27/10/2017, 13.00
BANGLADESH
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Ministro dell’interno: buone speranze di risolvere la crisi dei Rohingya

di Sumon Corraya

Asaduzaman Knak ha incontrato la leader birmana Aung San Suu Kyi. I due hanno deciso di affrontare l’emergenza in maniera bilaterale. Firmato un accordo in 10 punti, che comprende il rimpatrio e il reinsediamento dei profughi “il prima possibile”.

Dhaka (AsiaNews) – Buone speranze di risolvere la crisi dei Rohingya. È quanto riporta Asaduzaman Knak, ministro bengalese dell’Interno, di ritorno da una visita ufficiale di due giorni in Myanmar. Lì ha incontrato la leader birmana Aung San Suu Kyi, con la quale ha discusso dell’emergenza dei profughi musulmani che stanno scappando dallo Stato del Rakhine. Riportando stralci del colloquio, il rappresentante di Dhaka afferma: “Abbiamo iniziato un cammino di soluzione e lo porteremo a termine. Supereremo la crisi”.

Secondo Knak, la leader democratica gli ha chiesto: “Incoraggi i Rohingya a tornare in Myanmar, perché essi non vogliono ritornare qui”. Il ministro fa sapere di aver replicato alla Signora: “Lei sa di sicuro il motivo per cui i Rohingya non vogliono fare rientro. Essi non hanno le condizioni adeguate per ritornare nella terra natale”.

Dal 25 agosto, data in cui militanti dell’Arakan Rohingya Salvation Army hanno attaccato avamposti militari di frontiera, facendo scoppiare la scintilla delle successive violenze, in Bangladesh sono entrati circa 600mila profughi [dati diffusi dall’Onu, ndr]. Il titolare dell’Interno riferisce di aver detto alla controparte birmana “che questa crisi deve essere risolta in maniera bilaterale. È ciò che vuole il nostro primo ministro [Sheikh Hasina, ndr]. Il governo del Bangladesh ha proposto un gruppo di lavoro congiunto, che dovrà basarsi sulle raccomandazioni della commissione guidata da Kofi Annan [la Rakhine State Advisory Commission, ndr]”.

Il ministro esprime anche la preoccupazione che “se i Rohingya dovessero rimanere in Bangladesh ancora a lungo, potrebbero rimanere coinvolti in attivista terroristiche e militanti, che noi tentiamo di mantenere sotto controllo. In quel caso non potremmo fare molto”. Per questo i governi dei due Paesi hanno raggiunto un accordo in 10 punti, che comprende “la cessazione immediata degli ingressi dei rifugiati in Bangladesh, il rimpatrio il prima possibile e il ritorno ad una situazione di normalità nella regione del Rakhine, con il loro reinsediamento”.

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