27/11/2025, 17.03
TURCHIA
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Leone XIV in Turchia: 'ponte' di unità e di pace nelle prime parole

Il pontefice ha iniziato ad Ankara il suo primo viaggio apostolico con l’immagine del ponte dei Dardanelli come simbolo di unione tra Asia ed Europa, ma anche tra le "diverse anime" interne al Paese. L'invito a favorire la "cultura dell'incontro" auspicata da papa Francesco, ma anche dall'allora delegato apostolico Roncalli a Istanbul ormai novant'anni fa. L'appello a una dimensione "pubblica" dell'amore contro la "legge della forza".

Ankara (AsiaNews) - Ponte. Tra due sponde opposte. Tra Oriente e Occidente, tra Asia ed Europa. Tra una persona e un’altra. Tra culture, religioni e popoli differenti. Tra Dio e l’umanità. È l’immagine che accompagna il primo viaggio apostolico di Leone XIV, che oggi l’ha condotto in Turchia (Türkiye), dov’è atterrato - ad Ankara, la capitale politica - alle 10,22 ora locale. Il Ponte dei Dardanelli, sospeso tra Gallipoli e Lapseki, nel logo ufficiale della visita, rappresenta la metafora, evocata nel primo discorso pronunciato dal papa in terra turca, nella Biblioteca Nazionale, incontrando autorità, società civile e corpo diplomatico. “Esprime con efficacia il ruolo speciale del vostro Paese", ha affermato. "Voi avete un posto importante nel presente e nel futuro del Mediterraneo e del mondo intero, anzitutto valorizzando le vostre interne diversità”. 

Prevost è decollato da Roma alle 7:58 a bordo di un Airbus 320neo della compagna aerea Ita Airways, per la sua prima trasferta da papa fuori dal Vaticano e dall’Italia. Unità e pace. Sono questi i valori che l’accompagnano prima in Turchia e poi in Libano. L’ha ribadito ai giornalisti e alle giornaliste a bordo dell’aereo, con i quali ha dialogato già nel viaggio di andata, seguendo una tradizione inaugurata da Bergoglio. L’unità s’intreccia con i 1700 anni del Concilio di Nicea che verranno celebrati domani a Iznik. La pace, col fragore delle armi in Medio Oriente. “Al di là delle differenze, al di là delle differenti religioni, dei differenti credi, siamo tutti fratelli e sorelle e speriamo di promuovere pace e unità in tutto il mondo”, ha detto il papa alla stampa.

Nel primo discorso del papa e in tutti gli atti della visita la Santa Sede sta utilizzando per il Paese la denominazione Türkiye, invece di Turkey. Un'attenzione che segue la campagna del presidente Erdogan che dal 2022 chiede che venga preferito il nome in turco anche a livello internazionale.

Il pontefice ha visitato dapprima il Mausoleo dedicato a Mustafa Kemal Atatürk, fondatore e primo presidente della Turchia moderna. Poi, il palazzo presidenziale, dove è avvenuta la stretta di mano con Recep Tayyip Erdogan, al suo terzo mandato come presidente della repubblica. Il benvenuto ha compreso l’esecuzione di tradizionali inni, ventuno colpi di cannone, i picchetti d’onore. Successivamente, è avvenuto il trasferimento alla Biblioteca Nazionale. Nelle sue parole di saluto Erdogan ha espresso apprezzamenti per la visita papale - che segue quelle di Paolo VI nel 1967, Giovanni Paolo II nel 1979, Benedetto XVI nel 2006 e Francesco nel 2014 - sottolineando l’impegno della Turchia nel restaurare 150 luoghi di culto dal 2022 ad oggi, accennando alle diversità culturali e religiose come occasione di unità - ponte - e non di separazione. E ricordando l’impegno per accogliere la comunità rifugiata dalla Siria, così come per sostenere la soluzione a due Stati per Palestina e Israele; menzionando le 70mila persone ammazzate a Gaza dal 7 ottobre 2023.

