08/03/2005, 00.00
INDIA
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Mons. Gracias: "Famiglie indiane più forti della cultura della morte"

di Nirmala Carvalho

Famiglie unite nonostante le minacce provenienti da mass media e consumismo. La Conferenza episcopale si impegna a sostenere le giovani coppie.

Mumbai (AsiaNews) – La famiglia in India resiste agli attacchi di una cultura che la vuole isolare e svilire come fondamento della società e dono di Dio. Ne è convinto mons. Agnelo Gracias, presidente della Commissione Famiglia della conferenza episcopale indiana, che oggi chiude la  sua 17° assemblea a Ranchi, incentrata sul tema "Famiglia: buona notizia per l'India".

In un'intervista ad AsiaNews il vescovo esprime apprezzamento per l'impegno delle famiglie cattoliche all'interno della società. "La famiglia non deve rimanere chiusa in sé, ma la sua testimonianza deve raggiungere le altre, superare barriere di stato sociale e casta". Mons. Gracias, che è vescovo ausiliare di Mumbai, ha ricordato che "il nostro Dio non è un essere solitario che vive isolato, ma una Trinità di persone, una comunione di vita e amore, come la famiglia secondo il sacramento cristiano".

Il vescovo si è detto "pieno di gioia e speranza nel vedere che nonostante le pressioni esterne che mirano a disgregarla, la famiglia in India rimane stabile". Mon. Gracias ha spiegato che in questo è di aiuto anche la tradizione indiana, secondo la quale il matrimonio e i legami famigliari sono considerati sacri. "C'è una grande rispetto per i genitori, gli anziani e un grande spirito di ospitalità". Il prelato ha raccontato che i genitori cristiani battezzano i figli e si preoccupano che crescano nella fede. "Sentiamo che il contributo dell'India all'umanità è la sua forte convinzione nella sacralità della famiglia".

Parlando dei temi emersi durante l'incontro dei 111 vescovi indiani, mons. Gracias ha detto che vi è un consenso generale nel vedere che "il basso livello di considerazione in cui è tenuta la donna nella società indiana èuna delle cause principali della disintegrazione delel famiglie".

Altro fattore che contribuisce al degrado della famiglia, secondo il vescovo, sono i mass media, "diffusori di una cultura della morte". Questa si manifesta in pratiche come "la contraccezione, il sesso prematrimoniale, l'aborto, e l'eutanasia". La denuncia di Mons. Agnelo è precisa: "L'immoralità trasmessa dai nostri media condiziona le famiglie; valori negativi e stili di vita licenziosi continuano ad inondare le nostre case e ad essere assorbite da menti inconsapevoli e influenzabili". Il prelato riconosce che la televisione ha portato benefici allo sviluppo sociale, ma con la pubblicità alimenta "il consumismo e la cultura del comfort".

Le minacce all'erosione dei valori famigliari vengono anche da "povertà, globalizzazione, alcolismo, AIDS". Un ritmo di vita sempre più frenetico e l'assenza a volte di uno dei due coniugi da casa sono, secondo mons. Gracias, un altro nemico da combattere.

A Ranchi la Chiesa indiana ha discusso anche di come impedire che la situazione possa deteriorare. "Ci siamo impegnati -  dichiara mons. Gracias – a rendere l'apostolato della famiglia parte integrante dei programmi pastorali diocesani". I vescovi hanno proposto l'aumento dei corsi prematrimoniali e l'istituzione di una Commissione Famiglia in ogni diocesi che sia "punto di riferimento e di sostegno alle coppie sposate".

Mons. Agnelo Gracias ha concluso con un invito ai fedeli: "Possa la Sacra Famiglia rendere le nostre case santuari di pace, amore e gioia come la casa di Nazareth".

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