30/12/2019, 10.26
RUSSIA-AFRICA
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La Chiesa ortodossa russa rompe con Alessandria e conquista l’Africa

di Vladimir Rozanskij

Sospese le relazioni con il Patriarcato di Alessandria e aperte nuove parrocchie in tutto il continente africano. Gli “scismatici” ucraini e i loro amici “finanziati dall’occidente”. Il Patriarcato di Costantinopoli vulnerabile alla strumentalizzazione dei “nemici dell’Ortodossia”.

Mosca (AsiaNews) - Si è conclusa ieri l’ultima sessione annuale del Sinodo dei vescovi della Chiesa ortodossa russa. Questa volta, riunito nel monastero di San Daniele a Mosca, vi era anche il Supremo Consiglio ecclesiastico, un organismo di partecipazione di clero e laicato che non veniva convocato dal 1920. Il Patriarcato ha deciso una ristrutturazione delle diocesi tale da raggiungere i fedeli nei più lontani angoli dell’immenso territorio russo, anche se il numero dei vescovi non è sufficiente a coprire tutte le cattedre.

La decisione più delicata e drammatica riguarda il continente africano. Il Sinodo si è infatti pronunciato ufficialmente per la sospensione delle relazioni ecclesiali con il patriarca di Alessandria Teodoros II (Choreutakis), reo di aver riconosciuto la nuova Chiesa autocefala dell’Ucraina. Già alla vigilia del Sinodo, intervenendo sul canale Russia 24, il metropolita Ilarion (Alfeev) aveva annunciato che il Patriarcato di Mosca si sta già organizzando per aprire nuove parrocchie “per i propri fedeli” in tutta l’Africa, territorio canonico del Patriarcato alessandrino. “Abbiamo già aperto in passato varie parrocchie africane - ha dichiarato Ilarion - sempre in accordo col patriarcato di Alessandria, a cui le parrocchie russe si sottomettevano; perfino i sacerdoti russi che svolgevano il loro servizio in quelle chiese, entravano temporaneamente a far parte della giurisdizione alessandrina, e ora dovremo fare da soli”.

In realtà, ben 27 sacerdoti ortodossi del clero alessandrino, in Kenia, Tanzania, Zambia e altri paesi si sono rifiutati di riconoscere la Chiesa ucraina. Ilarion ha osservato infatti che “notiamo lo scontento che cresce all’interno della Chiesa ortodossa in Africa... non so come le cose andranno avanti, ma se il patriarca Teodoros rimarrà dalla parte dello scisma, dovremo risolvere i problemi per gli ortodossi fedeli alla vera Chiesa”. Il Sinodo russo ha sottolineato che la decisione di Teodoros dello scorso 8 novembre “non è stata presa dopo adeguata discussione e votazione nel Sinodo della Chiesa alessandrina, ma è stata una scelta unilaterale del patriarca”.

A Mosca è stata bloccata l’attività della rappresentanza alessandrina, mentre la rappresentanza moscovita al Cairo è stata trasformata in parrocchia patriarcale russa. Anche le altre parrocchie per i russi in Africa hanno ottenuto dal Sinodo moscovita la stavropegia, cioè l’indipendenza da qualunque altra giurisdizione ortodossa locale, e la dipendenza diretta dal patriarcato di Mosca. A tutti i vescovi e sacerdoti africani, che non aderiranno al riconoscimento “scismatico”, i russi garantiscono la comunione e il sostegno, ammettendo la validità delle loro celebrazioni.

La stessa posizione era stata presa da Mosca nei confronti della Chiesa ortodossa ellenica, operando la distinzione tra i vescovi buoni e quelli “scismatici”. Verranno monitorate dai russi le varie celebrazioni liturgiche ortodosse in questi Paesi, per verificare quali ecclesiastici pronunceranno effettivamente il nome del metropolita Epifanyj di Kiev durante i dittici eucaristici. Tutto questo senza mancare di esprimere il “profondo rammarico” per queste offese all’unità della Chiesa universale, il cui destino è “nelle mani di Dio”.

Il patriarcato di Mosca punta evidentemente a organizzare una rete tradizionalista internazionale tra gli ortodossi di tutte le Chiese, con cui contrapporsi agli scismatici influenzati e finanziati dall’occidente, secondo la vulgata spesso ripetuta dallo stesso patriarca Kirill (Gundjaev). I greci, e in particolare la sede costantinopolitana, sono considerati dai russi i più vulnerabili alla strumentalizzazione dei “nemici dell’Ortodossia”. Uno dei più intransigenti rappresentanti della Chiesa russa, il protoierej Vsevolod Chaplin (a lungo responsabile del settore sociale del patriarcato), commentando favorevolmente le decisioni del Sinodo moscovita, ha aggiunto che “bisognerebbe nominare dei nuovi primati ecclesiastici veramente ortodossi a Costantinopoli, Atene e Alessandria sulle cattedre vacanti, al posto dei traditori... Soltanto scuotendoci di dosso la polvere degli eretici e degli scismatici, potremo salvare l’unica Chiesa nella vera fede”.

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