Kuala Lumpur smantella rete Isis che reclutava migranti dal Bangladesh
Almeno 36 arresti di uomini fra i 25 e i 35 anni in una serie di operazioni contro la rete del terrore promosse da aprile sul territorio. I miliziani reclutavano nuove leve tramite WhatsApp, con rituali e giuramenti. Fra gli altri obiettivi del gruppo la raccolta di fondi per finanziare operazioni in Siria e nell’Asia meridionale.
Kuala Lumpur (AsiaNews) - In una delle operazioni antiterrorismo più significative degli ultimi anni, la polizia malaysiana ha smantellato un gruppo militante radicale del Bangladesh che si ritiene sostenesse le attività dello Stato Islamico (SI, ex Isis) in Siria, oltre al Paese di provenienza. Il movimento estremista, noto come Gerakan Militan Radical Bangladesh (Gmrb), si era inserito silenziosamente all’interno della forza lavoro migrante della Malaysia, reclutando membri e raccogliendo fondi da destinare agli sforzi jihadisti globali. L’ispettore generale della Polizia (Igp) Tan Sri Mohd Khalid Ismail ha rivelato in un briefing per la stampa tenuto oggi che la cellula militante è stata scoperta dopo “mesi” di raccolta di informazioni e sorveglianza segreta da parte della Divisione antiterrorismo d’élite (E8) dello Special Branch. “Crediamo che la loro missione principale - ha spiegato l’ispettore Khalid ai giornalisti nel quartier generale di Bukit Aman - fosse quella di sostenere le operazioni dello Stato islamico all’estero, non di lanciare attacchi qui. Ma le implicazioni a lungo termine della loro ideologia e della loro struttura di finanziamento sono profondamente preoccupanti” anche per Kuala Lumpur.
I metodi della cellula erano al tempo stesso moderni e fonte di inquietudine. Il reclutamento e l’indottrinamento avvenivano in gran parte attraverso i social di messaggistica WhatsApp e Telegram, piattaforme criptate comunemente utilizzate dai gruppi terroristici di tutto il mondo per eludere i controlli. “Le nostre indagini iniziali indicano che il gruppo aveva tra i 100 e i 150 membri solo nella sua rete WhatsApp” ha proseguito Khalid. “Condividevano propaganda, coordinavano le attività e raccoglievano fondi, tutto in modo digitale”. I membri, soprattutto cittadini del Bangladesh che lavorano nelle fabbriche, nei cantieri e in altri settori lavorativi, sono stati attirati nell’ovile attraverso un rituale di giuramento noto come bai’ah, una solenne promessa di fedeltà spesso usata dai gruppi estremisti per imporre la propria lealtà.
Le autorità ritengono che il gruppo abbia raccolto somme significative, anche se l’importo totale resta oggetto di indagine. Secondo quanto riferito, ogni membro doveva pagare una quota annuale di 500 RM (circa 100 euro) mentre le donazioni facoltative contribuivano ulteriormente alle casse del gruppo. “Usavano le quote dei membri come forma di acquisizione ideologica, ma anche per finanziare attività legate all’Isis all’estero” ha detto Khalid. L’alto funzionario di polizia ha quindi aggiunto i fondi sarebbero stati inviati agli affiliati dello Stato islamico in Siria e Bangladesh, sollevando l’allarme delle agenzie antiterrorismo internazionali. Da allora, la Malaysia ha avviato sforzi di intelligence congiunti con i partner regionali e l’interpol per scoprire i legami finanziari e operativi più ampi del Gmrb.
La cellula militante è stata sgominata in un’operazione in tre fasi condotta tra il 28 aprile e il 21 giugno. Trentasei uomini del Bangladesh, di età compresa tra i 25 e i 35 anni, sono stati arrestati in raid coordinati tra Johor e Selangor. Tra i fermati vi era anche il presunto capo della rete. Cinque dei sospetti sono già stati accusati in tribunale. Altri 15 sono stati consegnati al Dipartimento per l’Immigrazione, probabilmente per l’espulsione, mentre i restanti 16 sono ancora oggetto di indagine ai sensi della legge sui reati di sicurezza (misure speciali) del 2012, o Sosma. “I nostri agenti hanno agito con rapidità e decisione per smantellare il gruppo prima che potesse crescere ulteriormente o fungere da trampolino di lancio locale per attività estremiste” ha sottolineato Khalid. Il gruppo non avrebbe avuto intenzione di pianificare attacchi sul territorio, ma la sua ideologia costituiva una chiara e crescente minaccia. “Non si tratta solo di bombe e armi. La diffusione di idee radicali, soprattutto all'interno di comunità vulnerabili, è il modo in cui l’estremismo - ha avvertito l’ispettore - mette radici”.
Le autorità stanno anche verificando se la Malaysia sia stata usata come transito sicuro o base logistica da militanti stranieri. “L’economia aperta, la relativa sicurezza e l’ampia popolazione di immigrati possono renderla un’attraente base di partenza per i gruppi radicali, se non vengono controllati” ha avvertito Khalid. “Non possiamo permettere - prosegue - che la Malaysia venga usata come rifugio sicuro, zona di reclutamento o hub finanziario per il terrorismo globale”. Egli ha infine sottolineato come i gruppi radicali prendano spesso di mira i lavoratori migranti, sfruttando il loro isolamento, le difficoltà finanziarie e il desiderio di uno scopo o di un’appartenenza. In passato, la Malaysia si è occupata di individui che tentavano di unirsi all’Isis o che nutrivano simpatie per le cause estremiste. Ma le dimensioni, il coordinamento e la struttura ideologica della Gmrb segnano “un’evoluzione preoccupante” nel panorama delle minacce. Secondo gli esperti di sicurezza, il caso evidenzia infine la necessità di una maggiore sorveglianza degli spazi digitali, di un maggiore impegno delle comunità di migranti e di una più forte cooperazione internazionale. Gli arresti sono stati accolti con favore dalle agenzie di sicurezza regionali, che considerano la vicenda un campanello di allarme per i Paesi vicini con grandi popolazioni di migranti.
28/12/2018 14:39