04/05/2015, 00.00
COREA – RUSSIA – CINA
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Missili, sicurezza e imbarazzo diplomatico dietro il mancato viaggio di Kim a Mosca

Il dittatore nordcoreano aveva accettato l’invito del Cremlino, ma ha declinato all’ultimo momento. Dietro la rinuncia il fallito accordo con la Russia per la compravendita di missili o la paura di incontrare per la prima volta il “padrino” Xi Jinping in terra straniera. Pyongyang sempre più isolata dalla comunità internazionale.

Seoul (AsiaNews) – Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un non sarà a Mosca per le celebrazioni del 70mo anniversario della fine della II Guerra mondiale. Il viaggio avrebbe rappresentato la prima occasione per il giovane leader di uscire dal territorio nazionale e incontrare capi di Stato e di governo stranieri. Dall’ascesa al trono di Pyongyang avvenuta nel 2012, dopo la morte del padre e “caro leader” Kim Jong-il, il dittatore non ha ancora visitato neanche la Cina, storico partner della Corea del Nord.

Non è chiaro il motivo della rinuncia, dato che lo stesso governo nordcoreano aveva fatto capire che Kim avrebbe partecipato alle celebrazioni previste per il prossimo 9 maggio nella capitale russa. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha annunciato soltanto che Kim “ha deciso di rimanere a Pyongyang. Ha cambiato idea all’ultimo per non specificati affari interni”.

Secondo la stampa sudcoreana, fra i motivi che avrebbero spinto Kim a rinunciare vi è il mancato accordo sulle misure di sicurezza pretese da Pyongyang. Una fonte del Korea Herald sostiene che leader nordcoreano avrebbe richiesto un particolare spiegamento di forze per la sua persona, impossibile da concedere data la presenza di altri 30 esponenti mondiali: “La Russia non poteva dare un’accoglienza speciale a Kim. Che tra l’altro non è neanche il capo dello Stato”. In Corea del Nord, infatti, la carica di presidente è ancora assegnata al defunto Kim Il-sung (nonno del Kim al potere).

Un’altra ipotesi riguarda una fallita compravendita di missili, che Pyongyang avrebbe voluto acquistare dal Cremlino. La Russia, sostiene un esperto locale, avrebbe declinato la proposta “che avrebbe stravolto gli equilibri strategici nella regione. Prima avremmo dovuto quanto meno chiedere alla Cina se avesse qualcosa in contrario”.

All’ultimo punto della lista delle speculazioni vi è proprio il rapporto fra la Corea del Nord e la Cina, in caduta libera dal cambio della guardia a Pyongyang e a Pechino. Dopo decenni di sostegno pieno all’ultimo regime stalinista ancora regnante, infatti, il Dragone negli ultimi anni ha fatto diversi passi indietro: non concede più credito libero al governo, non fornisce più armamenti e non sostiene più l’ex alleato alle sessioni del Consiglio di Sicurezza Onu. Tutto questo a causa dei ripetuti test atomici compiuti dal Nord senza l’autorizzazione della comunità internazionale.

Secondo Kim Yong-hyun, docente di Affari nordcoreani alla Dongguk University di Seoul, “sarebbe stato molto imbarazzante per Kim incontrare per la prima volta il presidente Xi Jinping a Mosca. I due non si parlano e non si sono ancora incontrati, farlo in terra straniera per entrambi sarebbe stato uno scacco terribile”.

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