05/04/2024, 12.14
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L'India degli sfratti: in 740mila mandati via dalle loro case negli ultimi due anni

Secondo Housing and Land Rights Network, però, molti episodi di sgombero non sono stati documentati. In ogni caso, i numeri relativi al 2023 sono i più alti registrati negli ultimi sette anni. Le autorità locali ei tribunali si sono discostati dalle precedenti prassi, violando i diritti umani. Spesso il governo non ha offerto nessuna forma di reinsediamento o compensazione.

New Delhi (AsiaNews) - Tra il 2022 e il 2023, almeno 740mila persone sono state sfrattate dalle loro case in tutta l'India. Lo afferma un rapporto pubblicato da Housing and Land Rights Network (HLRN), sottolineando che nello stesso periodo le case demolite da parte delle autorità sono state almeno 153mila. Ma i numeri, spiega l'organizzazione, potrebbero essere molto più alti, perché i casi proposti comprendono solo quelli documentati dallo stesso HLRN. Dal 2017 al 2023, oltre 1,68 milioni di persone sono state sgomberate e circa 17 milioni di persone ancora oggi sono minacciate dalla possibilità di sfollamento.

Nella stragrande maggioranza degli sgomberi forzati, le autorità negli ultimi anni non hanno seguito gli standard imposti a livello nazionale e internazionale, di fatto commettendo una serie di violazioni dei diritti umani. “Le operazioni di demolizione, in molti casi, sono state effettuate con un livello di gravità e brutalità, superiore a quello degli anni precedenti”, si legge nel rapporto, che in riferimento gli sgomberi forzati ha utilizzato la definizione riconosciuta a livello internazionale, cioè “l'allontanamento permanente o temporaneo contro la volontà di individui, famiglie o comunità dalle loro case o dalle terre che occupazioni, senza l'accesso a forme adeguate di protezione legale o di altro tipo”.

Secondo l'HLRN, in passato i tribunali indiani hanno interpretato in modo costruttivo la legge rispondendo alle violazioni del diritto alla casa. La giurisprudenza locale infatti impone “alle autorità statali il dovere di condurre un'indagine e fornire assistenza prima di eseguire qualsiasi atto di sfratto forzato”. Ma, nel 2023 in particolare, gli sfratti si sono discostati da questa prassi.

In due anni quasi 300mila persone sono state sfrattate a seguito di un'ordinanza di un tribunale, ma con grosse differenze tra un anno e l'altro: nel 2022 almeno 33.360 persone hanno ricevuto un ordine di sgombero, mentre nel 2023 sono salite a 260mila . In termini più generali, nel 2022 sono state demolite 46.371 case e sfrattate 230mila persone. Cifre che l'anno successivo sono più che raddoppiate: le abitazioni abbattute sono state 107.499 e le persone sgomberate 51.500. I numeri del 2023 sono i più alti mai registrati negli ultimi sette anni, sottolinea ancora l'HLRN. 

Nella maggior parte dei casi (il 59%), i pretesti utilizzati sono stati "slum o bonifica di terreni", "rimozione per invasione" o "abbellimento della città". Più di 290mila persone nel 2023 sono state sfrattate per queste ragioni, anche se, nella maggior parte dei casi, agli individui e alle comunità interessate non è stato comunicato il motivo dello sgombero. 

Il rapporto ha individuato anche altre ragioni che hanno determinato gli sfratti: dopo lo smantellamento delle baraccopoli, la realizzazione di progetti infrastrutturali (ampliamento di strade, costruzione di ponti e altro) ha contribuito per il 35%, mentre un altro 4,7% è stato determinato dalle ragioni ambientali, come la protezione delle foreste e la conservazione della fauna selvatica. Gli altri casi di demolizione sono stati decisivi per migliorare la gestione delle emergenze, per fare spazio a progetti turistici o per eliminare unità abitative considerate “non sicure”.

In alcune regioni, però, gli sgomberi sono stati “apparentemente eseguiti come 'misura punitiva'”, nota il rapporto. Il maggior numero di sfratti si è verificato nei territori della capitale di Delhi, con 280mila persone sgomberate solo nel 2023. 

E il ricollocamento degli sfollati resta un problema, per l'HLRN: su un totale di 324 casi registrati nei due anni presi in esame, sono state trovate informazioni disponibili sul reinsediamento delle persone solo per 122 episodi. Tra questi, lo Stato ha offerto una qualche forma di alloggio alternativo solo in 25 casi, il reinsediamento parziale in sette casi e un risarcimento monetario in altri sette casi. "Questo significa che nel 72% dei casi su cui sono disponibili informazioni, lo Stato non è riuscito a reinsediare o reintegrare le persone colpite", afferma il rapporto.

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