22/09/2025, 11.24
FILIPPINE
Invia ad un amico

Manila, 80mila in piazza contro la corruzione. I vescovi: 'La pazienza del popolo è finita'

di Santosh Digal

Una grande folla ha preso parte alla “Trillion Peso March”, unita da Chiese, organizzazioni civili e studenti per denunciare lo scandalo dei fondi per le opere di controllo delle inondazioni che avrebbe coinvolto circa 30 parlamentari e funzionari. Il Church Leaders Council for National Transformation ha presentato cinque richieste urgenti, dalla restituzione del denaro rubato alla fine delle dinastie politiche.

Manila (AsiaNews) – Decine di migliaia di filippini hanno riempito ieri le strade di Manila e altre città del Paese per denunciare lo scandalo di corruzione legato ai progetti di controllo delle inondazioni, che secondo stime ufficiali avrebbero causato perdite per oltre 2 miliardi di dollari in due anni. 

La manifestazione principale si è svolta ieri 21 settembre al People Power Monument di EDSA, luogo simbolo della rivolta del 1986 contro la dittatura di Ferdinand Marcos Sr., dittatore e padre dell’attuale presidente. La giornata di ieri segnava il 53° anniversario della proclamazione della legge marziale da parte di Marcos Senior.

Il raduno, ribattezzato “Trillion Peso March”, ha visto la partecipazione di oltre 80mila persone, unite da organizzazioni civili, comunità religiose, studenti, parlamentari e ex funzionari pubblici. A fianco dei cittadini si sono schierati i vescovi cattolici e altre Chiese cristiane, in prima linea nel chiedere verità, giustizia e trasparenza.

Il presidente della Conferenza episcopale cattolica delle Filippine (CBCP), il cardinale Virgilio Pablo David, ha affermato che la corruzione “non è solo rubare soldi pubblici, ma è rubare il futuro quando le case vengono sommerse, quando la natura è distrutta e le opportunità dei nostri figli svaniscono”. Per questo, ha lanciato un appello urgente a Parlamento, magistratura e agenzie di controllo perché “accelerino indagini e processi, assicurando i responsabili alla giustizia”.

Secondo il cardinale David, la risposta della Chiesa è chiara: la soluzione alla corruzione non è un aumento delle esecuzioni, ma una riforma più profonda del sistema giudiziario — un sistema che protegga i deboli e renda veramente responsabili i potenti.

“Il popolo si sta sollevando con rabbia. La Chiesa è con loro e condivide il loro dolore, la loro frustrazione e la loro indignazione. La Chiesa non può restare in silenzio, perché lo stesso Signore rifiuta un culto che non sia unito alla Giustizia”, ha dichiarato mons. Patricio Abella Buzon di Bacolod.

“Il popolo ha parlato chiaro e forte: basta impunità. Chiediamo giustizia, chiediamo responsabilità”, ha detto mons. Gerardo Alimane Alminaza di San Carlos City.

“La corruzione non è solo una questione politica: è una profonda crisi spirituale e morale. Alla sua radice, la corruzione è il frutto marcio dell’avidità, incarnazione dei sette vizi capitali”, ha affermato mons. Louie Patalinghug Galbines di Kabankalan.

Mons. Elias Ayuban Jr. di Cubao ha aggiunto che la protesta è “un richiamo all’unità del popolo e alla sua lotta costante per giustizia e cambiamento”.

La protesta si è svolta in più sedi: oltre a EDSA, circa 49mila persone si sono radunate pacificamente a Luneta Park, mentre a Baguio City una marcia di 5mila partecipanti ha visto la presenza di congregazioni religiose e di una veterana dell’“EDSA Revolution”, suor Imaya Calingayan, benedettina di 62 anni. “Vedo oggi la stessa dittatura corrotta”, ha detto la religiosa, che nel 1986 distribuiva cibo ai manifestanti.

Non sono mancati momenti di tensione a Manila: almeno 113 persone sono state arrestate per lancio di pietre, danneggiamento di proprietà e roghi di pneumatici, mentre 93 agenti sono rimasti feriti.

Un camion è stato dato alle fiamme dopo essere stato usato come barricata stradale. La polizia antisommossa ha formato una linea difensiva con gli scudi mentre uomini incappucciati lanciavano pietre e altri oggetti. Successivamente, le forze dell’ordine hanno caricato la folla e arrestato diverse persone, alcune delle quali sono state costrette a sdraiarsi faccia a terra.

Tuttavia la grande maggioranza delle iniziative si è svolta in maniera pacifica, con manifestanti che mostravano striscioni che chiedevano “Restituiteci i soldi rubati” e “I colpevoli devono pagare”.

L’ondata di indignazione è esplosa dopo la rivelazione che quasi 30 parlamentari e funzionari avrebbero ricevuto tangenti miliardarie da progetti infrastrutturali. 

Il presidente Ferdinand Marcos Jr. ha annunciato un’indagine indipendente e ha rinunciato a recarsi all’Assemblea generale Onu per seguire la crisi interna.

Questa mattina gli organizzatori del movimento, riuniti nel Church Leaders Council for National Transformation (CLCNT), hanno ringraziato i partecipanti e avanzato cinque richieste al governo: processi rapidi e restituzione dei fondi rubati; pubblicazione dei redditi e dei patrimoni dei funzionari, compreso il presidente; abolizione delle dinastie politiche e dei fondi discrezionali; maggiore trasparenza nella redazione del bilancio; integrità morale come criterio vincolante per i pubblici ufficiali.

Mons. Robbie Gaa di Novaliches, co-convocatore del CLCNT, ha aggiunto: “Ringraziamo le migliaia di persone che hanno pregato e protestato insieme, spalla a spalla. Ma il nostro lavoro non finisce con una marcia. Ora sfidiamo il presidente Marcos Jr. ad agire con decisione, non proteggendo nessuno, ma facendo emergere la verità. Deve dimostrare che nessun funzionario, per quanto potente, è intoccabile”.

“La pazienza dei filippini è finita”, ha dichiarato mons. Colin Bagaforo, presidente di Caritas Filippine. “Quello che abbiamo visto a EDSA non è rabbia fine a sé stessa, ma indignazione giusta: la voce dei poveri, dei giovani, delle famiglie che chiedono basta impunità”.

I vescovi hanno rivolto anche un appello alle nuove generazioni: “Giovani, le vostre voci sono potenti. Siate i guerrieri della verità nello spazio digitale. Usate le vostre piattaforme per sfidare le bugie, smascherare la corruzione e difendere il bene comune”, ha aggiunto mons. Bagaforo.

“Perdiamo le nostre speranze, le nostre vite e il nostro futuro, mentre loro accumulano fortune enormi dalle nostre tasse”, ha lamentato una vittima delle inondazioni, studentessa e attivista.

Il movimento, ha concluso padre Antonio Labiao, coordinatore del CLCNT, “non si ferma qui: la Trillion Peso March è solo l’inizio di un cammino per verità e giustizia. Continueremo a vigilare finché la corruzione non sarà sradicata e il governo torni a servire i poveri e i più vulnerabili”.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Manila, card. Tagle: Onore e integrità contro la corruzione endemica
27/08/2013
Dhaka: l’isola alluvionale di Bhasan Char è pronta ad accogliere i Rohingya
17/01/2020 11:56
Onu ‘disponibile’ a finanziare il ricollocamento dei Rohingya su un'isola
26/03/2019 11:19
Bangladesh all’Onu: Non reggiamo più il peso dei Rohingya
01/03/2019 10:53
Vescovi filippini arricchiti con auto lussuose: la Chiesa filippina risponde
15/07/2011


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”