Leone XIV: ‘L’amore non può fare a meno della verità’
Stamane Prevost ha continuato il ciclo giubilare delle udienze sul tema "Gesù Cristo nostra speranza". Il commento all'episodio evangelico del tradimento di Giuda: "Gesù non denuncia per umiliare. Dice la verità perché vuole salvare". Incontro spostato in Aula Paolo VI per le temperature estreme di Roma. Nel pomeriggio il trasferimento del papa a Castel Gandolfo.
Città del Vaticano (AsiaNews) - “L’amore, quando è vero, non può fare a meno della verità”. Con queste parole papa Leone XIV stamane ha commentato la scena “intima, drammatica” del Vangelo di Marco in cui Gesù rivela ai dodici discepoli che qualcuno lo sta per tradire, negli ultimi istanti della sua vita. Quelle pronunciate - “colui che mangia con me, mi tradirà” (Mc 14, 18) - sono parole “forti”, non di condanna, bensì di amore. “Non alza la voce, non punta il dito, non pronuncia il nome di Giuda. Parla in modo tale che ciascuno possa interrogarsi”, ha spiegato il pontefice continuando nell’Aula Paolo VI le udienze giubilari del mercoledì sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”.
L’incontro odierno è stato spostato nella grande sala per le udienze a causa delle elevate temperature previste oggi a Roma. Chi non è riuscito ad accedervi ha comunque potuto seguire le letture e le parole del papa dai maxischermi in piazza San Pietro e nel piazzale Petriano, vicino alla residenza attuale di Prevost, il palazzo del Sant’Uffizio. “Questa mattina avremo l’udienza in diversi luoghi, in momenti differenti, per stare un po’ al riparo dal sole e dal caldo intenso - ha detto Leone XIV alle migliaia di partecipanti, a braccio, in inglese, in apertura -. Vi ringraziamo per la vostra pazienza e ringraziamo Dio per il meraviglioso dono della vita, del bel tempo e di tutte le sue benedizioni”. Parole cui è seguita la traduzione dello stesso pontefice in spagnolo e in italiano. Nel pomeriggio, Leone XIV si recherà nuovamente a Castel Gandolfo, per un secondo periodo di riposo nella residenza di Villa Barberini.
Proseguendo il commento al Vangelo papa Leone XIV ha raccontato quanto le parole di Gesù portino, nella stanza preparata “con cura” per la cena, “un dolore silenzioso, fatto di domande, di sospetti, di vulnerabilità”. Un dolore che tutte le persone possono conoscere, quando nelle relazioni più care “si insinua l’ombra del tradimento”. Subito, dice l’evangelista, “cominciarono a rattristarsi e a dirgli, uno dopo l’altro: ‘Sono forse io?’”. (Mc 14,19). La domanda dei discepoli “è tra le più sincere che possiamo rivolgere a noi stessi”, ha detto Prevost. “Non è la domanda dell’innocente, ma del discepolo che si scopre fragile. Non è il grido del colpevole, ma il sussurro di chi, pur volendo amare, sa di poter ferire”. La “denuncia” di Gesù non è per “umiliare”: si tratta di una verità pronunciata al fine di “salvare”.
“Per essere salvati bisogna sentire: sentire che si è coinvolti, sentire che si è amati nonostante tutto, sentire che il male è reale ma non ha l’ultima parola - ha aggiunto il papa -. Solo chi ha conosciuto la verità di un amore profondo può accettare anche la ferita del tradimento”. Infatti, ciò che provano i discepoli non è rabbia, ma tristezza. Un sentimento che nasce dalla “possibilità reale di essere coinvolti”. Un sentimento che è luogo di “conversione”, ha spiegato Leone XIV: “Il Vangelo non ci insegna a negare il male, ma a riconoscerlo come occasione dolorosa per rinascere”.
Poi, in riferimento ad altre parole “dure” di Gesù - “Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (Mc 14,21) - il pontefice ha sottolineato che non si tratta di una “maledizione”, ma di un “grido di dolore”, “un’esclamazione di compassione sincera e profonda”. “Noi siamo abituati a giudicare. Dio, invece, accetta di soffrire. Quando vede il male, non si vendica, ma si addolora”. È questo l’insegnamento che si trae da questo episodio e dalle parole pronunciate da Gesù. “Proprio lì, nel punto più oscuro, la luce non si spegne. Anzi, comincia a brillare”. Difatti, “Gesù non si scandalizza davanti alla nostra fragilità”. “Questa è la forza silenziosa di Dio: non abbandona mai il tavolo dell’amore, neppure quando sa che sarà lasciato solo”, ha aggiunto papa Leone XIV.
Ha concluso l’udienza la preghiera del Padre Nostro in latino - cantata dallo stesso pontefice - e la benedizione apostolica estesa “in modo speciale” a bambini, anziani e persone sofferenti. Compresa la benedizione agli oggetti di devozione portati dai fedeli presenti. Il papa, salutando al termine i pellegrini di lingua italiana, ha ricordato anche la Solennità dell’Assunzione, che ricorerrà tra due giorni, il 15 agosto. "Mi è caro esortarvi a rivolgere con costanza la vostra preghiera alla Vergine Maria - ha affermato -, seguendone l’esempio nell’accogliere pienamente la vocazione alla familiarità con Dio, e alla sollecitudine verso ogni uomo”.
29/06/2016 12:13
03/10/2018 14:53