10/07/2008, 00.00
TURCHIA - UE
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La Corte di Strasburgo riconosce lo stato giuridico del Patriarcato Ecumenico e condanna la Turchia

di NAT da Polis
La sentenza condanna lo Stato turco per essersi impadronito in modo ingiusto dell’orfanotrofio di Buyukada, su Mar di Marmara. Ma apre conseguenze importantissime per le minoranze religiose sul suolo turco.

Istanbul (AsiaNews) - Con una  sentenza  all’ unanimità ( 7 voti su 7, compreso quello del rappresentante della Turchia ) la Corte suprema di Strasburgo per i diritti dell’ uomo, ha condannato Ankara per aver indebitamente occupato l’orfanotrofio, posto sull’isola dei principi Buyukada, nel Mar di Marmara. La sentenza dà così  ragione al ricorso del  Patriarcato Ecumenico e gli riconosce anche  i titoli di proprietà  sull’orfanotrofio.

Con questo   ricorso del Patriarcato  alla Corte di Strasburgo, che è stato  anche il primo del genere, si voleva denunciare la sottrazione dell’edificio da parte delle autorità turche. (v. nostro articolo del 29/11/2007: La Corte di Strasburgo ammette il ricorso del Patriarcato per l’orfanotrofio di Buyukada).

Oltre il caso specifico, la sentenza è di importanza capitale perché in tal modo si riconosce internazionalmente lo stato giuridico del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, finora sempre negato dal governo turco. Le minoranze religiose in Turchia non sono riconosciute come personalità giuridiche e quindi non possono possedere proprietà.

Con questa sentenza il Patriarcato non solo potrà  possedere delle  proprietà in Turchia , ma i suoi diritti sono ormai tutelati dalla Corte di Strasburgo, di cui  la stessa Turchia fa parte. Questa  sentenza  è  anche  una risposta a chi in Turchia continua a negare il ruolo storico e spirituale  della sede di Costantinopoli, che la comunità mondiale da sempre gli riconosce.

Negli ambienti europei si sottolinea che l’applicazione di questa sentenza da parte dello Stato  turco è un altro test importante per il Paese, per dare prova di democrazia. Nela sua corsa verso l’integrazione europea, la Turchia attraversa un periodo travagliato, cerca di   riconoscersi  nel modello europeo, ma stenta ad applicarlo al proprio interno.

Nel contesto della stessa  sentenza, la Corte di Strasburgo  ha condannato la legge del 1934 sulle fondazioni religiose, che favoriva il sequestro da parte delle autorità turche di proprietà delle minoranze religiose, lungamente perseguitate e costrette a lasciare il Paese.

Una nuova legge sulle fondazioni religiose, approvata dal parlamento  turco lo scorso febbraio (cfr.  Ankara approva una nuova legge per le fondazioni religiose non musulmane del 28/02/2008)  ha  portato  dei miglioramenti, ma essa è bloccata alla corte costituzionale, con l’accusa di incostituzionalità mossa dall’opposizione, i partiti  CHP (di estrazione kemalista ) e MHP (partito ultranazionalista). Secondo loro la nuova legge mina gli interessi nazionali.

Val la pena sottolineare che il ricorso del Patriarcato Ecumenico  a Strasburgo, è stato difeso da una équipe di legali composta da greci e turchi, a conferma che la collaborazione di cittadini attivi, senza frontiere, garantisce i diritti dell’uomo  e delle minoranze. Tali diritti non costituiscono solo una questione nazionale. Come dire: servono persone di buona volontà e  senza paraocchi.

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