08/02/2024, 12.38
THAILANDIA
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L’inquinamento ‘oscura’ il Capodanno lunare, Bangkok limita roghi e fuochi d’artificio

di Steve Suwannarat

Livelli record di polveri sottili, lo smog avvolge la capitale e anche il nord non è risparmiato. A nulla sono valse le piogge artificiali, il blocco ai veicoli nei centri urbani e la pulizia delle strade nelle aree a maggior accumulo di polvere. Servono misure più decise come il rinnovo del parco auto circolante e la riconversione energetica delle aziende.

Bangkok (AsiaNews) - Troppo smog in diverse aree del Paese e il governo chiede di limitare o fermare l’accensione dell’incenso, ma anche i fuochi d’artificio e il rogo di finto denaro, durante il periodo del Capodanno lunare. Conosciuto anche in Thailandia come Capodanno cinese, è un evento molto partecipato soprattutto nei centri abitati dove più forte è la presenza dei sette milioni di thai eredi dell’immigrazione storica dalla Cina ma dove le celebrazioni sono diventate da tempo anche un’attrazione per locali e turisti.

In una comunicazione a cui è stata data ampia diffusione, il vice-portavoce del governo Karom Phonphonklang ha ieri sottolineato la gravità della situazione e l’urgenza di cercare di alleviarla in ogni modo. In particolare, rimarcando l’elevato livello di polveri sottili pari o inferiori ai 2,5 micron, particolarmente nocive per la salute e la cui concentrazione ha da settimane messo in allerta la capitale Bangkok, dove corresponsabili sono gli scarichi dell’elevato numero di veicoli e delle aree industriali. Tuttavia, l’emergenza riguarda anche il Nord e in particolare il suo centro più popoloso, Chiangmai, che risentono pesantemente del rogo dei residui della raccolta nei campi.

Anche nell’inverno in corso non sono bastate finora piogge indotte artificialmente, misure per contenere la circolazione degli autoveicoli nei centri urbani, la pulizia periodica delle strade con idranti nelle aree di maggiore accumulo delle polveri. Tutti provvedimenti temporanei e di basso impatto sull’inquinamento. Misure più permanenti richiederebbero modifiche sostanziali del parco circolante, in costante incremento e quasi esclusivamente di veicoli con motori a combustione e ad alta capacità inquinante, e le aziende con la riconversione energetica, l’uso di macchinari a minore impatto ambientale e di inferiori quantità di elementi chimici dannosi. Entrambi incontrano la ritrosia della politica a intervenire con provvedimenti impopolari e il rinvio è la risposta abituale delle autorità, fra cui l’accoglimento della recente richiesta degli imprenditori di una proroga quinquennale per il passaggio  a energie e produzioni meno inquinanti.

Le necessità di “sviluppo”, come proposte e implementate, continuano in buona parte a ignorare la compatibilità ambientale, nonostante forme di inquinamento gravi dell’aria colpiscano fino a 20 milioni di abitanti, poco meno di un terzo dell’intera popolazione. Un altro esempio sono le pratiche di incenerimento degli scarti all’aperto, che se in via di riduzione per quanto riguarda rifiuti e materiale da costruzione, nell’agricoltura cozzano contro un incremento costante di produzioni che abitualmente ricadono sotto la pratica del “taglia e brucia” (slash and burn) per liberare i terreni dopo i raccolti. Basti pensare che, ogni anno, sono centinaia di migliaia gli ettari dedicati a incrementare la produzione di granoturco.

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