19/05/2021, 10.58
INDONESIA - M. ORIENTE
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Jakarta, il conflitto fra Israele e Hamas e il timore di tensioni confessionali

di Mathias Hariyadi

Una scuola di Sumatra ha espulso una studentessa 17enne per aver diffuso un video in cui “umiliava” i palestinesi. Aperta un’inchiesta per un motivo analogo contro un addetto delle pulizie a West Nusa Tenggara. L’errata percezione di una “guerra” fra cristiani e musulmani nelle violenze in Palestina. Massima allerta a livello di governo ed esercito. 

Jakarta (AsiaNews) - In Indonesia infuria la polemica attorno alla vicenda che vede protagonista una studentessa delle superiori, cacciata dalla scuola di Bengkulu (isola di Sumatra) per aver pubblicato sul popolare social TikTok un video in cui “umilia” la Palestina e il suo popolo. Secondo alcuni attivisti ed esponenti della società civile la decisione rientra nel quadro di un fenomeno sociale preoccupante, frutto di una crescente deriva “autoritaria” delle istituzioni - anche educative - nei confronti dei giovani. 

In seguito a una delibera sottoscritta dall’amministrazione della scuola, dalla polizia e dal comando militare locale a Bengkulu il 17 maggio scorso, la studentessa ha ricevuto la nota ufficiale che certifica l’espulsione dall’istituto. L’iter è giunto fino all’atto finale, nonostante la giovane - conosciuta solo con le iniziali MS - abbia espresso rimorso e si sia scusata per il gesto compiuto. 

In base all’accusa, la ragazza avrebbe promosso odio verso il popolo palestinese e fomentato una discriminazione razziale contro i musulmani. A sua discolpa, MS ha detto che il video aveva una finalità ironica e intendeva motteggiare le recente violenze fra Israele e Hamas e gli altri gruppi terroristi nella Striscia di Gaza. Il giorno precedente un addetto alle pulizie chiamato HL della provincia di West Nusa Tenggara (NTB) è stato incriminato dalla polizia per aver diffuso un video-messaggio in cui attacca e incolpa la Palestina. 

In Indonesia, ogni scontro fra israeliani e palestinesi è sempre stato visto in passato - e in maniera errata - come una questione religiosa e razziale fra musulmani e cristiani. Diversi gruppi, soprattutto fra i movimenti radicali islamici, hanno lanciato iniziative e raccolte fondi per sostenere la causa e il popolo palestinese. All’iniziativa si è unito anche un ufficio governativo di Karanganyar, nello Java centrale, ma si registrano anche iniziative spontanee di privati cittadini che raccolgono denaro in parchi pubblici o spazi all’aperto. Sulle violenze è intervenuto anche il presidente Joko “Jokowi” Widodo, il quale ha espresso la speranza che il conflitto possa finire al più presto dopo aver parlato con l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan e i leader di Singapore e Malaysia.  

Rivolgendosi ai concittadini, l’ex capo dell’intelligence e generale in pensione dell’esercito AM Hendropriyono ha ricordato che lo scontro fra israeliani e palestinesi non è una questione religiosa fra musulmani cristiani. “Si tratta - ha detto - di rivendicazioni territoriali fra arabi palestinesi e [coloni] ebraici”. E il conflitto Israele-palestinese “non è affar nostro”. Fra i militari proprio in queste ore circola una direttiva che invita a stemperare la questione etnico-religiosa attorno al conflitto in atto in questi giorni in Palestina. 

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