23/09/2025, 14.46
INDONESIA
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Medan: cappuccini con gli indigeni Tano Batak contro lo sfruttamento delle terre

di Mathias Hariyadi

Da anni si consuma una battaglia che vede opposte le popolazioni locali contro il colosso industriale della cellulosa PT Toba Pulp Lestari (Tpl). Ieri una protesta è degenerata in violenze dopo il duro intervento della polizia. I religiosi hanno sollevato l’istanza nelle aule del Parlamento. In pericolo la biodiversità e gli ecosistemi naturali.

Jakarta (AsiaNews) - I cappuccini di Medan e i leader religiosi della provincia di Nord Sumatra corrono in soccorso dei tribali Tano Batak nell’annosa battaglia a difesa delle terre nel mirino del colosso industriale PT Toba Pulp Lestari (Tpl), mentre ieri si è consumato un nuovo capitolo dello scontro. La popolazione indigena aveva infatti organizzato una manifestazione di protesta, repressa con la forza dalla polizia sino all’intervento di p. Walden Sitanggang, membro del “Justice, Peace, and Integrity of Creation office” (Jpic) dell’arcidiocesi indonesiana. Il religioso è accorso sul luogo in cui sono avvenuti gli incidenti, nel tentativo di salvaguardare la vita di decine di persone che vedono a rischio il loro futuro. “Non lascerò mai sole - ha sottolineato - queste persone”. 

Da quasi quarant’anni, il conflitto violento e spesso mortale tra le comunità indigene e il gigante della cellulosa PT Toba Pulp Lestari (TPL) non accenna a finire. Migliaia di ettari di terra tradizionale a Tano Batak sono stati rivendicati dai vertici come area di concessione esclusiva dell’azienda produttrice di cellulosa e carta. Le conseguenze sono gravi: gli abitanti dei villaggi hanno perso le loro fonti di sostentamento, le foreste ancestrali sono state abbattute e decine di persone sono state criminalizzate. Dal 1986, l’azienda è stata accusata a più riprese di convertire le foreste tradizionali in piantagioni mono-colturali di eucalipto.

Parlando con AsiaNews dell’incidente di ieri, il giovane sacerdote cappuccino ha spiegato che l’impegno dell’organismo diocesano nell’aiuto delle popolazioni indigene non è limitato al distretto di Simalungun, nel Nord Sumatra. Insieme ad altre realtà attiviste e personalità della politica, spiega, “siamo venuti a Jakarta per sollevare questioni di esproprio della terra al Parlamento (Dpr Ri) come è appena successo lo scorso 9 settembre”. A sostenerlo vi era il Gruppo di sviluppo per iniziative comunitarie (Ksppm), l’Alleanza dei popoli indigeni dell’arcipelago (Aman) Tano Batak, leader ecclesiastici (Hki), i cappuccini di Medan e associazioni cattoliche della provincia. Ai deputati hanno manifestato le preoccupazioni in materia ambientale e segnalato casi di violazioni e abusi, oltre alla richiesta di fermo immediato delle operazioni di TPL a Tano Batak.

L’ufficio Jpic dell’arcidiocesi di Medan, guidato dai Cappuccini, ha denunciato il crescente sfruttamento ambientale nella regione del Lago Toba, sottolineando la necessità di proteggere i diritti delle popolazioni indigene e preservare gli ecosistemi. Il direttore p. Sumitro Sihombing, cappuccino, ha avvertito che lo sfruttamento incontrollato ha provocato “inondazioni, frane, siccità, perdita di biodiversità e conflitti territoriali, causando profonde sofferenze alle comunità che da generazioni dipendono dalla natura”.

L’ente cattolico di Medan ha poi dichiarato di: sostenere gli sforzi di governo e società civile per conservare il lago Toba e le zone cuscinetto; rifiutare le pratiche di sfruttamento guidate esclusivamente dal profitto, che ignorano la giustizia e le generazioni future; opporsi alla presenza della PT Toba Pulp Lestari, che ha danneggiato la biodiversità e gli ecosistemi; esortare il governo a proteggere i diritti delle popolazioni indigene, salvaguardare le terre tradizionali e proteggerle da intimidazioni e violenze.

Il conflitto tra la popolazione indigena locale e l’impianto di produzione della cellulosa è stato vissuto in prima persona da Rusliana Marbun, agricoltrice indigena del villaggio di Matio, nella reggenza di Toba. Nel 2015, la sua risaia è stata sepolta sotto terra a causa dei macchinari pesanti della Tpl. Quando ha protestato, è stata invece criminalizzata. Rusliana è stata accusata di aver aggredito un dipendente dell’azienda ed è stata quindi condannata. “Sono stata incarcerata - ha avvertito - solo per aver chiesto perché l'azienda avesse distrutto la mia risaia”.

Secondo l’Alleanza dei popoli indigeni dell’arcipelago (Aman) Tano Batak e KSPPM, la TPL ha rivendicato oltre 20.754 ettari di terra indigena in cinque reggenze. L’Organizzazione per l’assistenza legale e la difesa del popolo del Nord Sumatra (BAKUMSU) ha documentato almeno 93 casi di indigeni criminalizzati con varie accuse, il più delle volte in base all'articolo 92 della legge n. 18/2013 sulla prevenzione e l’eliminazione della distruzione delle foreste. “Finché la legge rimarrà repressiva nei confronti delle comunità, la minaccia di criminalizzazione persisterà” ha affermato il direttore di BAKUMSU Tongam Panggabean. Oltre alla criminalizzazione, gli indigeni hanno lamentato la perdita dei loro mezzi di sussistenza per: l’abbattimento di alberi di incenso, che erano stati la loro principale fonte di reddito per secoli; i pesticidi delle piantagioni di eucalipto hanno inquinato le fonti e i corsi d’acqua; anche molte tombe ancestrali sono state distrutte.

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