16/08/2023, 10.36
SRI LANKA
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Malaiyaha Makkal: la lunga marcia per i diritti dei coltivatori Tamil

di Melani Manel Perera

Originari del sud dell’India 200 anni fa sono emigrati nell’allora Ceylon. Una camminata di 15 giorni per rilanciare la loro battaglia per la dignità e contro lo sfruttamento. Cattolici, protestanti e buddisti hanno aderito all’iniziativa. Suor Deepa Fernando ad AsiaNews: “vergognoso” l’atteggiamento delle autorità e del governo, essi sono “la spina dorsale” dell’economia. 

Matale (AsiaNews) - Da una piccola marcia di protesta promossa da un gruppetto di lavoratori delle piantagioni, rappresentanti della società civile e leader religiosi, l’iniziativa si è conclusa a distanza di 15 giorni con una folla imponente che lanciava slogan e appelli al governo. Uniti sotto il motto “Malaiyaha Makkal-Malaiyaha People with Dignity”, i partecipanti - un numero che è andato in crescendo nel corso delle giornate - hanno chiesto soluzioni alle 11 richieste avanzate dai coltivatori delle piantagioni. Al contro della controversia la comunità Malaiyaha, formata da abitanti Tamil dall’India che 200 anni fa sono stati portati nell’allora Ceylon, oggi Sri Lanka, per lavorare nei campi (soprattutto di tè, uno dei prodotti più diffusi dell’isola) e la cui esistenza è da tempo oggetto di una lotta serrata per i diritti e contro lo sfruttamento. 

Fra quanti hanno sostenuto in questi giorni l’iniziativa vi è anche il relatore speciale Onu sulla schiavitù moderna Tomoya Obokata, che invita i vertici di Colombo a “intensificare” gli sforzi per “promuovere e proteggere” i diritti della comunità. La commemorazione, partita da  Thalaimannar, si è conclusa il 12 agosto scorso a Matale all’insegna di un viaggio simbolico “padayatra” che ricorda quello originario dei Tamil dal sud dell’India secondo il motto “Tracciare le nostre radici per conquistare i nostri diritti”. Sono 60 le persone che hanno compiuto per intero il tragitto di 252 km, ma molte altre si sono unite lungo il percorso, compresi leader cattolici e buddisti, rappresentanti della società civile e lavoratori. 

“Ci sono numerose altre comunità che hanno raggiunto i loro obiettivi, mentre noi stiamo ancora lottando” sottolinea ad AsiaNews Weerasingham, uno dei membri del comitato promotore della marcia. “La nostra situazione - aggiunge - merita più attenzione. Non vogliamo essere visti solo come una comunità che ha bisogno di simpatia; vogliamo il riconoscimento per il nostro contributo. Ci è stato negato l’accesso all'istruzione, all’assistenza sanitaria e ad altre qualifiche essenziali. Cerchiamo un maggiore riconoscimento”. 

I manifestanti hanno ricevuto il pieno sostegno e la solidarietà di leader religiosi e attivisti, alcuni dei quali intervistati da AsiaNews hanno definito “vergognoso” l’atteggiamento delle autorità che non ascoltano l’ appello dei lavoratori delle piantagioni. Suor Deepa Fernando, religiosa e attivista fra le partecipanti alla marcia, conferma che fra le categorie più emarginate e sfruttate vi sono i lavoratori delle piantagioni, in particolare i Malaiyaha che “da 200 anni soffrono nel nostro Paese” senza che alcun governante abbia raccolto il loro grido. “Come mai - chiede la suora - queste comunità non sono state accettate come cittadini” dello Sri Lanka, pur rappresentando la “spina dorsale dell’economia nazionale”.

“Attraverso questa marcia (paada yathra) - aggiunge il leader buddista, venerabile Karavilakotuwe Dhammathilake Thero - abbiamo ascoltato le loro sofferenze del passato” per compiere il tragitto che separa “Matale da Thalaimannar”. Questo popolo ha dovuto “sacrificare” la propria vita, aggiunge, “ma non hanno ancora il privilegio di poter godere di diritti adeguati”. Da qui l’appello a Colombo, perché “si occupi immediatamente di queste richieste dei lavoratori delle piantagioni, che sono i nostri fratelli e sorelle”. Anch’essi devono beneficiare, conclude, di “diritti, stipendio adeguato e di una vita dignitosa come gli altri cittadini dello Sri Lanka”.

Fra le organizzazioni che hanno aderito alla marcia vi è la Caritas, che assieme a organizzazioni della società civile si sono uniti sotto il nome “Collective for Maanbumigu Malaiyaha Makkal”. Le richieste articolate dal popolo Tamil Malaiyaha - afferma il collettivo in una nota - includono “il loro riconoscimento come cittadini a pieno titolo, al pari delle altre comunità dello Sri Lanka”. Essi chiedono “uguaglianza, non discriminazione, sicurezza e norme amministrative e scelte politiche” nella direzione della “salvaguardia degli interessi e dell’identità della comunità”. A complicare la realtà vi è un quadro di crisi economica che riduce le risorse e colpisce con particolare forza quanti continuano a lavorare nelle piantagioni. La marcia di 15 giorni si è conclusa con una commemorazione interreligiosa e una mostra presso lo Sri Muttumariamman Kovil di Matale e una “Dichiarazione di Mata” nella quale sono rilanciate le loro richieste in 11 punti.  

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