23/03/2023, 12.03
FILIPPINE
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Manila, il veterano Enrile vuole abolire il bando alle armi nucleari

di Stefano Vecchia

L'ex presidente del Senato, oggi consigliere legale di Marcos Jr, chiede l'abolizione dell'articolo della CostituzIone voluto da Cory Aquino nel 1986 che impegna il Paese a non avere testate nucleari sul proprio territorio. Una scelta che oggi alcuni settori dell'opinione pubblica contestano a fronte delle mosse unilaterali della Cina nelle aree marittime della regione.

Manila (AsiaNews) - Si riaccende nelle Filippine il dibattito sulla presenza di armi nucleari nell'arcipelago, bandite dalla Costituzione del 1987. Le crescenti mosse unilaterali della Cina nell'area marittima di competenza filippina (e di una mezza dozzina di altri Paesi) stanno portando al riavvicinamento in corso con gli Stati Uniti dopo anni di relativa freddezza nei rapporti. Un esempio eloquente sono le dimensioni delle esercitazioni congiunte Balikatan che dall’11 aprile coinvolgeranno 17.600 uomini dei due eserciti. Questo clima sta aprendo non solo a più stretti rapporti di cooperazione militare con il tradizionale alleato americano, le cui basi nell’arcipelago furono dismesse tra il 1991 e il 1992, ma anche alla possibilità che le Filippine diventino centrali nelle strategie di Washington di accerchiamento e di contenimento della Cina che hanno il deterrente nucleare tra i loro punti di forza.

Non sono in pochi oggi nel Paese a ritenere necessario un ripensamento del bando all’arma atomica. E c’è chi, come Juan Ponce Enrile, ex presidente del Senato e oggi a capo dei consiglieri legali del presidente Ferdinand Marcos Jr, ritiene il provvedimento “la più grave e indesiderata disposizione della Costituzione”. Il riferimento è all’articolo della carta fondamentale dello Stato che definisce che “le Filippine in accordo con l’interesse nazionale, adottano e perseguono una politica di libertà dagli armamenti nucleari sul proprio territorio”.

Un pensiero che il 99enne Enrile, veterano della politica filippina con mezzo secolo di esperienza in vari ruoli e partiti, ha espresso apertamente durante un’audizione del Comitato del Senato per gli emendamenti costituzionali e la revisione dei codici.

Enrile ha di fatto riproposto la tesi di molti, vista con favore anche dal presidente Marcos, che il suo Paese abbia la necessità di proteggersi dall’aggressione di potenze militari: “Nel mondo moderno un piccolo paese può proteggersi contro superpotenze se dispone di armi nucleari. Se ne siamo in grado, dovremmo anche avere armamenti nucleari in modo che la nostra gente non debba essere dominata, al punto da dipendere da o diventare schiava di altri Paesi”. E, ha proseguito, “è ora di rimuovere la restrizione imposta dall’amministrazione di Cory (Aquino ndr) in questo Paese e sul suo popolo di non avere alcuna arma nucleare nel Paese”.

Il riferimento è alla presidenza di Corazon (Cory) Aquino, prima presidente dopo la rivoluzione pacifica del febbraio 1986 con cui i filippini costrinsero all’esilio il dittatore Ferdinand Marcos, padre dell’attuale presidente. Proprio sotto Marcos Sr, - peraltro - lo stesso Enrile, allora ministro della Giustizia, aveva firmato nel 1968 l’adesione al Trattato di non-proliferazione nucleare, mentre più recentemente, nel 2017, l’amministrazione Duterte ha aderito al Trattato per la messa al bando degli armamenti nucleari, ratificato dal Senato filippino due anni fa.

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