26/03/2011, 00.00
INDIA
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La Chiesa indiana chiede al governo: basta discriminazioni verso i dalit cristiani e musulmani

di Nirmala Carvalho
La legge del 1950 che difende gli “intoccabili” indù non viene applicata se cambiano religione, e diventano cristiani o musulmani, a dispetto dei pareri legali espressi da varie commissioni. Un’intervista al segretario esecutivo della Commissione episcopale per dalit e tribali.

Mumbai (AsiaNews) – I dalit continuano a essere discriminati, anche per la conversione a una fede diversa dall’induismo. E le autorità centrali indiani sembrano essere contrarie all’inclusione dei cristiani e musulmani dalit nell’elenco delle “Scheduled Castes”, un elenco che permette a quanti vi sono compresi di poter difendere i loro diritti con maggiore facilità. Questa posizione trova una ferma opposizione da parte della Chiesa cattolica. “Dobbiamo prendere nota dell’atteggiamento del governo in carica”, ha detto ad AsiaNews p. G. Cosmon Arokiaraj, segrtario esecutivo della Commissione episcopale che si occupa delle “Scheduled castes”, dei tribali e dei gruppi sociali più arretrati.

“Dal 2007 in avanti abbiamo ottenuto lettere da parte dei maggiori partiti politici – ad eccezione del Bjp – e da parte dei maggior leader dalit, Kumari Manwati e Ramvilas Paswan, e le abbiamo inoltrate al governo. C’è un piccolo libro, ‘Sia resa giustizia a tutti i dalit’ che le contiene”, spiega p. Arokiarai. “Nel frattempo la Ranganath Misra Commission ha raccomandato, e uno studio dell’università di Delhi ha detto chiaramente, che il paragrafo n.3 nella legge del 1950 sulla costituzione delle Scheduled Castes deve essere cancellato con gli strumenti appropriati”.

La Chiesa, continua p. Arakiaroi, ha una posizione chiara: “Vogliamo che ‘l’onesto’ Primo ministro e il suo governo dia una risposta alla Suprema corte”. La Suprema corte in una sentenza non ha incluso i dalit cristiani e musulmani nell’elenco delle Schduled castes. “La Commissione nazionale per le minoranze ha già dato una riposta in merito, dichiarando che i dalit cristiani e musulmani dovrebbe essere inclusi nella lista. E la Commissione nazionale per le Scheduled castes ha espresso la stessa opinione nell’aprile 2010”.

La discriminazione, afferma p. Arakiaroi, non è qualche cosa legato alla fede: “L’arretratezza causata da discriminazioni storiche e i suoi svantaggi sono le ragioni per una difesa delle classi più colpite, e la Costituzione stabilisce che tutte le classi di arretrate di cittadini, vittime degli effetti della discriminazione, senza differenza di fede o religione ricevano gli stessi benefici. Sta al governo cancellare il paragrafo 3 della legge sulle caste del 1950. Se non lo fa, non è diverso dalle forze religioso-nazionaliste indù”.

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