03/01/2023, 08.48
RUSSIA
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Milioni di russi al gelo

di Vladimir Rozanskij

Per la propaganda putiniana è l’Europa che muore di freddo senza il gas russo. Oltre il 7% della popolazione vive in case senza riscaldamento. In difficoltà le regioni periferiche. Le spese per la guerra annullano ogni tentativo di riscaldare il corpo e l’anima del Paese.

Mosca (AsiaNews) – La propaganda di Stato in Russia continua a ripetere che le persone che gli europei stanno soffrendo il freddo, a causa dell’interruzione delle forniture del gas russo, per non parlare degli ucraini a cui i bombardamenti russi hanno distrutto le centrali energetiche. Il conduttore televisivo Vladimir Solov’ev diffonde informazioni sui “burocrati e deputati delle istituzioni della Ue, che si stanno congelando nei loro uffici”. Sul canale 360tv si racconta che “i britannici muoiono di freddo nei loro letti” e Russia24 sostiene che “in Europa cercano di riscaldarsi con metodi primitivi, alimentando le stufe con la paglia”.

In verità, sono proprio i cittadini russi ad attraversare l’inverno in condizioni sempre più precarie, per la mancata manutenzione dei servizi di riscaldamento, che richiedono assistenza continua e alimentazione, ormai molto deficitarie. L’insegnante di russo Irina Sošnikova della regione di Novgorod, nel nord della Russia europea, ha lanciato un appello sulla sua pagina Facebook: “Amici, aiutatemi per carità con la legna per il riscaldamento! La macchina per il trasporto e la frantumazione del legname costa oltre 10mila rubli [129 euro], e non sono in grado di assumere qualcuno per portare i ceppi a casa e sistemarli”.

Irina ha 64 anni e vive nel villaggio di Lyčkovo, in una vecchia casa di campagna dove non arriva più alcun servizio pubblico, e per l’acquisto della legna utilizzava la pensione dell’anziana madre ora defunta. Durante tutto il 2022 sono state organizzate raccolte spontanee tramite le reti social per aiutare le persone anziane e sole a raccogliere la legna, e alle famiglie dei riservisti inviati in Ucraina è stato promesso un aiuto dalle istituzioni, il tutto in misura sempre insufficiente.

Oltre alle difficoltà degli stessi abitanti delle città, per le sempre più numerose avarie ai sistemi di riscaldamento, ad andare in crisi sono proprio le tante persone che in Russia vivono nelle aree periferiche. L’abitazione di Irina non è stata neanche stata riconosciuta come idonea, ma lei non ha nessun altro posto dove andare.

Secondo i dati del censimento nazionale del 2020, oltre il 7% della popolazione russa vive in case senza riscaldamento, facendo uso di camini e stufe: si tratta di oltre 10 milioni di persone. Perfino nella repubblica di Adygeja del Caucaso 1 su 10 si riscalda a legna, e percentuali sempre più alte si rilevano nelle zone più settentrionali come la regione di Kostroma, di Novgorod e in Carelia, al confine con la Finlandia. A soffrire maggiormente sono gli abitanti della Siberia e dell’Estremo oriente, dove quasi la metà degli abitanti dipende dalle stufe.

Spesso manca una rete comune per il gas come a Tuva e in Buriazia, dove anche avendo fondi a disposizione è impossibile installare riscaldamenti autonomi. I rischi di incendio nelle case sono molto frequenti in queste zone. Ancora ad agosto del 2021 il governatore di Tuva, Vladislav Kovalyg, aveva chiesto personalmente a Putin di inserire la regione nel programma di gasificazione nazionale. Alimentare le stufe con il carbone, che è meno caro della legna, significa anche respirare gas tossici direttamente in casa, con conseguenti gravi malattie, ma da Gazprom è stato detto che sarebbe troppo caro portare il gas a Tuva.

In Buriazia gli abitanti locali hanno già rivolto diversi appelli al governatore Aleksej Tsydenov, perché la legna fornita alle famiglie dei tanti caduti in Ucraina non basta per tutti, e non si vedono altre forme di assistenza.

I genitori mandano i propri figli in orfanatrofio, dove c’è il riscaldamento centrale, solo per non morire di freddo, non avendo i soldi per legna o carbone, come informa la fondazione caritativa “Città del Sole” di Novosibirsk che aiuta le famiglie in questo tipo di difficoltà. “Molti pensano – dice la direttrice Marina Aksenova – che questo sia un aiuto generoso da parte dello Stato, ma non si rendono conto che il mantenimento dei bambini in queste strutture costa alla collettività ancora più dei carichi mancanti di legna, oltre al distacco e ai traumi psicologici che provoca in essi”.

Diverse associazioni cercano di sostenere le famiglie russe nel gelo invernale, ma le spese per la guerra stanno annullando ogni tentativo di riscaldare il corpo e l’anima della Russia.

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