22/10/2019, 10.47
KAZAKHSTAN
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Mese missionario straordinario, un rinnovamento per la Chiesa cattolica in Kazakhstan

di Leopold Kropfreiter*

Nella ex Repubblica sovietica i cattolici sono appena l’1% della popolazione. Testimonianza, vite dei santi, pellegrinaggi e messe: i punti centrali delle celebrazioni durante il mese. Sacerdote: “Speriamo di raggiungere i cuori delle persone parlando direttamente loro nella loro lingua”.

Nur-Sultan (AsiaNews) – Un periodo straordinario per rinnovare lo spirito della “minuscola” Chiesa cattolica in Kazakhstan, testimoniare Cristo mettendosi al servizio della popolazione, imparandone la lingua ufficiale. Sono i punti centrali del Mese missionario straordinario in Kazakhstan. Ne parla ad AsiaNews p. Leopold Kropfreiter, missionario dei Servi di Gesù e Maria nella diocesi di Nur-Sultan (ex Astana). La popolazione cattolica, decimata dalla dominazione sovietica e dai lavori forzati, vive oggi una nuova vita, riscoprendo le vite dei santi e le tradizioni culturali del Paese, che per primi i missionari sono chiamati a imparare se vogliono “parlare al cuore delle persone”. Di seguito il racconto del sacerdote (traduzione a cura di AsiaNews).

Il Mese missionario straordinario è davvero importante per la Chiesa in Kazakhstan, un Paese dove la percentuale di cattolici è minuscola e in declino. Poco più dell’1% dei 18 milioni di abitanti del Kazakhstan è membro della Chiesa cattolica, mentre più del 70% è musulmano. In questo contesto, il mese dedicato alla missione gioca un ruolo cruciale.

Quando papa Francesco ha annunciato il Mese missionario straordinario di ottobre 2019, egli ha evidenziato quattro dimensioni che sono di particolare importanza per mettere in pratica il programma del mese: l’incontro personale con Gesù Cristo nella sua Chiesa, la testimonianza missionaria, la formazione missionaria e la carità missionaria. Per quanto riguarda la nostra preparazione, abbiamo posto grande enfasi nel prestare attenzione a questi quattro aspetti.

Il Kazakhstan faceva parte delle Repubbliche sovietiche. Negli anni ’30 e ’40 centinaia di migliaia di cristiani sono stati deportati in Kazakhstan, per essere imprigionati nei campi e costretti al lavoro forzato. Dopo la caduta dell’Unione sovietica, molti discendenti di questi cattolici hanno avuto l’opportunità di tornare nel proprio Paese d’origine: il risultato è stato che la proporzione di cattolici nel Paese è diminuita in maniera drastica, mentre il numero di musulmani è quasi raddoppiato negli ultimi 30 anni.

Nel Paese le lingue ufficiali sono il kazako e il russo. Per tradizione il russo è ancora usato nel linguaggio liturgico. Dall’inizio di questo Mese missionario, in tutta la diocesi di Astana [oggi Nur-Sultan, dopo il cambio di nome della capitale – ndr] sono stati organizzati corsi in kazako, obbligatori per i missionari. In questo modo vogliamo promuovere un dialogo più intenso e un contatto ravvicinato con i kazaki, la cui popolazione di circa 12 milioni rappresenta la maggioranza più numerosa degli abitanti del Kazakhstan. Speriamo di raggiungere i cuori delle persone parlando direttamente loro nella loro lingua.

Uno dei punti forte del Mese della missione mondiale è stato il pellegrinaggio al santuario di Santa Teresa del Bambino Gesù a Pavlodar, il 12-13 ottobre scorso, situato nella parte nord-est del Paese. Questo pellegrinaggio è stata una meravigliosa opportunità per entrare in contatto con molti missionari e fedeli, le cui storie di vita e testimonianze sono state un grande arricchimento per noi. Il percorso a questo luogo di pellegrinaggio si snoda attraverso vaste e deserte steppe. La prima tappa del viaggio è stata Ekibastuz, città del carbone, dove un enorme numero di persone è stato sottoposto a lavoro forzato nelle peggiori condizioni possibili durante gli anni dell’Unione sovietica. Un’ulteriore tappa includeva la città di Shalbakti, vicino il confine con la Russia. I missionari, che provengono da tutti gli angoli della terra, vivono e lavorano con grande zelo per Dio e per il popolo del Kazakhstan.

Il pellegrinaggio è iniziato con la celebrazione della messa, seguita dal racconto della vita missionaria di Santa Teresa del Bambino Gesù. Dalla vita esemplare di questa grande santa della missione mondiale, è stato evidente che ogni battezzato può essere missionario.

Il momento centrale del pellegrinaggio è stata la messa celebrata dall’arcivescovo Thomas Peta. Nell’omelia egli ha sottolineato che la prima e più importante terra di missione è il proprio cuore e la propria anima. Solo se abbiamo un cuore davvero votato a Dio, siamo capaci di diventare suoi missionari.

La celebrazione della messa è stata seguita da un concerto pieno di colori, con gruppi di persone vestite con i vari costumi nazionali che hanno cantato brani tradizionali nelle proprie lingue: kazako, russo, ucraino, tedesco e polacco. In questo contesto si è potuto sperimentare il fatto che la Chiesa non è solo una Chiesa nazionale, ma di fatto universale – o in altri termini, cattolica.

Il Mese della missione mondiale in Kazakhstan ci ha portato ad una nuova consapevolezza: ogni battezzato cristiano ha la vocazione di essere missionario. Il nostro più grande compito sarà invitare le persone, anche quelle di tradizione islamica, a una via più aperta e coraggiosa per diventare più consapevoli della Chiesa di Cristo.

*Missionario nella diocesi di Nur-Sultan (ex Astana)

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