04/07/2023, 13.04
GIAPPONE
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L'Onu approva il piano giapponese di rilascio delle acque di Fukushima

Il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l’energia atomica ha presentato oggi una valutazione che dà il via libera a Tokyo per procedere con il progetto. Nei prossimi giorni si recherà anche in Corea del Sud. Il governo guidato da Fumio Kishida non ha annunciato una data di inizio. Immediate le proteste dell'ambasciatore cinese in Giappone e dei funzionari coreani. 

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) - L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) ha dichiarato che il piano giapponese di rilasciare nell’Oceano Pacifico le acque in parte ancora radioattive provenienti dalla centrale nucleare di Fukushima è coerente con gli standard di sicurezza globali, nonostante la contrarietà dei Paesi vicini.

A dichiararlo è stato il direttore generale dell’agenzia delle Nazioni unite, Rafael Grossi, che oggi nella capitale Tokyo ha presentato il rapporto conclusivo dell’organizzazione al primo ministro giapponese Fumio Kishida. Secondo i risultati contenuti nella relazione, il rilascio delle acque avrebbe "un impatto radiologico trascurabile sulle persone e sull'ambiente", ha aggiunto Grossi, sottolineando che il Giappone ha tutte le carte in regole per “passare alla fase successiva”. 

"Il Giappone continuerà a fornire spiegazioni al popolo giapponese e alla comunità internazionale in modo sincero, basato su prove scientifiche e con alti livelli di trasparenza", ha affermato Kishida. Tokyo non ha però ancora fissato una data di inizio per il rilascio delle acque, ma il premier ha annunciato che esaminerà la valutazione dell'AIEA prima di decidere quando procedere con il progetto, in base al quale le acque, dopo essere state diluite grazie a un sistema avanzato per il trattamento dei liquidi, verranno immesse in mare attraverso un tunnel sottomarino.

Le acque sono contaminate con il trizio, un elemento che non può essere rimosso, e sono attualmente immagazzinate in serbatoi all’interno della centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata nel 2011 a causa di un terremoto e di un conseguente tsunami. Ancora oggi il reattore nucleare ha bisogno di essere raffreddato: per farlo viene prelevata ulteriore acqua dall’oceano che continua ad accumularsi nei serbatoi. Secondo l’azienda che gestisce l’impianto, la Tokyo Electric Power (TEPCO), lo spazio disponibile per i serbatoi è in esaurimento. 

Grossi si tratterrà in Giappone per altri due giorni, durante i quali incontrerà i pescatori locali (preoccupati per la reputazione negativa dei propri prodotti) e inaugurerà un nuovo ufficio dell’AIEA a Fukushima. Questo servirà a monitorare “in maniera permanente” e “per i decenni a venire” il processo di rilascio. Nel fine settimana il funzionario Onu si recherà poi in Corea del Sud - uno dei Paesi che più fortemente si è opposto al piano giapponese - “per fornire risposte”, riconoscendo i timori delle altre nazioni della regione. Tuttavia, ha continuato Grossi, non è suo compito convincere i governi locali a sostenere la decisione del Giappone.

Il piano giapponese, che una volta ottenuta l’approvazione finale della TEPCO dovrebbe essere operativo entro l’estate, era stato inizialmente presentato nel 2021. Da allora una task force dell’AIEA composta da esperti provenienti da undici Paesi ha condotto cinque missioni di valutazione e ha pubblicato sei relazioni tecniche, collaborando con il governo e visitando più volte la centrale.

Oggi l’ambasciatore cinese in Giappone, Wu Jianghao, ha dichiarato in conferenza stampa che non ci sono precedenti per il rilascio di acque reflue in un oceano dopo un incidente nucleare: "La parte giapponese afferma che le centrali nucleari di tutto il mondo scaricano tutte acque reflue, ma si tratta di acque che non sono state esposte al reattore che si è sciolto", ha affermato Wu, screditando l’AIEA e precisando che alcuni esperti avevano suggerito al Giappone altre opzioni per lo smaltimento delle acque, tra cui il rilascio in forma di vapore e un deposito sotterraneo, alternative che sono state ignorate da Tokyo.

La questione è ampiamente dibattuta anche in Corea del Sud, dove l’opposizione ha accusato il presidente Yoon Suk-yeol di essersi schierato con il Giappone, dopo che a maggio è sttaa inviata una delegazione scientifica che presto dovrebbe presentare una propria analisi. "Il governo giapponese non è stato chiaro su come le acque reflue potrebbero influenzare la vita marina, in particolare la quantità di elementi radioattivi che potrebbero finire nel nostro cibo", ha commentato a Nikkei Asia Kim Ji-moon, funzionario di un partito di sinistra. "Il nostro Paese è uno dei maggiori consumatori pro capite di pesce al mondo, quindi è una questione di salute e sicurezza", ha aggiunto. Seoul ha imposto un divieto di importazione di prodotti ittici dall'area intorno allo stabilimento di Fukushima, una misura che l’esecutivo ha deciso di mantenere anche nei prossimi anni. Alle proteste si è aggiunto anche il Forum delle Isole del Pacifico, di cui fanno parte, tra gli altri, anche Australia e Nuova Zelanda.

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