23/11/2023, 08.45
KAZAKISTAN
Invia ad un amico

La mafia del tabacco in Kazakistan

di Vladimir Rozanskij

La crescita dell’inflazione insieme al coinvolgimento di vari gruppi criminali e dei funzionari corrotti stanno rendendo sempre più vorticoso il business del tabacco illegale. In alcune città come Almaty la lotta alle bande comincia a dare qualche risultato, ma a Šymkent la polizia si dimostra impotente, e la città è diventata ormai il principale hub del contrabbando

Astana (AsiaNews) - Negli ultimi anni sta crescendo in Kazakistan il traffico illegale di sigarette di contrabbando e contraffatte, usando tutti i possibili canali, dal re-export agli abusi del Duty-free fino ai depositi di custodia temporanea delle merci. La crescita dell’inflazione, le moratorie delle verifiche dei servizi dell’Msb (Servizio di sicurezza interrepubblicano), il coinvolgimento di vari gruppi criminali e dei funzionari corrotti stanno rendendo sempre più vorticoso il business del tabacco illegale.

Uno dei centri della diffusione criminale delle sigarette è la città di Šymkent, la terza più popolosa del Kazakistan con oltre un milione di abitanti, vicino ai confini con l’Uzbekistan. Qui sui mercati è facile incontrare contrabbandieri, con i quali hanno cercato di comunicare i giornalisti di Orda.kz. Secondo gli esperti di produzione del tabacco, nel 2023 il Kazakistan ha perso quasi 33 miliardi di tenge (circa 70 milioni di euro) di accise a causa del contrabbando delle sigarette, e secondo le previsioni tale cifra aumenterà l’anno prossimo di altri 10 miliardi.

Ad oggi in Kazakistan è proibito vendere sigarette a meno di 710 tenge (1,40 euro) a pacchetto, mentre sui mercati e spesso anche nei negozi si comprano a 450-500 tenge, sia che si tratti di contrabbando, sia di contraffazione, e le reazioni delle procure e dei comitati preposti tardano ad arrivare. In teoria qualunque cittadino ha la facoltà di segnalare queste violazioni con una app del proprio smartphone, ma i funzionari statali frappongono ostacoli di ogni genere a una vera politica repressiva del contrabbando.

La “mafia del tabacco”, come viene definita dai giornalisti locali, tiene sotto scacco le amministrazioni locali, soprattutto in alcune regioni, e le denunce vengono bloccate da richieste di prove esplicite, chiedendo fotografie e perfino gli scontrini delle vendite come dimostrazione, altrimenti il tutto si chiude con la frase “non vediamo prove sufficienti” per compiere delle verifiche ai banchi dei mercati e alle tabaccherie.

Come racconta Lejla Mustafina, direttrice del progetto Kazakhtelekom per la difesa dei consumatori e il controllo dei prodotti, a cui il governo ha delegato la digitalizzazione del settore commerciale, dal 2020 è stata introdotta la bollinatura obbligatoria di tutti i prodotti del tabacco, e i consumatori possono controllare l’autenticità del marchio scannerizzandolo con l’app mobile Naqty Onim. Se la verifica non dà un risultato riconoscibile, viene automaticamente inviato un segnale da inoltrare ai servizi competenti, ma “nonostante tutte le misure cautelari e anche le moratorie, il volume del mercato grigio non diminuisce”, conclude Mustafina.

Gli acquirenti hanno timore delle reazioni dei criminali, anche perché alle poche denunce non seguono azioni convinte delle istituzioni, mentre chi denuncia deve lasciare i propri dati personali, diventando un facile bersaglio di rappresaglie dei mafiosi. In alcune città come Almaty la lotta alle bande comincia a dare qualche risultato, ma a Šymkent la polizia si dimostra impotente, e la città è diventata ormai il principale hub del contrabbando. In alcuni centri commerciali come Akbar, destinato prevalentemente alle vendite all’ingrosso, i contrabbandieri non cercano neppure di nascondersi, mettendo le sigarette illegali su grandi banconi nei punti più in vista.

I prodotti contraffatti provengono per lo più dal Kirghizistan, che li riceve a sua volta dagli Emirati arabi uniti, dove è attiva la cosiddetta “zona di libero commercio” di Jebel Ali in cui operano 27 fabbriche di sigarette “bianche illegali”. Questa definizione si applica ai marchi di aziende del tutto legali, ma che dovrebbero rimanere nel mercato interno, e vengono invece esportate senza alcuna tassazione in altri Paesi. Le rotte di queste “bianche” transitano dall’Europa orientale all’Asia centrale, per diffondersi poi in tutta Europa, in Asia e Africa. Negli aeroporti “civili” i Duty-Free degli aeroporti sono spesso enormi, mentre in Kirghizistan e Kazakistan sono piccoli banchetti quasi invisibili, dietro tendoni che si spalancano al mondo senza confini del contrabbando internazionale.

Foto tratta dal sito Orda.kz

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
La lotta alla mafia in Kazakistan
30/01/2024 08:36
Lavoro minorile per la raccolta del tabacco in Kazakistan
19/07/2010
Le inondazioni tra Russia e Kazakistan
16/04/2024 08:29
Astana, le battaglie parlamentari del deputato della società civile
12/03/2024 08:50
La crescita economica del Kazakistan
01/03/2024 08:22


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”