28/02/2023, 14.14
TURCHIA - AFGHANISTAN
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Migranti: nel 2022 Ankara ha espulso oltre 68mila afghani

L'altro volto della "rotta orientale" su cui il naufragio di Crotone ha riacceso i riflettori. Nel totale di 120mila espulsioni anche 12 mila pakistani. La situazione è peggiorata dopo la riconquista talebana dell'agosto del 2021. Nonostante i continui finanziamenti da parte dell'Unione europea, la Turchia non esamina le richieste di asilo dei profughi provenienti dall'Afghanistan attraverso l'Iran. 

Milano (AsiaNews) - Nel corso del 2022 la Turchia ha epulso 68.290 afghani e più di 12.511 pakistani insieme a migranti di altri Paesi la cui presenza in territorio turco è considerata illegale per un totale di 120mila espulsioni totali. A dirlo sono i dati della direzione generale per la migrazione delle Turchia relativi all’anno scorso dopo che l’ennesima tragedia nel Mediterraneo (con più di 60 migranti morti, tra cui almeno 12 bambini, e i cui cadaveri sono stati recuperati nei pressi di Crotone, in Sud Italia) ha riacceso i riflettori su quella che viene comunemente chiamata la rotta orientale e che dalla Turchia si dirama nella rotta balcanica (percorsa a piedi attraverso l’Europa dell’Est) e nella rotta del Mediterraneo orientale, che si sviluppa invece via mare. 

Dopo che nell’ultimo naufragio sono morti anche una ventina di cittadini pakistani, il governo di Islamabad ha ordinato un’indagine contro le reti di trafficanti che operano nel Paese. Il ministro per i pakistani d'oltremare, Sajid Hussain Turi ha detto che “è necessario un giro di vite contro le reti criminali del traffico di esseri umani in tutto il mondo” dopo che “da aprile 2022 oltre 600mila persone sono state inviate all’estero per lavoro. Si chiede alle persone di non cadere vittima dei trafficanti”, ha aggiunto il ministro.

La Turchia ospita 3,9 milioni di rifugiati, il numero più alto al mondo e di cui la maggior parte (3,7 milioni) sono siriani scappati dalla guerra iniziata nel 2011. Altri 322mila rifugiati registrati dalle organizzazioni internazionali provengono da Afghanistan, Iraq, Iran e Somalia. 

In base a un accordo del 2016 con alcuni leader europei, la Turchia si impegna a farsi carico dei rifugiati presenti sul Paese utilizzando i fondi dell’Ue. Tra il 2016 e il 2019 l’Unione europea ha stanziato, attraverso due diversi meccanismi, oltre 8 miliardi di euro in aiuti umanitari affinché Ankara impedisca ai rifugiati di attraversare i confini con l’Europa. A questi si aggiungono quasi 960 milioni di euro versati tra il 2020 e il 2023. 

Eppure le condizioni dei profughi in Turchia dopo tutti questi anni continuano a essere drammatiche: a inizio gennaio la direzione generale per la migrazione aveva annunciato che avrebbe espulso altri 5mila migranti afghani, sulla falsariga delle espulsioni praticate nel 2022. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre il 98% dei rifugiati in Turchia vive fuori dai campi profughi in circostanze difficili e spesso precarie e molte famiglie hanno esaurito le proprie risorse economiche. Molti ritengono di non avere scelta se non ricorrere a meccanismi di sopravvivenza come il lavoro minorile, l'accattonaggio in strada o dando in sposa le figlie minorenni. Gli afghani sono anche vittime di sequestri di riscatto e una fonte di AsiaNews aveva raccontato che “molte persone” sono morte lungo la frontiera tra Afghanistan, Iran e Turchia nel “disperato tentativo” di ricominciare una nuova vita lontano dai talebani.

Anche diverse organizzazioni umanitarie denunciano le condizioni dei profughi afghani in Turchia: secondo un rapporto di Human Rights Watch dell’anno scorso, Ankara espelle e respinge in maniera sistematica i profughi afghani con un esame minimo o nullo delle richieste di protezione internazionale. La situazione è peggiorata a seguito della riconquista talebana del Paese ad agosto 2021: come è noto, oltre ai divieti e alle limitazioni imposti alle donne, la situazione umanitaria è tragica, con oltre il 90% della popolazione sotto la soglia della povertà. Sono inoltre aumentati gli attacchi da parte del ramo locale dello Stato islamico (Is-K), le sparizioni forzate degli ex funzionari governativi e le uccisioni per vendetta da parte dei talebani.

Ad ottobre dello scorso anno la Presidenza per la gestione della migrazione del ministero dell'Interno turco aveva dichiarato di aver impedito l’ingresso nel Paese a 238.448 "migranti irregolari” nel 2022.

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