10/06/2013, 00.00
INDONESIA–A. SAUDITA
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Jeddah: immigrati indonesiani assaltano il proprio consolato per il visto, un morto e tre feriti

di Mathias Hariyadi
Almeno 12mila lavoratori erano in attesa di regolarizzare la loro posizione. Caldo, burocrazia e inefficienze hanno scatenato la rivolta: l’edificio è stato attaccato e dato alle fiamme. Torna alla ribalta il problema dell’immigrazione nel regno saudita, dopo la vicenda della donna decapitata nel 2011.

Jakarta (AsiaNews) - È di una donna morta, tre feriti non gravi e decine di persone svenute il bilancio dell'assalto avvenuto ieri al consolato indonesiano di Jeddah, in Arabia Saudita, chiuso dalle autorità del regno per motivi di sicurezza. Negli ultimi giorni migliaia di lavoratori immigrati indonesiani si erano accampati nell'edificio, in attesa di regolarizzare la loro posizione e ottenere il permesso necessario per evitare l'espulsione. Tuttavia, la lentezza delle operazioni e l'eccessiva burocrazia hanno esasperato gli animi e dato origine alla rivolta, con lanci di pietre, oggetti e pareti dati alle fiamme.

Per la prima volta nella sua storia, una rappresentanza diplomatica di Jakarta all'estero è stata oggetto di violenze; un evento che ha destato sconcerto e preoccupazione in patria, ma non ha sorpreso quanti conoscono i gangli della burocrazia e le carenze della funzione pubblica. Dal rilascio dei passaporti alle pratiche amministrative, in molti casi gli uffici - in patria e oltreconfine - sono spesso teatro di pratiche negative quali corruzione, bustarelle o scambio di favori.

Una situazione che è degenerata negli uffici di rappresentanza indonesiani in Arabia Saudita, a causa della stretta delle autorità del regno sui lavoratori immigrati. Dal primo aprile almeno 180mila lavoratori clandestini - dall'inizio dell'anno circa 380mila - hanno lasciato il Paese, usufruendo di una speciale "grazia" che permette di espatriare senza il pagamento di una penale.

Al momento delle violenze, all'interno del consolato vi erano almeno 12mila immigrati in attesa di espletare le formalità necessarie per ottenere il permesso di soggiorno; il governo saudita ha concesso tempo sino al 3 luglio per adempiere alle pratiche burocratiche. La scadenza imminente ha spinto i lavoratori a prendere d'assalto la struttura, incapace di contenere una simile folla. Caldo, mancanza di acqua e aerazione hanno fatto il resto, causando svenimenti e proteste sfociate nell'attacco.

Il problema dei permessi di soggiorno si inserisce in un quadro più ampio, che riguarda le condizioni di vita dei cittadini indonesiani nei Paesi del Medio oriente, in Malaysia, a Singapore, Taiwan, Hong Kong e Giappone, dove sono apprezzati per la qualità del lavoro e il "basso costo" ma, al tempo stesso, sono vittime di abusi e violenze. La questione dei lavoratori immigrati ha più volte originato tensioni bilaterali fra Jakarta e Ryadh e fra l'Indonesia e la Malaysia. La decapitazione di Ruyati Binti Satubi Saruna nel 2011 (cfr. AsiaNews 24/06/2011 Dopo la decapitazione di Ruyati, Jakarta blocca i migranti verso l'Arabia Saudita) e i più recenti casi di abusi, violenze a sfondo sessuale e violazioni alla legge sulle immigrazioni hanno acuito il problema. 

 

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