Manila, cresce il malcontento: anche la Chiesa alla “Trillion Peso March” contro la corruzione
Il 21 settembre, giorno in cui ricorre il 53° anniversario dell'imposizione della legge marziale, migliaia di cittadini sono attesi nelle strade della capitale per una manifestazione pacifica contro la corruzione nel governo. Nel frattempo si è dimesso il Presidente della Camera dei Rappresentanti, cugino di Ferdinand Marcos Jr., che ha rinunciato a partecipare all'Assemblea generale dell'Onu, mentre la rabbia e l'indignazione crescono anche sui social.
Manila (AsiaNews) - La Chiesa cattolica nelle Filippine ha esortato fedeli e cittadini a partecipare alla “Trillion Peso March”, una grande mobilitazione pacifica contro la corruzione prevista per domenica 21 settembre, data che segna l’anniversario della proclamazione della legge marziale da parte del dittatore (e padre dell’attuale presidente) Ferdinand Marcos Sr. 53 anni fa.
L’evento principale si terrà al People Power Monument dell’EDSA, un’importante autostrada a Quezon City, luogo simbolo delle lotte democratiche del Paese. Secondo i sacerdoti promotori, l’iniziativa è un’azione di fede e di coscienza civile per chiedere verità, giustizia e responsabilità nel governo.
La manifestazione si propone anche di dare sfogo al generale malcontento popolare che sta montando nelle Filippine in seguito all’apertura di un’inchiesta anti-corruzione legata ai fondi governativi destinati alla prevenzione delle inondazioni. Secondo il segretario ai lavori pubblici Vince Dizon, l’indagine potrebbe portare alla luce perdite per migliaia di miliardi di pesos. Affermazioni che hanno alimentato l’indignazione popolare e dato il nome alla manifestazione.
Il presidente di Caritas Filippine mons. Jose Colin Bagaforo, ha invitato i cattolici di tutto il Paese a unirsi al corteo. In una lettera pastorale, mons. Ruperto Cruz Santos, vescovo di Antipolo, ha ricordato che la data è segnata dalla memoria dolorosa del Paese: “Il 21 settembre 2025 non ci riuniremo solo in ricordo, ma con giusta determinazione. Cinquantatré anni sono passati da quando la legge marziale è stata dichiarata, un tempo che ha ferito l’anima della nostra nazione. E in quel giorno, i nostri giovani si rialzeranno, non con violenza, ma con la verità. Non con spade, ma con convinzione. E io, come vostro pastore, camminerò con loro nello spirito e nella preghiera”.
Nel 1972 Marcos padre dichiarò la legge marziale giustificandola con le “minacce provenienti dalle insurrezioni comuniste e islamiche”. I principali quotidiani e mezzi di comunicazione furono chiusi, i giornalisti furono arrestati con l'accusa di sovversione e il Congresso (il Parlamento filippino) venne abolito. Le organizzazioni per i diritti umani hanno registrato centinaia di sparizioni forzate, migliaia di esecuzioni extragiudiziali, atti di tortura e incarcerazioni durante il periodo della legge marziale
Mons. Ruperto Cruz Santos ha poi denunciato gli scandali legati alla gestione dei fondi pubblici: “I miliardi di pesos rubati dai progetti di controllo delle inondazioni non sono semplici cifre; rappresentano case rubate, raccolti sommersi e futuri distrutti. Questi sono peccati contro i poveri, contro la nazione e contro Dio”, ha aggiunto. “Ma ai nostri giovani dico queste parole con amore e urgenza: rimanete pacifici. Fate risuonare le vostre voci e mantenete le vostre mani pulite. Non lasciate che la rabbia vi consumi”, ha ammonito il prelato.
Oltre al raduno principale, è prevista una seconda protesta al Luneta Park di Manila, guidata da studenti e movimenti giovanili. Anche leader cattolici e protestanti, insieme al Church Leaders Council for National Transformation e a diverse ong hanno annunciato la loro partecipazione.
Il vescovo di Cubao, Elias Ayuban Jr., ha dichiarato: “Come cristiani, non possiamo restare indifferenti. Le nostre voci contro la corruzione devono essere ascoltate”. L’arcidiocesi di Manila e Caritas hanno invitato sacerdoti, religiosi e laici a unirsi al corteo, ricordando l’importanza di mantenere un atteggiamento pacifico. Il rettore del santuario nei pressi dell’EDSA, p. Jerome Secillano, ha aggiunto: “Non vogliamo però che la messa abbia un tono di protesta, perché potrebbe allontanare altre persone che desiderano solo pregare in pace. Insieme, imploriamo umilmente il Signore di guidarci nel compiere azioni nobili per il nostro Paese, che amiamo profondamente”.
Intanto la polizia nazionale ha annunciato il dispiegamento di oltre 50mila agenti in varie aree della capitale per garantire la sicurezza delle manifestazioni.
La tensione è salita negli ultimi giorni anche a causa della diffusione sui social dell’hashtag #NepoBaby, che ha avuto grande diffusione tra gli under 30 del Nepal che, stanchi della corruzione e di una classe politica anziana lontana dalle preoccupazioni della gente comune, hanno portato alla capitolazione del governo.
Nei giorni scorsi un gruppo di influencer e personalità di internet hanno dato vita al gruppo “Creators Against Corruption”, con lo scopo dichiarato di trasformare i social in una piattaforma di impegno politico. Nei giorni scorsi il malcontento online è esploso in seguito alla diffusione di immagini che mostravano quantità di contanti ammucchiati sulle scrivanie del Dipartimento per i lavori pubblici.
La rabbia popolare era già cresciuta dopo la testimonianza in Senato di Pacifico e Sarah Discaya, proprietari di un’impresa di costruzioni, che hanno affermato di essere stati costretti a pagare tangenti fino al 25% ai legislatori per aggiudicarsi gli appalti. Le loro dichiarazioni hanno fatto seguito a una verifica contabile del governo che ha rilevato che dal 2022 sono stati spesi 545 miliardi di pesos (9,5 miliardi di dollari) per quasi 10mila progetti di controllo delle inondazioni.
Nel tentativo di arginare il crescente malcontento, ieri Martin Romualdez, cugino del presidente Ferdinand Marcos Jr. (la politica nelle Filippine è spesso un affare di famiglia), nonché presidente della Camera dei Rappresentanti, ha rassegnato le dimissioni, appena due settimane dopo il presidente del Senato.
Nei giorni, scorsi, però, il Palazzo Malacañang, la residenza presidenziale, ha fatto sapere che Marcos non parteciperà alla riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni unite a New York perché preferisce seguire i lavori della Commissione indipendente sulle infrastrutture che sta svolgendo le indagini anti-corruzione. Eppure le Filippine stavano cercando di ottenere un seggio non permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu per il periodo 2027-28.
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