21/11/2023, 08.36
RUSSIA-CIPRO
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La Cipro turca, paradiso dei russi

di Vladimir Rozanskij

Dopo le sanzioni gli oligarchi russi che affollavano Limassol hanno dovuto cercare altri rifugi per i propri soldi. E molti li hanno trovati proprio dietro l’angolo, oltre la zona di sicurezza, nella parte turca dell’isola. Con la cittadina di İskele come nuovo crocevia.

Cipro (AsiaNews) - L’isola di Cipro è da molto tempo una delle mete turistiche preferite per i russi, e costituiva anche un comodo paradiso fiscale fino all’epoca attuale delle guerre e delle sanzioni, quando anche Nicosia, rappresentando uno Stato membro dell’Unione europea, ha dovuto sbarrare la strada alle finanze russe, soprattutto dei principali oligarchi sanzionati. Quella che veniva chiamata la “Mosca del Mediterraneo” era proprio la parte greca meridionale, mentre il territorio settentrionale, occupato dalla Turchia nel 1974, era considerata una zona di scarsa attrazione e utilità: più povera, senza i servizi ricreativi più di moda, e pure piuttosto insicura.

Ora invece la cittadina di İskele nella parte della repubblica turca di Cipro del nord viene chiamata dai russi la “nuova Limassol”, per analogia con la città della parte greca più frequentata tradizionalmente dai russi. Per le strade di İskele si susseguono i cartelli e gli avvisi in lingua russa per “affittare il lusso” (le auto Mercedes) e le proposte immobiliari di appartamenti e ville di primo livello vicino alla spiaggia di İskele Long Beach, presentate dalla nuova compagnia immobiliare Dreamlife. Nella Nicosia turca è stato aperto perfino un casinò. La Russia, insomma, riconosce in Cipro una delle incarnazioni dell’ideale dell’Eurasia, essendo nel suo piccolo un Paese bi-continentale, che permette di voltarsi a Oriente e a Occidente a seconda delle necessità e delle priorità del momento.

Una delle sanzioni di Usa e Gran Bretagna, sette mesi fa, colpiva direttamente le ditte finanziarie e gli operatori del settore a Cipro, che aiutavano a coprire gli affari degli oligarchi russi, come ad esempio quelli di Roman Abramovič, scoperti di recenti per fughe di documenti riservati nelle sue operazioni legate ai “portafogli segreti” del presidente Vladimir Putin. I russi hanno dovuto cercare altri rifugi per i propri soldi, e molti li hanno trovati proprio dietro l’angolo, oltre la zona di sicurezza protetta dalle forze di pace dell’Onu, nella parte turca non riconosciuta da nessuno come Stato indipendente.

Un’inchiesta durata quasi un anno e pubblicata da The Guardian, dal titolo “La Cipro segreta”, ha spulciato milioni di documenti trovando almeno 25 casi di magnati russi attivi nella pseudo-repubblica turca, tutti nella lista delle sanzioni occidentali fin dall’annessione della Crimea nel 2014, e altri 71 in quella più recente, dopo l’invasione dell’Ucraina. Le ditte turco-cipriote non solo si sono messe al loro servizio, ma hanno contribuito attivamente a nascondere i beni bloccati dalle autorità di tanti Paesi occidentali, con l’assistenza degli avvocati e degli esperti di finanza internazionale della parte meridionale dell’isola.

L’economista cipriota Martkan Khamit conferma che “nascono trust anonimi come funghi, senza che alcuno sollevi questioni… lo scopo evidente non è quello di stabilirsi a Cipro, ma di ripulire il denaro da usare a Londra, a Dubai o a Manhattan”. I russi arrivano con valigie piene di soldi, e mandano i figli a studiare nelle scuole locali, spesso frequentando corsi di lingua anche per gli adulti, perché “il problema linguistico nella zona turca è molto più acuto”, come racconta Shener Eldjil, presidente dell’unione degli insegnanti turco-ciprioti di İskele.

L’unico Paese che riconosce la repubblica del nord è la Turchia, che in questa fase di conflitti è in buoni rapporti con la Russia, mantenendosi aperte le vie di mediazione e lasciando scorrere gli affari, anche proteggendo i fratelli ciprioti e le 22 banche aperte nella regione. Secondo dati ufficiali, sono quasi 40mila i russi che si sono trasferiti nella Cipro del nord, il 10% dell’intera popolazione residente, e dalla parte sud ne sono arrivati 58.778, secondo il ministero del turismo di Nicosia nord. Qui non valgono le convenzioni internazionali tanto disprezzate dai russi, e le stesse istituzioni politiche sono poco più che fantocci controllati dal burattinaio di Ankara. Le leggi locali proibiscono agli stranieri di possedere più di tre immobili sul territorio della repubblica, ma la “zona grigia” degli affari russi permette di accumulare edifici di ogni genere, “comprano ville a dozzine per volta”, spiega Khamit, usando lo strumento classico delle corpose tangenti. Il diplomatico inglese Irfan Siddiq chiama la Cipro del nord “un buco nero”, la tana preferita dei russi di oggi.

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