28/11/2005, 00.00
SIRIA - LIBANO - ONU
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Mehlis pronto ad interrogare a Vienna i siriani coinvolti nell'assassinio Hariri

Ma non si sa né quando cominceranno gli interrogatori, né quali saranno le persone sentite dalla Commissione d'inchiesta dell'Onu. Si parla di una mediazione dell'Arabia saudita.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) - Tutto è pronto a Vienna per dare inizio agli interrogatori delle 5 personalità siriane che hanno avuto il via libera del governo di Damasco per rispondere alle domande di Detlev Mehlis, capo della Commissione di inchiesta internazionale sull'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafic Hariri. La scelta della sede Onu di Vienna come luogo accettato da Damasco per gli interrogatori chiesti da Mehlis è frutto di un lungo braccio di ferro tra lo stesso capo della Commissione, che voleva avvenissero in Libano, ed il governo siriano che, definendo "offensiva" tale ipotesi, proponeva località nella stessa Siria o in Egitto. Contrasti ci sono anche sui nomi, visto che gli interrogati saranno, almeno per ora, solo 5, rispetto ai 6 chiesti. Nel silenzio dele fonti ufficiali - il portavoce di Mehlis ha rifiutato ieri di dare qualsiasi indicazione - la stampa libanese dà per scontato che dal'elenco sarebbe stato depennato Assef Chawkat, cognato del presidente Bashar al Assad. Gli altri nomi che erano stati avanzati da Mehlis sono quelli di responsabili dei servizi segreti siriani a Damasco e a Beirut. Ma null'altro si sa sui nomi, sulla data di inizio degli interrogatori, né sui contenuti di un incontro, avvenuto ieri, tra lo stesso Mehlis ed il consigliere giuridico del ministero degli esteri siriano Riad Daoudi. Sembra che oggetto dell'incontro sia stata la richiesta di garanzia che gli interrogati non saranno trattenuti e potranno fare ritorno in Siria. Su tutte le questoni ci sono comunque, scrive il libanese L'Orient Le jour, "indicazioni contraddittorie" e "totale mancanza di trasparenza".

I giornali arabi danno invece per certo che il raggiungimento dell'accordo tra la Siria e l'Onu sarebbe frutto di una mediazione condotta dall'Arabia Saudita. Il principe Bandar Bin Sultan, inviato speciale saudita, avrebbe incontrato "per caso" all'aeroporto di Parigi il segretario dell'Onu Kofi Annan, prima di recarsi dal presidente Chirac, che gli avrebbe dato il suo "via libera" per l'accordo. L'agenzia siriana Sana dice che re Abdallah ha inviato, tramite lo stesso principe Bandar, un messaggio ad Assad per "congratularsi" dell'accordo con l'Onu. La stessa fonte parla anche di un precedente colloquio telefonico tra i 2 capi di Stato.

L'intervento saudita non sarebbe l'unico avvenuto in questi giorni: altri Paesi arabi avrebbero fatto discrete pressioni su Damasco.

La stampa siriana ha anche sottolineato la "soddisfazione" con la quale è stata accolta a Damasco la dichiarazione del portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Adam Early, al giornale arabo "Al Hayat", nella quale il presidente Assad è detto "piu ragionevole di Saddam Hussein" e vengono auspicate "soluzioni, prima di imporre delle sanzioni internazionali". Prosegue, ciò malgrado, il sit in dei "giovani" di Damasco nella piazza Al Rawdah, vicino all'ambasciata degli Stati Uniti, con slogan che collegano al rifiuto del presidente Assad della "guerra ingiusta in Iraq" l'atteggiamento della comunità internazionale e specialmente degli americani e dei loro alleati.

Dalla Malaysia, dove è in visita, il ministro siriano per l'economia, Abdallah Dardari, ha sostenuto oggi che il contrasto con l'Onu per la vicenda Hariri non ha avuto alcuna influenza sugli investimenti stranieri nel suo Paese, soprattutto di quelli provenienti dai Paesi arabi. "Tra adesso e la fine dell'anno - ha aggiunto - dovremmo avere un miliardo di dollari dai Paesi del Golfo".

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