15/10/2009, 00.00
INDIA
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La testimonianza dei martiri dell'Orissa al Congresso missionario indiano

di Nirmala Carvalho
Nel secondo giorno del Prabhu Yesu Mahotsav ampio spazio ai lavori di gruppo e all’esperienza delle comunità del Paese. Tra i delegati anche mons. John Barwa, vescovo di Rourkela e zio di sr. Meena, la religiosa violentata durante i pogrom anticristiani nel Kandhamal.“Sono un tribale”, dice il vescovo , e sono grato ai missionari che “hanno liberato la mia vita”.
Mumbai (AsiaNews) - “I cristiani hanno sempre subito persecuzioni lungo la storia della Chiesa e quelle che abbiamo subito in Orissa sono il nostro modo di partecipare alla storia della Chiesa”. Mons. John Barwa, vescovo di Rourkela, è uno dei 35 delegati delle cinque diocesi dell’Orissa presenti al Congresso missionario in corso a Mumbai. È lo zio di sr. Meena Barwa, la suora violentata dagli estremisti indù a K Nuagaon, nel distretto di Kandhamal, nei primi giorni del pogrom anti-cristiano dell’agosto 2008.
 
Per mons. Barwa, e per gli altri rappresentanti della Chiesa dell’Orissa, i quattro giorni del Prabhu Yesu Mahotsav sono l’occasione per testimoniare la vittoria della fede sulla violenza e la discriminazione e per ricevere ancora una volta "l’abbraccio di tutta la Chiesa indiana". E anche l'occasione di guardare alla fecondità dell'impegno dei missionari cristiani a favore di tribali e dalit.
 
La seconda giornata di lavori del Congresso è tutta dedicata alla condivisione delle esperienze di fede delle diverse comunità sparse per il Paese. Dopo la messa presieduta dal nunzio mons. Pedro Lopez Quintana (v. foto), si sono aperti gruppi di lavoro regionali, testimonianze di laici e religiosi ed incontri dell’assemblea dedicati all’opera con i giovani, le famiglie e nelle scuole che caratterizzano il programma del 15 ottobre.
 
Il Congresso da ampio spazio alle testimonianze dalle varie regioni del Paese per sollecitare quella condivisione più volte sottolineata negli interventi di apertura. Ma il racconto dell’esperienza di fede dei cristiani dell’India non si limita agli incontri. Alcune comunità diocesane sono invitate anche ad animare le serate con spettacoli teatrali, danze e documentari che raccontano come vivono il tema del Congresso “Lasciate brillare la vostra luce”.
 
La Chiesa dell’Orissa presenta uno spettacolo fatto di danze locali che comprende anche una rappresentazione scenica degli attentati contro i cristiani dopo l’assassinio del leader indù Swami Laxamanada Saraswati.
 
Tra i fatti ripercorsi nella recita c’è anche l’aggressione a sr. Meena. Mons. Barwa parla della nipote ad AsiaNews con tono commosso. “Si sta riprendendo bene dal trauma – dice lo zio vescovo – ed è ancora piena di entusiasmo per l’annuncio del Vangelo e la sua missione tra i dalit, i tribali e gli oppressi dell’Orissa”. Poi aggiunge: “Ogni volta che deve partecipare ad una identificazione dei colpevoli dell’aggressione soffre, ma ora questo dolore ha assunto una dimensione salvifica perché per lei è diventato un modo di partecipare alla passione di Cristo ed è questo che le da la forza per lavorare tra la gente”.
 
Mons. Barwa sottolinea che l’opera missionaria tra i tribali è l’unica ancora di salvezza per migliaia di persone altrimenti abbandonate a loro stesse. “Io sono un tribale – dice il vescovo – e ho un doppio debito di gratitudine verso i missionari cristiani che hanno liberato la mia vita”.
 
Il presule spiega che l’incontro con i sacerdoti ha cambiato la sua vita: “Mi hanno liberato dandomi un’educazione, facendomi conoscere cosa sia la dignità di ogni persona umana”. “Se oggi sono un vescovo lo devo ai missionari cristiani che ci hanno portati fuori dalla giungla e ci hanno rivestito di una dignità che non conoscevamo”.
 
“Noi tribali - dice il presule di Rourkela - siamo gente della foresta, che vive in aree sperdute, attaccati alla nostra terra e al culto degli spiriti a cui chiediamo di proteggerci. Questa devozione è una schiavitù da cui i missionari cristiani mi hanno salvato facendomi conoscere l’unico vero Dio e vivere l’esperienza della luce che Gesù irradia nel mondo”.
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