27/07/2023, 10.52
INDIA
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Jammu: muore un neonato Rohingya in un centro di detenzione, genitori portati al funerale in manette

di Nirmala Carvalho

Il bambino aveva solo 43 giorni ed è deceduto dopo alcuni scontri tra il personale carcerario e i profughi, da diversi mesi in sciopero della fame. Chiedevano il loro rilascio dopo due anni di prigione. La notizia è emersa grazie alla diffusione di due video da parte degli attivisti. Nonostante l'Onu abbia riconosciuto il loro status di rifugiati, l'India continua a trattare i Rohingya come migranti illegali. 

Jammu (AsiaNews) - Una coppia di genitori Rohingya è stata portata in manette alle esequie del figlio neonato, morto nei giorni scorsi in un centro di detenzione per rifugiati nella città di Hirangar, nella regione settentrionale del Jammu amministrata dall’India.

La notizia è emersa grazie alla diffusione sui social media di due video inviati dai detenuti, appartenenti a una minoranza etnica del Myanmar, agli attivisti per i diritti umani. Nei filmati si vedono i parenti ricevere il corpo del figlio e portarlo sul luogo della sepoltura. Il bambino, di soli 43 giorni, è morto a causa degli scontri scoppiati tra la polizia e i Rohingya, hanno riferito i profughi. Ma le guardie carcerarie negano il fatto: secondo Koushal Kumar, sovrintendente del carcere distrettuale di Kathua e responsabile del centro di detenzione il neonato soffriva di qualche disturbo ed è morto due giorni dopo gli scontri.

Da diversi mesi i profughi Rohingya - nel 2017 scappati dalle persecuzioni dell’esercito birmano e dal 2021 in fuga a causa della guerra civile - stavano tenendo uno sciopero della fame contro la loro detenzione illegale e chiedendo il rilascio. 

Le forze di sicurezza indiane hanno utilizzato gas lacrimogeni contro i rifugiati dicendo di essere stati costretti a farlo dopo che tre Rohingya avevano preso in ostaggio tre guardie appartenenti al personale carcerario. Almeno una bambina di cinque mesi è morta negli scontri e diverse persone sono rimaste ferite. 

"I rifugiati hanno bisogno di un trattamento migliore. È solo che le circostanze li hanno costretti a fuggire. Mi rattrista sentire questo. L'umanità è perduta? Perché ci comportiamo come estremisti? Spogliare le persone della loro dignità ci dà forse un piacere sadico?”, ha commentato ad AsiaNews suor Dorothy Fernandes, che dal 1997 lavora a Patna con diverse comunità di emarginati. “È la vendetta l'unica risposta che abbiamo? Nessuna religione predica la violenza. Crediamo in un'unica Terra, quindi non costruiamo confini che tengano lontane le persone, ma costruiamo ponti di amore e inclusione che abbraccino tutti", ha aggiunto.

Nel centro di detenzione di Hiranagar sono trattenuti dalla primavera del 2021 circa 270 Rohingya, tra cui 144 donne e bambini, accusati di vivere in India illegalmente, nonostante il loro status di profughi sia stato riconosciuto dall’UNHCR, l’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati. Secondo gli attivisti impegnati nella difesa delle minoranze, i Rohingya vengono incarcerati senza preavviso dopo essere stati chiamati nelle stazioni di polizia per la firma di documenti.

Circa 40mila rifugiati, perlopiù di fede islamica - ma tra cui ci sono anche diversi cristiani - vivono in India, ma il Bharatiya Janata Party, il partito ultranazionalista indù al potere, in vista delle elezioni elettorali del prossimo anno si sta preparando al loro rimpatrio in Myanmar, nonostante la guerra, mentre a colore che volevano lasciare l’India per trasferirsi in Paesi terzi dove avevano parenti è stato negato il visto di uscita, hanno continuato gli attivisti. 

“L'India rivendica con orgoglio la sua ricca eredità di ospitalità. È scioccante che nell'India di oggi coloro provenienti da altri Paesi siano trattati crudelmente come criminali”, ha detto il sacerdote Anand Mathew. “In nome della promozione dell'Hindutva ci siamo allontanati molto dalle buone tradizioni indù”, ha proseguito il prete riferendosi all’ideologia a cui fanno riferimento gli estremisti indù. “Questo dimostra che il loro Hindutva, vecchio di 100 anni, è contrario anche alle antiche tradizioni induiste. Vorrei che noi indiani fossimo un minimo umani”.

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