15/07/2013, 00.00
GIAPPONE – ITALIA
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La moda italiana “sposa” quella giapponese per aiutare le vittime dello tsunami

Il marchio di alta moda Gucci si appoggia alla fabbrica di seta tradizionale Sendaihira per produrre borse di altissima qualità. Il ricavato delle vendite sarà devoluto in beneficenza per la ricostruzione dell’area di Sendai, colpita dal terremoto del 2011.

Sendai (AsiaNews) - Una borsa che unisce la tradizione italiana con quella giapponese diventa un veicolo di beneficenza per aiutare le vittime del grande terremoto dell'11 marzo 2011, che ha provocato uno tsunami devastante per le coste nipponiche. La casa di moda italiana Gucci si è infatti accordata con la fabbrica di seta tradizionale Sendaihira per produrre un numero limitato di borse che verranno vendute all'asta: il ricavato andrà alla ricostruzione dell'area.

L'11 marzo del 2011 un enorme terremoto ha scosso la costa orientale del Giappone, provocando uno tsunami devastante. Circa 3mila persone sono morte subito dopo la tragedia, ma il numero delle vittime continua a salire per i danni alle centrali nucleari di Fukushima, che hanno causato una fuga di radiazioni letale. La Chiesa giapponese e la Caritas sono ancora impegnate nei programmi di riabilitazione dell'area, ma sono ancora migliaia le persone in gravi difficoltà.  

Proprio per raccogliere fondi a loro favore, le due aziende hanno unito gli sforzi. La Sendaihira - che nasce intorno alla metà del 1600 - ha fornito un "tan" (circa 11 metri) di seta pregiata che vale diverse migliaia di euro. Inoltre, il capo sarto Yoshio Koda (nella foto, 84 anni, è considerato dal governo giapponese un "tesoro nazionale vivente") ha deciso di lavorare con gli artigiani di Gucci nella cucitura dei tessuti.

La prima partita, composta da 10 borse, è stata venduta il 12 luglio proprio a Sendai: ogni pezzo è stato acquistato per circa 4mila euro. Il resto della produzione - che è comunque in tiratura limitata - sarà messo in vendita da settembre sia a Tokyo che a Osaka. Gli operatori sperano di raggiungere "almeno" 100mila euro da donare ai sopravvissuti.

 

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