Metropoli del Nord: Hong Kong accelera sulla 'nuova città' più vicina a Shenzhen
Nel suo annuale discorso programmatico il capo del governo John Lee ha annunciato una legislazione ad hoc per far decollare l'avveniristico progetto della metropoli del futuro nei Nuovi Territori, l'area più vicina alla Cina Continentale. Obiettivo portare 2,5 milioni di nuovi abitanti con al centro un grande polo tecnologico. Disegno anche politico per "voltare pagina" in un grande crocevia dell'Asia che dai fatti del 2020 ha smesso di crescere.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzie) - Accelerare anche attraverso procedure ad hoc l’attuazione del piano di sviluppo della 'Metropoli del Nord', il polo di espansione nei Nuovi Territori - i più vicini a Shenzen – per farne il “nuovo motore” di Hong Kong. È stato questo, qualche giorno fa, il tema principale affrontato dal capo del governo locale John Lee nel suo annuale discorso in cui enuncia a settembre le priorità politiche dell’amministrazione.
L’indicazione è chiara: Hong Kong (e Pechino dietro di lei) vogliono spingere sul pedale dell’acceleratore di un progetto che è considerato il simbolo più eloquente della sempre maggiore integrazione dell’ex colonia britannica con la Cina continentale, a partire dal Delta del Fiume delle Perle, la grande area metropolitana che tiene insieme le metropoli del Guandong con Hong Kong e Macao.
La Metropoli del Nord è un’idea lanciata dalla precedente governatrice Carrie Lam nel 2021. Dovrebbe sorgere su due distretti dei cosiddetti Nuovi Territori, North District e Yuen Long District, per un’area complessiva equivalente a circa un terzo dell’intera superficie di Hong Kong. Il cuore del progetto è la creazione di un polo tecnologico chiamato San Tin Technopole e di una città universitaria, strutture che naturalmente guarderebbero a Shenzhen, la “Silicon Valley” della Cina di oggi. Stando ai progetti del governo l’obiettivo è quello di attrarre in questa nuova parte della città destinata a nascere dal nulla 2,5 milioni di persone, creando 650mila posti di lavoro.
Una trasformazione da leggere anche dentro il suo contesto, che è quello di una metropoli che - in realtà - dopo la dura repressione del 2020 con l’introduzione della Legge sulla sicurezza nazionale in seguito alle proteste pro-democrazia, ha smesso di crescere: i suoi abitanti restano stabili intorno a quota 7,5 milioni, ma con centinaia di migliaia di nuovi arrivati dalla Cina continentale che sono andati a “sostituire” gli altrettanti giovani e famiglie che hanno scelto la strada dell’emigrazione. Mentre buona parte società finanziarie multinazionali che avevano ad Hong Kong il loro quartier generale si sono spostate a Singapore, preoccupate per le sempre minori garanzie di libertà offerte dallo slogan “un Paese due sistemi”.
La Metropoli del Nord - sull’esempio di altre città in costruzione come Neom in Arabia Saudita o Nusantara, la nuova capitale dell’Indonesia - si profila dunque come un progetto simbolo di una direzione politica, più ancora che come un’iniziativa economica. Di qui, dunque, l’accelerazione di John Lee che ha annunciato entro l’anno l’approvazione di una legislazione dedicata che conferirà al governo il potere di “elaborare procedure semplificate” per l’approvazione dei piani edilizi e l’istituzione di società ad hoc responsabili della gestione delle varie zone di sviluppo previste dal progetto.
Non tutti, però, a Hong Kong sono entusiasti della Metropoli del Nord. Chi abita nei piccoli insediamenti oggi presenti nelle zone interessate dal progetto e gli ambientalisti hanno espresso da tempo preoccupazioni sul fatto che il piano urbanistico possa sconvolgere le vite e causare danni diffusi su quella che attualmente è un’area protetta dal punto di vista ambientale. In risposta il governo ha proposto una serie di misure compensative per i danni ambientali, come l’istituzione di un parco per la conservazione delle zone umide e la designazione di un corridoio di volo per gli uccelli.
Altre critiche sono legate all’effettiva possibilità di attrarre investimenti stranieri dentro al progetto: secondo quanto riportato da Radio Free Asia nello scorso mese di febbraio, quasi un terzo dei contratti finora stipulati per la Metropoli del Nord e altri grandi progetti attualmente in corso a Hong Kong è stato assegnato a società statali cinesi.
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23/04/2020 11:58