Mannar, polizia attacca manifestazione pacifica contro l'eolico (che non si ferma)
A Mannar oltre 100 poliziotti hanno brutalmente disperso la protesta pacifica, ferendo donne, sacerdoti e cittadini. Per oltre 55 giorni la popolazione ha condotto una satyagraha chiedendo dialogo e trasparenza, denunciando un modello di sviluppo imposto dall’alto e privo di consultazioni. Dopo lo sciopero di ieri, i manifestanti annunciano nuove azioni se il governo non risponderà.
Colombo (Asia News) - Il 28 settembre, mentre era in corso il trasferimento delle turbine eoliche verso Mannar, la polizia che le scortava ha attaccato una protesta pacifica dei cittadini e cittadine, cui prendevano parte anche alcuni sacerdoti cristiani. Diverse persone sono rimaste gravemente ferite e ricoverate in ospedale, secondo quanto riferito dal Citizen Dialogue Group, l’organizzazione che conta al suo interno anche leader religiosi cristiani, che ha organizzato uno sciopero per ieri, lunedì 29.
A causa delle pressioni della popolazione e dei gruppi ambientalisti, la centrale eolica di Mannar aveva interrotto le sue attività. Tuttavia, le turbine e le altre attrezzature necessarie per il futuro funzionamento, sono state ugualmente trasportate a Mannar la sera 26 settembre, sotto la protezione della polizia. La cittadinanza e il clero cristiano, che si oppongono a questo sviluppo disorganizzato e distruttivo, sono scesi in strada e hanno manifestato la loro opposizione gridando slogan e sedendosi sulla strada principale; sono stati invitati dalla polizia a spostarsi.
I manifestanti continuano a sostenere che questo progetto non è necessario a Mannar, e affermano che il presidente non ha ancora risposto alla loro richiesta di intervenire su questo progetto. Ma centinaia di poliziotti non ha tollerato le dichiarazioni, attaccando i manifestanti seduti e inermi, con manganelli e scudi. Diverse persone, tra cui donne di Mannar, sono rimaste ferite e sono state ricoverate all’ospedale distrettuale. Intervistata da AsiaNews sull’incidente, l’attivista per il clima Melani Gunathilaka ha affermato che il presidente Dissanayake parla al mondo di sostenibilità e biodiversità e dice alla popolazione locale che le loro voci saranno rispettate. “Ma il governo dell’NPP picchia gli abitanti di Mannar per portare avanti con la forza progetti di sviluppo che hanno distrutto i loro mezzi di sussistenza e inquinato la loro acqua potabile”, ha aggiunto.
“Le proteste qui non riguardano solo le turbine eoliche, ma la dignità, la sopravvivenza e la democrazia stessa. E la violenta repressione della polizia contro la popolazione di Mannar nella notte del 26 settembre è un agghiacciante promemoria di quanto sia fragile la giustizia nello Sri Lanka del dopoguerra”, ha dichiarato ad AsiaNews il sacerdote gesuita e attivista p. Roy Fernando. “Per oltre 55 giorni, pescatori, contadini, donne, bambini e membri del clero cattolico di Mannar hanno condotto una pacifica satyagraha. Si sono riuniti giorno e notte sul ciglio della strada, con rosari e cartelli in mano, cantando inni e implorando il dialogo. La loro richiesta non era radicale: volevano che il governo li ascoltasse, li consultasse e dimostrasse che le loro voci contavano nelle decisioni che avrebbero plasmato il loro futuro. Ma la notte del 26 settembre, la pace ha incontrato la forza”.
"La brutalità è stata aggravata dall'illegalità. Gli agenti maschi hanno aggredito le manifestanti donne in assenza di personale di polizia femminile, violando direttamente le linee guida della polizia e abusando gravemente della dignità umana - ha continuato -. Per una comunità in cui la Chiesa rimane un punto di riferimento morale, il pestaggio dei sacerdoti non è stato solo un atto di violenza, ma un sacrilegio. Ha inviato un messaggio agghiacciante: nessuna voce di dissenso, per quanto pacifica o sacra, sarà tollerata. La violenza non può essere compresa isolatamente. Per cogliere l’indignazione, è necessario esaminare il progetto eolico stesso”.
Il progetto è stato avviato senza un dialogo significativo con le comunità locali. Le valutazioni di impatto ambientale (VIA), se esistono, non sono state condivise in forma accessibile. Le decisioni sono state prese nelle sale riunioni di Colombo e firmate con investitori stranieri, mentre le persone più colpite sono state lasciate all’oscuro. Inoltre, p. Roy ha affermato che, per decenni, la provincia settentrionale ha sofferto di uno sviluppo imposto dall'alto senza il coinvolgimento della comunità, che si trattasse di militarizzazione in tempo di guerra, appropriazione di terreni o “ricostruzione” mal pianificata. La popolazione di Mannar porta con sé questo ricordo di esclusione. Per loro, il progetto eolico sembra l'ennesimo tradimento in una lunga serie di azioni dello Stato che hanno ignorato i loro diritti.
Ieri, 29 settembre, dalle 10 alle 13 si è tenuto uno sciopero generale nel distretto di Mannar, con chiusura dei negozi e una grande manifestazione di protesta. I membri del Movimento del Consiglio Popolare di Colombo, con attivisti e attiviste e un’ampia partecipazione civile vi hanno preso parte. La popolazione e le vittime di Mannar hanno nuovamente presentato le loro richieste al Segretario distrettuale, il quale ha assicurato “una risposta”.
Tuttavia, se la popolazione non riceverà la risposta che chiede riguardo alla realizzazione dei lavori di costruzione del parco eolico, continuerà la protesta pacifica e lo sciopero, ha dichiarato ai media il leader del Comitato dei cittadini di Mannar, p. Marcus Adigalar. Intanto, un gruppo di giovani ha presentato una denuncia alla polizia chiedendo che venissero presentate delle scuse per l'aggressione nei confronti di donne, sacerdoti e giovani che venerdì sera protestavano per il trasporto di turbine e altre attrezzature; secondo quanto si apprende la polizia non ha ancora risposto.
15/02/2025 12:19
25/03/2024 13:21