10/08/2011, 00.00
PAKISTAN
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L’imam della “moschea rossa” pronto alla guerra per “talebanizzare” il Pakistan

di Jibran Khan
Il mullah Abdul Aziz accusa il governo di aver “corrotto” il Paese e di aver attirato “la collera di Allah”. E aggiunge: pronti 5mila soldati per creare uno Stato islamico. Nel 2007 la Lal Masjid già teatro di violenti scontri fra esercito ed estremisti. La “grande preoccupazione” di analisti e cristiani, che domani celebrano il “Black Day”.
Islamabad (AsiaNews) – L’imam della “moschea rossa” a Islamabad accusa il governo di aver “corrotto” il Paese e invita i “soldati dell’islam” a lottare “per creare una nazione islamica”, in cui “domini la Shariah”. La minaccia lanciata dal mullah Abdul Aziz desta “seria preoccupazione” in Pakistan, dove le minoranze sono già vittime di persecuzioni e l’esecutivo centrale è ostaggio della frangia fondamentalista. Nel luglio del 2007 la moschea è stata teatro di una vera e propria guerra fra militanti estremisti ed esercito pakistano, che ha lasciato sul terreno almeno un centinaio di morti. Intanto la comunità cristiana si prepara a celebrare domani 11 agosto la Giornata per le minoranze religiose, istituita dal ministro cattolico Shahbaz Bhatti assassinato il 2 marzo scorso.

Il leader della “moschea rossa” ha accusato il governo di Islamabad di “non aver applicato le leggi islamiche nel Paese”, di averlo “inquinato con la corruzione” e di aver infine “attirato la collera di Allah” permettendo continui “attacchi dei droni americani”, che hanno “ucciso i nostri fratelli musulmani”. Abdul Aziz sottolinea che “è tempo per i soldati dell’islam di prendere una posizione ferma contro questo esecutivo” e di “reclamare la nascita di un Pakistan islamico”. Egli aggiunge infine di disporre “già di 5mila studenti” e che verrà usato “qualsiasi mezzo” perché sia applicata “la Shariah”.

Lal Masjid, o la “moschea rossa” di Islamabad, è stata teatro nel luglio del 2007 di violenti scontri fra estremisti ed esercito governativo, intervenuto con forza su ordine del governo per sedare la rivolta (cfr. AsiaNews 12/07/2007, Concluso il blitz contro la moschea rossa, 83 le vittime “ufficiali”). A guidare la protesta dei fondamentalisti vi erano lo stesso Abdul Aziz e il fratello Abdul Rashid Ghazi; il loro obiettivo era quello di scatenare una ribellione che coinvolgesse tutte le piazze del Paese, per ottenere la creazione di uno Stato islamico.

L’intervento dei militari, ordinato dall’allora presidente Musharraf, ha portato all’uccisione di Abdul Rashid e altre 154 persone, l’arresto dell’imam poi rilasciato nel 2009 su cauzione. Del resto Lal Masjid era diventata da tempo rifugio di estremisti e centro politico di un movimento che intendeva “talebanizzare” il Pakistan (cfr. AsiaNews 04/07/2007 Lal Masjid, la moschea che vuole talebanizzare il Paese).

Le ultime minacce lanciate dall’imam della “moschea rossa” destano “grande preoccupazione” fra esperti di politica locale e leader delle minoranze religiose. Lal Masjid sorge nel cuore della capitale federale, tuttavia resta un luogo in cui l’estremismo trova terreno fertile per svilupparsi. Domani 11 agosto i cristiani pakistani celebreranno la Giornata per le minoranze religiose, per difendere il diritto alla libertà religiosa, pari diritti e protestare contro le violenze, i casi di conversioni forzate, gli omicidi mirati.

Nayala J. Dayal, presidente di Christian Progressive Movement sottolinea l’importanza dell’istruzione e dello sviluppo economico per garantire maggiore forza della minoranza all’interno della società. La leader cristiana aggiunge infine che l’11 agosto sarà un “Black Day” e non il “Giorno delle minoranze” come annuncia l’esecutivo, per protesta contro i continui episodi di violenze anticristiane.
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