03/05/2011, 00.00
PAKISTAN
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La morte di Bin Laden, scintilla per un conflitto fra cristianesimo e islam

di Jibran Khan
Editorialista pakistano: la guerra fra religioni è un “pericolo reale”. Paul Bhatti, consigliere speciale per le Minoranze, spiega che la morte del leader di al Qaeda “è il primo passo verso l’eliminazione del terrorismo”. Per mons. Rufin Anthony “non si può esultare per la morte di un uomo”. Vescovo anglicano chiede maggiore attenzioni per i cristiani, nel timore di attentati.
Islamabad (AsiaNews) – Con la morte di Osama Bin Laden il rischio di una radicalizzazione del conflitto, che possa sfociare in una guerra fra cristianesimo e islam – osteggiata con forza da papa Benedetto XVI – è un “pericolo reale”. È l’opinione di un giornalista musulmano, esperto di politica e religione, secondo cui il capo di al Qaeda – ucciso ieri dalle forze speciali Usa – “non era il leader dell’islam, ma i suoi seguaci sono tutti musulmani” e la minoranza religiosa cristiana potrebbe essere il primo obiettivo di una vendetta. Il timore è condiviso da diversi leader cattolici, che parlano di un “successo” nella lotta contro il terrorismo, ma al tempo stesso chiedono più sicurezza, ribadendo che non è giusto gioire perché – come sottolineato ieri dal Vaticano – la morte di un uomo non può essere motivo di festa.
 
Il timore più grande resta quello di una possibile “guerra di religione” aizzata dai gruppi fondamentalisti, nel tentativo di vendicare la morte di Osama Bin Laden. Un pericolo sottolineato da Aoun Sahi, musulmano ed editorialista di The News International, esperto di politica e religione in Pakistan. Le minoranze fra cui quella cristiana, spiega, saranno un “facile obiettivo” della vendetta dei gruppi radicali. “Osama Bin Laden – chiarisce l’editorialista – non era il leader dell’islam, ma i suoi seguaci sono tutti musulmani” ed è probabile che reagiranno alla sua morte con attacchi.
 
Il luogo dove questo può avvenire potrebbe essere il Pakistan, che è più facile da colpire rispetto a Stati Uniti ed Europa, e all’interno del Paese la minoranza cristiana (identificata a torto con gli Usa e l’Occidente) è un bersaglio privilegiato. La popolazione è “scioccata e sorpresa” per la morte del leader di al Qaeda, ma il problema più grande sono le conseguenze dell’azione militare americana. “Al momento non sono successi gravi episodi di violenza – conclude Aoun Sahi – ma la morte del capo potrebbe scatenare reazioni” tali da sfociare in un conflitto fra cristiani e musulmani.
 
Interpellato da AsiaNews Paul Bhatti, consigliere speciale del Premier per le Minoranze religiose, conferma che “i cristiani sono obiettivi potenziali” ma oggi gli estremisti sono più “vulnerabili”. “L’area a nord del Paese – aggiunge Paul Bhatti – è stato un rifugio sicuro per i terroristi, [l’uccisione di Bin Laden] è un punto di svolta e il primo passo verso l’eliminazione del fondamentalismo”. Per il fratello di Shahbaz, ministro per le Minoranze ucciso nel marzo scorso, oggi siamo di fronte al “punto più alto di 10 anni di guerra al terrore”, ma resta il problema di garantire la sicurezza dei cristiani.
 
Mons. Rufin Anthony, vescovo di Islamabad/Rawalpindi, sottolinea l’operazione delle forze di sicurezza Usa che hanno portato alla morte “dell’uomo più ricercato al mondo”, ma aggiunge anche che “non si può esultare per la morte di un uomo” come ribadito ieri dal portavoce Vaticano p. Federico Lombardi. Il blitz, spiega il prelato, ha creato uno scontro politico fra il governo e i suoi alleati – per il rifugio offerto al leader islamico – e fra l’esecutivo centrale e i governi provinciali, che sollevano il problema “della sovranità territoriale” del Pakistan.
 
Anche p. Habib Paul, afferma che “il suolo pakistano non deve essere in alcun modo usato dai terroristi”. Il fatto che Osama Bin Laden potesse soggiornare in tutta tranquillità “a pochi chilometri” dalla più importante accademia militare del Paese, “in un’area di massima sicurezza”, è un elemento “fonte di preoccupazione e che va chiarito al più presto”. Il vescovo anglicano Alexander Maik teme invece la reazione dei fondamentalisti e pone l’attenzione “sulla sicurezza degli istituti cristiani oggetto di minacce. Molti cristiani – precisa – parlano con estrema ritrosia della morte di Bin Laden”.
 
Osama Bin Laden, il fondatore e leader di Al Qaeda è stato ucciso ieri in un’operazione militare condotta dalle forze speciali degli Stati Uniti ad Abbottabad, a circa 60 km da Islamabad. Egli sarebbe stato assassinato con un colpo di arma da fuoco alla testa; insieme a lui sarebbero morte altre quattro persone. Il Dawn, uno dei principali quotidiani pakistani, ipotizza che il leader di al Qaeda sia stato ucciso da una guardia del corpo, cui era stato impartito l’ordine di ucciderlo per impedire la cattura.
 
La polemica politica, invece, ruota attorno alle mancate informazioni fornite al governo di Islamabad, che non sarebbe stato al corrente del raid delle Forze speciali Usa seguito in diretta dal presidente Barack Obama. Asif Ali Zardari, capo di Stato pakistano, nega che l’omicidio di Bin Laden nel proprio Paese sia un segnale del fallimento nella lotta al terrorismo. Al contrario, egli afferma che la nazione è “forse la principale vittima al mondo del terrorismo” e non un rifugio sicuro per i fanatici come viene spesso dipinta.
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