Papa Leone XIV ha aperto il suo discorso ricordando la “bellezza naturale” e la “ricchezza culturale, artistica e spirituale” della Turchia; caratteri da cui emerge l’“incontro fra generazioni, tradizioni e idee diverse”, che si tramuta in “unità”. Prevost ha quindi evidenziato la “responsabilità” di essere un “popolo dal grande passato”. Richiamando l’immagine del Ponte dei Dardanelli - il ponte sospeso più lungo al mondo - ha affermato che esso, prima di collegare due continenti, “lega la Türkiye a sé stessa”. Ovvero, unisce simbolicamente il “crocevia di sensibilità” del Paese. “Una società, infatti, è viva se è plurale: sono i ponti fra le sue diverse anime a renderla una società civile”, ha aggiunto Prevost.

Ma, oggigiorno, “le comunità umane sono sempre più polarizzate e lacerate da posizioni estreme, che le frantumano”, ha sottolineato. E, parlando della società turca a maggioranza musulmana, il papa ha detto che alla sua unità le comunità cristiane “intendono contribuire positivamente”. Leone XIV ha richiamato le parole di San Giovanni XXIII, soprannominato “il papa turco” per l’amicizia che lo legò alla nazione, dove fu amministratore del Vicariato latino e delegato apostolico. Roncalli, che incoraggiò i cattolici a contribuire alla nascita della Repubblica. scriveva: “Pare logico che ciascuno si occupi di sé, della sua tradizione familiare o nazionale, tenendosi serrato entro il cerchio limitato della propria consorteria [...]. Miei cari fratelli e figliuoli: io debbo dirvi che nella luce del Vangelo e del principio cattolico, questa è una logica falsa”.

Prevost ha riconosciuto i “passi avanti” compiuti da allora, invitando espressamente a seguire quella che papa Francesco definiva la “cultura dell’incontro”, che si contrappone alla “globalizzazione dell’indifferenza”. Ovvero, “a sentire il dolore altrui, ad ascoltare il grido dei poveri e della terra, ispirando così un agire compassionevole, riflesso dell’unico Dio”, ha spiegato. E, tornando ancora sull’immagine del ponte, il papa ha continuato: “Dio, rivelandosi, ha stabilito un ponte fra cielo e terra […]. È un ponte sospeso, grandioso, che quasi sfida le leggi della fisica: così è l’amore, che, oltre alla dimensione intima e privata, ha anche quella visibile e pubblica”.

Una dimensione “pubblica” segnata da “giustizia e misericordia”, in opposizione alla “legge della forza”, ha spiegato. Che presuppone “che la compassione e la solidarietà siano considerate criteri di sviluppo”. Papa Leone XIV ha aggiunto che “onorare la dignità e la libertà di tutti i figli di Dio” è oggi la “grande sfida, che deve rimodellare le politiche locali e le relazioni internazionali”. Con l’“evoluzione tecnologica” e alla presenza delle “intelligenze artificiali”, che contemplano il rischio di “accentuare le ingiustizie, invece di contribuire a dissolverle”.

“C’è bisogno di personalità che favoriscano il dialogo e lo pratichino con ferma volontà e paziente tenacia”, ha detto il papa. Sottolineando la “fase fortemente conflittuale” che sta attraversando il mondo, in cui “prevalgono strategie di potere economico e militare”. “Non bisogna cedere in alcun modo a questa deriva!”, ha detto. Le “vere sfide” dell'umanità sono “la pace, la lotta contro la fame e la miseria, per la salute e l’educazione e per la salvaguardia del creato”.

Prevost ha parlato di “famiglia umana” come di un “ponte” che unisce “i destini di tutti e l’esperienza di ciascuno”. “La famiglia conserva nella cultura turca una grande importanza e non mancano iniziative per sostenerne la centralità”. Da apprezzare, ha sottolineato, sono le azioni a “sostegno della famiglia e del contributo femminile”. “Non è da una cultura individualistica, né dal disprezzo del matrimonio e della fecondità, che le persone possono ottenere maggiori opportunità di vita e di felicità”. Il papa ha messo in guardia dall’“inganno delle economie consumistiche”, a cui è consigliato rispondere con una “cultura che apprezza gli affetti e i legami”. Ponti, ancora. E rivolgendosi a Erdogan: “Signor Presidente, possa la Türkiye essere un fattore di stabilità e di avvicinamento fra i popoli, a servizio di una pace giusta e duratura”.

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