La Malaysia celebra l’indipendenza disillusa da Anwar
Ricordati ieri i 68 anni della festa di Merdeka rivendicando uno spirito patriottico che contrasta con una realtà segnata dal malcontento. Monta la protesta contro il premier per l’aumento del costo della vita, il calo di opportunità e le mancate riforme. Esperto ad AsiaNews: "Senza risultati in tempi brevi, la gente tornerà in piazza".
Kuala Lumpur (AsiaNews) - Le promesse di libertà sono rimaste incompiute. Con questo spirito i cittadini malaysiani hanno celebrato ieri i 68 anni della Festa di indipendenza (Merdeka), con la bandiera nazionale (Jalur Gemilang) a sventolare alta per ricordare l’affrancamento dell’egemonia coloniale del Regno Unito nel 1957 e la nascita della nazione nel 1963. Una dimostrazione di spirito patriottico che contrasta con la realtà e le promesse di libertà per molti ancora incompiute o incomplete. Specchio del malcontento la recente marcia di protesta all’insegna dello slogan “Turun Anwar”, in cui i presenti hanno invocato a gran voce le dimissioni del premier Anwar Ibrahim.
Un malcontento che non riguarda solo la persona del capo del governo, ma è conseguenza dell’aumento del costo della vita, della diminuzione delle opportunità e dalla sensazione che le speranze riformiste legate all’esecutivo stiano svanendo. “Ci è stato detto - racconta ad AsiaNews la 21enne studentessa Angela Nathan, fra i partecipanti alla manifestazione - che con Anwar sarebbe stato diverso, che avrebbe combattuto per la gente comune. Tuttavia, le cose stanno diventando sempre più difficili, non più facili. Io e i miei amici ci preoccupiamo del futuro lavorativo, del fatto che possiamo anche permetterci di rimanere in Malaysia dopo la laurea”.
Questi sentimenti riflettono ferite profonde che non sono mai guarite completamente. Gli scandali riguardanti la corruzione continuano a minare la fiducia nelle istituzioni. La razza e la religione rimangono linee di frattura profondamente politicizzate, spesso sfruttate per distogliere l’attenzione dai problemi strutturali. Le pressioni derivanti dal costo della vita si fanno sentire con maggiore intensità per la stagnazione dei salari, e le giovani generazioni, meno pazienti dei loro genitori, chiedono risultati concreti, non retorica. Abdullah Bahrain, venditore ambulante di cibo a Kampung Baru, ha riassunto la situazione in modo ancora più schietto: “I politici promettono mari e monti, ma noi continuiamo a lottare ogni giorno. Quando i miei fornitori aumentano i prezzi, o perdo i clienti o non realizzo alcun profitto. Non possiamo sopravvivere - accusa - solo di promesse”.
Il percorso della Malaysia dall’indipendenza è stato spesso caratterizzato da contrasti. Il Paese vanta grattacieli scintillanti, infrastrutture di livello mondiale e una reputazione di società moderata e multiconfessionale. Tuttavia, sotto la superficie, l’ineguaglianza continua a crescere. Mentre le élite si arricchiscono, le comunità rurali e indigene continuano a rimanere arretrate e ai margini, con un accesso limitato all’istruzione di qualità, all’assistenza sanitaria di base e alle opportunità economiche. In questo contesto, Anwar Ibrahim si trova in una posizione precaria. A lungo acclamato come icona riformista che ha sopportato la prigione e la persecuzione, ora detiene il mantello della leadership che molti pensavano non avrebbe mai raggiunto. Tuttavia, le aspettative che lo hanno accompagnato su una pulizia della classe politica, il ripristino della fiducia e il rilancio dell’economia si sono scontrate con la realtà caotica di una politica ancorata alle coalizioni di potere e a interessi radicati e consolidati.
Un analista politico, parlando in forma anonima ad AsiaNews, ha osservato che la sfida più grande per Anwar potrebbe essere proprio il tempo. “Ha ereditato decenni di marciume. Anche se è sincero, il sistema è resistente al cambiamento. La gente - prosegue - si aspetta soluzioni rapide, ma le riforme strutturali richiedono anni. Se non riuscirà a ottenere risultati tangibili in tempi brevi, la pazienza dell’opinione pubblica si esaurirà e la sua legittimazione si indebolirà”.
Questa frustrazione spiega perché la manifestazione “Turun Anwar” abbia avuto così tanta risonanza. Non si trattava tanto di rifiutare Anwar a livello personale, quanto di segnalare che i malaysiani non sono più disposti ad aspettare all’infinito. Gli anniversari dell’indipendenza accentuano questa impazienza, ricordando ai cittadini quanto lontano sia arrivato il Paese, ma anche quanta strada ancora debba fare. Angela, la studentessa, rimane cautamente ottimista nonostante la sua disillusione di fondo. “Non siamo contro la Malaysia. Amiamo il nostro Paese. È per questo che protestiamo. Vogliamo - conclude - che la Malysia mantenga la sua promessa. Ma se i leader continuano a deluderci, non avremo altra scelta che continuare a scendere in piazza”.
19/04/2019 11:54
05/11/2020 08:44