Marengo: il più giovane dall'Asia, missionario 'pellegrino e ospite' in Mongolia
Cinquantenne piemontese, pastore di una comunità di appena 1400 cattolici in una terra immensa dove l'annuncio del Vangelo è tornato da appena 30 anni, porta al conclave il respiro delle frontiere missionarie più estreme della Chiesa cattolica. Volto di una comunità in dialogo con i credenti buddhisti, con una forte vitalità educativa e sociale, in un Paese incastonato (non solo geograficamente) tra la Cina e la Russia.
Milano (AsiaNews) - Giorgio Marengo è un missionario della Consolata di Torino che, nel giro di pochi anni, e certamente con sua grande sorpresa, è divenuto vescovo e cardinale. Quando il 2 aprile 2020 papa Francesco lo nomina prefetto apostolico di Ulan Bator (Mongolia), per venire consacrato l’8 agosto seguente a Torino per mano del card. Luis Antonio Tagle, Marengo è il più giovane vescovo italiano (e tale rimarrà fino all'8 marzo 2021, quando un altro missionario verrà nominato vescovo il comboniano Christian Carlassare, in Sud Sudan). Il 29 maggio 2022 il papa Francesco annuncerà poi la sua creazione a cardinale, avvenuta nel concistoro del 27 agosto seguente. Marengo anche allora diventò il più giovane cardinale (primato che ha perso il 7 dicembre 2024, giorno della creazione cardinalizia dell’ucraino-australiano Mykola Byčok).
Giorgio Marengo è nato a Cuneo il 7 giugno 1974. Cresce nell’associazionismo degli scout, come membro del Gruppo Agesci Torino, pratica la scherma e si diploma al liceo classico Cavour. Entra dell’Istituto missionario della Consolata, e negli anni 90 studia filosofia e teologia presso la Facoltà teologica dell'Italia settentrionale e la Pontificia Università Gregoriana a Roma. Il 26 maggio 2001 è ordinato presbitero a Torino dal cardinale Severino Poletto.
Nel 2003 viene inviato missionario in Mongolia nel gruppo dei primi missionari della Consolata a stabilirsi nel Paese asiatico. È parroco ad Arvajhėėr e diviene poi superiore del suo Istituto per la Mongolia. Congiunge impegno missionario agli studi accademici: nel 2002 consegue la licenza e, nel 2016, il dottorato in missiologia presso l’Università Urbaniana di Roma. Nel 2018 pubblica la sua tesi con il suggestivo titolo “Sussurrare il Vangelo nella terra dell’eterno Cielo blu”. Il “Cielo blu” è, appunto, la Mongolia, Paese dai lunghi e freddissimi inverni, raramente incluso tra le notizie che contano e, forse proprio per questo affascinante. Vasto più di cinque volte l’Italia, ha una popolazione di 3,2 milioni di abitanti (la più bassa densità abitativa del pianeta), la metà dei quali concentrati nella capitale.
I primi missionari a giungere in Mongolia furono i francescani, inviati in Asia orientale nel 12 e 13mo secolo come legati papali per tentare un’alleanza tra l’Europa cattolica e l’immensa Mongolia, l’impero contiguo più vasto della storia umana, fondato dal condottiero Gengis Khan.
Nel XX secolo fu ‘stato cuscinetto’ tra l’Unione sovietica e la Cina maoista. Uscita dall’ombra dei potenti vicini, la Mongolia è rinata nel 1990, ed è ora un Paese democratico, aperto al pluralismo religioso e in crescita economica. La popolazione aderisce al buddhismo lamaista e ha una forte eredità sciamanica. La ripresa missionaria fu affidata nel 1992 ai missionari di Scheut (Congregazione del Cuore Immacolato di Maria - CICM, originariamente fondati in Belgio nel 1862), già pionieri della missione nella Mongolia cinese. Negli anni successivi giunsero altri missionari, inclusi, nel 2003, i missionari della Consolata di Torino. Dice il Cardinal Marengo: “siamo qui solo da trent'anni ma abbiamo messo radici. Il Vangelo è stato accolto e viene vissuto nella pratica. Dopo il periodo del pionierismo in una nazione che ha visto improvvisamente crollare il regime comunista e l'ateismo, i missionari sono impegnati in progetti concreti di amicizia e solidarietà, con l'obiettivo di creare relazioni di fiducia che durino nel tempo.”
Giorgio Marengo descrive i missionari in Mongolia come “pellegrini e ospiti”, un’immagine che dà il senso della precarietà e della bellezza della missione. I cattolici sono solo 1400: è stato forse proprio questo essere piccolo seme, collocato all’estremo margine del mondo che conta, a convincere papa Francesco a creare Marengo cardinale e poi visitare il Paese nello storico e indimenticabile viaggio nel settembre 2023.
Il cardinale Marengo ha potuto così ospitare Francesco nella sua stessa casa, apprezzarne la vitalità missionaria e la grande attenzione per la Cina vicina. La missione di Marengo e dei cattolici è in dialogo con i credenti buddhisti, ha una forte valenza educativa e sociale. Il dialogo con le autorità è positivo, ma manca ancora il riconoscimento giuridico permanente dello specifico status dei missionari stranieri.
“La nostra testimonianza del Vangelo - dice il Cardinal Marengo- è un annuncio discreto, non rumoroso. La gran parte delle nostre attività sono opere di promozione umana: istruzione, salute, assistenza alle persone in difficoltà e custodia della cultura mongola. Celebriamo i sacramenti per i fedeli, che vogliono condividere la gioia del Vangelo in modo umile e profondo. Nominare cardinale un vescovo che guida una Chiesa piccola e minoritaria è un grande gesto missionario. Nel maggio 2021 avevo accompagnato una delegazione di buddhisti mongoli dal Santo Padre: era la prima volta che accadeva. Pochi giorni dopo durante il Regina Colei ho sentito il Pontefice chiamare il mio nome. Ho provato una gioia fortissima e un sentimento di profonda gratitudine.”
Il cardinal Marengo ha tracciato le sfide della missione: “La vita cristiana ha bisogno di molte cure per crescere e essere segno di evangelizzazione. Una sfida è la profondità: accompagnare chi è diventato cristiano ad una fede profonda che tocchi anche la dimensione sociale della vita. Ciò che conta di più è la fedeltà al Signore in una vita cristiana coerente”.
26/05/2023 13:37
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