22/03/2013, 00.00
INDIA – ITALIA
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Ministro indiano degli Esteri: Il ritorno dei marò in India è frutto di buona diplomazia

di Nirmala Carvalho
Oggi i due militari rientreranno a New Delhi, giorno in cui scade il permesso speciale. Il governo indiano avrebbe assicurato in forma scritta che non sarà applicata la pena di morte in caso di condanna.

Mumbai (AsiaNews) - Ancora una volta la diplomazia ha trionfato sui gesti di forza: così Salman Khurshid, ministro indiano degli Esteri, ha commentato il ritorno dei marò in India, attesi a New Delhi nella giornata di oggi. È di ieri sera la decisione del governo italiano di far rientrare i due militari - accusati dell'omicidio di due pescatori del Kerala -, rispettando così i termini del permesso speciale in scadenza oggi e concesso dall'India quattro settimane fa per motivi elettorali.

Tra le motivazioni presentate da Staffan De Mistura, sottosegretario italiano agli Esteri, vi è l'assicurazione scritta da parte dell'India di non applicare la pena di morte - in caso di condanna - e che i diritti fondamentali dei due militari saranno protetti.

"Ho detto più volte - ha dichiarato Khurshid - che non si deve mai rinunciare alla via diplomatica troppo presto". Rispondendo ad alcuni giornalisti che chiedevano se Sonia Gandhi - presidente del Congress - avesse influenzato la decisione dell'Italia, il ministro ha detto: "La diplomazia portata avanti da questo governo segue, com'è ovvio, una sua direzione, che viene dal primo ministro e dal presidente del Congress". Nei giorni passati la Gandhi - italiana naturalizzata indiana dopo il suo matrimonio con Rajiv Gandhi, il primo ministro assassinato nel 1991 - era intervenuta nella vicenda dei due marò, definendo il comportamento italiano un "tradimento inammissibile dell'impegno preso con la Corte suprema".

L'11 marzo scorso il governo italiano aveva annunciato la decisione di trattenere i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone oltre la scadenza del permesso speciale, invocando l'intervento di un arbitrato internazionale. La Corte suprema indiana ha reagito emettendo un ordine restrittivo nei confronti di Daniele Mancini, ambasciatore italiano a New Delhi e firmatario dell'affidavit con cui l'Italia si era impegnata a far rientrare i marò in India al termine della licenza. 

 

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