13/12/2012, 00.00
INDONESIA
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Islam, poligamia e potere nella saga del funzionario del West Java

di Mathias Hariyadi
L’uomo, di 40 anni, ha ripudiato la seconda moglie dopo quattro giorni di matrimonio perché “non vergine”. E rivendica il “diritto” di godere di una persona illibata. Il presidente Yudhoyono ne chiede le dimissioni. Ma la vicenda investe temi quali la religione, la società, i diritti delle donne e gli abusi di potere.

Jakarta (AsiaNews) - Ha sollevato un'ondata di indignazione il caso del funzionario governativo di un distretto del West Java, in Indonesia, che ha "ripudiato" la neo-sposa dopo soli quattro giorni, perché "non era vergine". Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente Susilo Bambang Yudhoyono, che chiede - assieme a un'ampia fetta della società civile - le dimissioni dell'uomo. Tuttavia, essa racchiude una serie di problematiche sociali e religiose che investono la nazione musulmana più popolosa al mondo, fra cui, ed è questo uno degli elementi chiave, l'usanza di uomini facoltosi e ricchi businessman di convolare più volte a nozze, dando vita a "matrimoni non registrati ufficialmente" che sdoganano, di fatto, la pratica della poligamia. Che, sebbene concessa nell'islam e in particolare nel mondo arabo, non è affatto promossa né incentivata in altre nazioni musulmane fra cui la stessa Indonesia.

La vicenda risale all'estate e investe il capo del distretto di Garut (West Java) Aceng HM Fikri (nella foto). L'uomo, nato nel 1972, ha "divorziato" dalla giovane moglie Fani Oktora, di soli 18 anni, a quattro giorni di distanza dalle nozze, celebrate il 14 luglio scorso secondo il rituale islamico, seguendo i dettami della sharia, poiché risulta già sposato con una donna "ufficiale" secondo il registro civile. Dopo nemmeno una settimana di matrimonio, Fikri ha ripudiato la giovane sposa con un sms in modo del tutto unilaterale. La ragione?! Egli afferma di aver speso 250 milioni di rupie (poco più di 26mila dollari) per sposare una ragazza "che non è nemmeno vergine". "Avendo sborsato tutti quei soldi - si difende l'uomo - avevo tutto il 'diritto' di godere di una persona illibata... Andare a letto con una celebrità non sarebbe costato così tanto".

Le sue parole hanno sollevato polemiche e indignazione, soprattutto fra i movimenti femminili e le associazioni a difesa della donna. Attivisti e studenti sono scesi in piazza, invocando la cacciata del politico. La protesta è arrivata persino a Palazzo, facendo registrare l'intervento del presidente Yudhoyono durante un incontro ufficiale a Jakarta con tutti i governatori del Paese. Il capo di Stato si è rivolto di persona al ministro degli Interni Gamawan Fauzi, chiedendo di affrontare lo "scandalo Fikri" e ottenerne le dimissioni. Egli bolla come inappropriato il comportamento tenuto dall'amministratore locale, il quale ha gettato una macchia "indecente" sui diritti delle donne.

Tuttavia, la vicenda non rientra solo in un episodio di costume locale, ma investe tutto il Paese, le influenze della religione e gli abusi commessi da ricchi imprenditori e politici. Essi, infatti, possono permettersi pratiche quali la poligamia, sfruttando ricchezze e benefici, facendo leva sul "fatto" che la religione musulmana consente di avere più mogli. La questione si complica, perché a fronte di una moglie "ufficiale" vi sono spose di secondo piano, ufficiose, in base a matrimoni "nikah siri" o "non registrati". Questo tipo di pratica suscita risentimento, soprattutto fra le donne che vengono trattate come compagne di seconda fascia, vittime di abusi ed emarginazione. Mentre il diritto e la legge sono impotenti, a causa di un evidente buco normativo.

Secondo la tradizionale legge islamica, i musulmani possono avere fino a quattro mogli. Alcune personalità indonesiane, favorevoli alla poligamia e ricche, affermano che bisognerebbe averne anche di più. Sotto la presidenza di Suharto (1967-1998) l'Indonesia ha adottato una linea anti-poligamica. Ogni rappresentante del governo e della burocrazia che praticava la poligamia veniva immediatamente licenziato. Per rendere le cose più chiare, Suharto ha varato pure la legge 1/1974 che proibisce ai membri dell'apparato governativo di praticare la poligamia. Secondo gli indonesiani, questa decisa posizione di Suharto gli è stata ispirata dalla moglie, Tien Suharto, una donna di Java molto tradizionale e contraria alla poligamia. Di contro, il primo presidente indonesiano Sukarno, noto per le frequentazioni femminili, ha invece praticato la poligamia.

 

 

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