05/09/2025, 12.11
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Modi presto in Manipur: un primo passo verso la pace?

Il primo ministro indiano dovrebbe recarsi nello Stato nord-orientale la prossima settimana, dopo oltre due anni di violenze e scontri etnici. Nei giorni scorsi i gruppi di etnia Kuki hanno firmato un accordo con il governo centrale e statale per la riconciliazione ma restano molti nodi da risolvere: lo sfollamento di circa 60mila persone e le divisioni interne al BJP, il partito da cui proviene il premier e che controllava il Manipur quando sono esplose le violenze nel 2023.

Imphal (AsiaNews) - Il governo indiano e il governo del Manipur hanno firmato nei giorni scorsi un accordo con i gruppi etnici Kuki-Zo per rinnovare il patto di "Sospensione delle operazioni" (SoO). Si tratta di uno sviluppo politico che arriva dopo oltre due anni di tensioni e violenze nello Stato nord-orientale. Secondo la stampa locale, inoltre, ci sono forti indicazioni che il primo ministro Narendra Modi dovrebbe recarsi in visita in Manipur la settimana prossima per la prima volta dall'inizio degli scontri ormai più di due anni fa.

L'accordo di sospensione delle operazioni risale in realtà al 2008 e da allora è stato rinnovato ogni anno tra Delhi, il governo del Manipur e due associazioni di gruppi militanti Kuki, la Kuki National Organisation (KNO) e lo United Peoples Front (UPF). L’intesa stabilisce che sia le forze di sicurezza che i gruppi militanti non possono lanciare operazioni e che i gruppi militanti devono rimanere in aree designate dal governo centrale.

Tuttavia, nell’accordo firmato nei giorni scorsi sono state aggiunte ulteriori clausole: in particolare, i gruppi Kuki-Zo, che negli ultimi due anni hanno combattuto contro la maggioranza Meitei, hanno accettato di mantenere l'integrità territoriale del Manipur, secondo quanto riferito dalle autorità locali. In una mossa volta a spegnere le tensioni i gruppi Kuki si sono anche impegnati a riaprire la National Highway-2, che collega Dibrugarh in Assam a Tuipang nel Mizoram ed era rimasta bloccata dall’inizio degli scontri il 3 maggio 2023. 

Ulteriori impegni presi durante l'incontro con il ministero dell'Interno indiano includono il trasferimento di sette campi designati lontano dalle aree di conflitto e la consegna delle armi. Per affrontare le preoccupazioni sulla presenza di elementi stranieri, i gruppi hanno anche accettato una rigorosa verifica fisica dei militanti da parte delle forze di sicurezza.

Secondo i dati ufficiali, scontri etnici tra le comunità Meitei e Kuki-Zo-Hmar hanno causato almeno 260 morti e lo sfollamento di circa 60mila persone da maggio 2023. Per molto tempo, i gruppi Kuki avevano chiesto un'amministrazione separata per la loro comunità come condizione per i colloqui di pace, ma il governo dell'India, che aveva imposto il controllo diretto dello Stato centrale sul Manipur non ha risposto ufficialmente a questa richiesta, che incontra una forte opposizione da parte della comunità Meitei, in gran parte confinata nei distretti della valle del Manipur, mentre i Kuki sono perlopiù concentrati nelle aree collinari. 

Il rinnovo del patto SoO è in ogni caso visto come un precursore della prevista visita del premier Modi che secondo quanto affermato nei media locali dovrebbe avvenire la settimana prossima. Il Dipartimento degli Interni del Manipur aveva emesso una circolare il 30 agosto, affermando che non sarebbe stato concesso alcun congedo agli ufficiali o al personale di polizia dal 7 al 14 settembre a causa di "esigenze di servizio".

Se la visita avrà luogo, sarà la prima volta che Modi si reca nello Stato da quando sono iniziati gli scontri etnici nel maggio 2023. Il suo itinerario dovrebbe includere Imphal, la capitale dello stato, e Churachandpur, uno dei distretti più gravemente colpiti dalla violenza. Fonti indicano che la visita è stata presentata come una "mossa decisiva per porre fine al conflitto prolungato e per preparare il terreno per un governo pienamente funzionante nel Manipur".

Tuttavia, la realtà sul campo rimane complessa, con comunità profondamente divise e migliaia di persone che risiedono ancora nei campi per sfollati. Lo stesso Modi è stato a lungo criticato dalle opposizioni per il suo prolungato silenzio sulla crisi e ad oggi resta il nodo della nomina di un nuovo capo del governo e la formazione di un governo statale.

In Manipur la legge presidenziale (il controllo amministrativo da parte di Delhi) era stata imposta in seguito alle dimissioni del chief minister N. Biren Singh, appartenente al Bharatiya Janata Party (BJP), la stessa formazione politica di Modi. La formazione di un governo stabile deve affrontare sfide significative, tra cui divisioni all'interno del BJP e una ribellione da parte di dieci parlamentari Kuki, di cui sette fanno parte del BJP, che hanno denunciato pubblicamente la cattiva gestione della situazione da parte di Singh. 

Secondo fonti di The Wire, finora non si è ancora trovato un accordo per la formazione del nuovo governo. "Riconciliare queste divisioni e soddisfare tutte le fazioni all'interno del partito sarà una sfida importante per formare un governo statale ora", ha dichiarato una fonte. "Inoltre, la fazione di Biren Singh sta spingendo per l'annuncio di nuove elezioni e non vuole che la leadership nazionale del partito annunci un nuovo candidato a capo del governo, poiché ciò potrebbe mettere a repentaglio la statura politica di Singh". 

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