cominciano a manifestarsi segnali incoraggianti di progresso. Grazie all’incremento di truppe inviate dal Pentagono, a Baghdad gli attacchi terroristici sono diminuiti del 50%. In questi 4 anni sono morti decine di migliaia di irakeni e 3200 truppe Usa.
 
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