16/03/2023, 13.27
VATICANO
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Mons. Kodithuwakku: papa Francesco, il dialogo e l'annuncio del Vangelo

di Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage *

Uno stralcio dell'intervento del presule originario dello Sri Lanka, oggi segretario del dicastero per il dialogo interreligioso, al convegno promosso dall'Università Urbaniana per i dieci anni dall'elezione di Bergoglio: "Per Francesco il dialogo è un atto sacro: ci invita a metterci di fronte all’altro, vedendolo come un dono di Dio". 

Roma (AsiaNews) - La ricorrenza dei dieci anni dall'elezione di papa Francesco in questi giorni è stata l'occasione per tante riflessioni pubbliche sul suo magistero. Pubblichiamo qui sotto uno stralcio da un intervento pronunciato all'Università Urbaniana il 14 marzo da una delle figure più significative provenienti dall'Asia nella Curia Romana: mons. Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, sacerdote originario della diocesi di Badulla nello Sri Lanka, che dal 2019 è il segretario del dicastero per il Dialogo interreligioso. Dal suo discorso - in cui mons. Kodithuwakku ha affrontato a 360 gradi la visione di papa Francesco del dialogo interreligioso - proponiamo qui sotto la parte in cui si sofferma sul rapporto tra il dialogo con i fratelli delle altre religioni e la missione dei cristiani.

Se il dialogo è parte integrante della missione, quale ruolo assegna papa Francesco all’annuncio?

Papa Francesco sostiene che “l’evangelizzazione e il dialogo interreligioso, lungi dal contrapporsi, si sostengono e si alimentano a vicenda” (Evangelii Gaudium 251). Ci invita quindi a prestare attenzione al “legame essenziale tra il dialogo e l'annuncio” (ibidem) perché “è da questa identità profonda - il nostro essere fondati in una fede viva in Cristo - che inizia il nostro dialogo” (ai vescovi dell'Asia, Santuario di Haemi, 17 agosto 2014). Sottolinea che “la vera apertura comporta il rimanere saldi nelle proprie convinzioni più profonde, chiari e gioiosi nella propria identità”, e allo stesso tempo essere “aperti a comprendere quelle dell’altra parte” e “sapere che il dialogo può arricchire ciascuna parte” (Evangelii Gaudium 251). Quindi, il dialogo non è unilaterale, ma “attraverso l’ascolto reciproco, entrambe le parti possono essere purificate e arricchite” (Evangelii Gaudium 250).

Papa Francesco ci dice che il dialogo non è un atto puramente intellettuale, ma un atto sacro: “il dialogo ci invita a metterci di fronte all’altro, vedendolo come un dono di Dio, come qualcuno che ci interpella e chiede di essere riconosciuto”. Pertanto, insiste sul fatto che “il vero dialogo richiede momenti di silenzio, in cui cogliere il dono straordinario della presenza di Dio nel fratello o nella sorella” (udienza giubilare su Misericordia e dialogo, Città del Vaticano, 22.10.2016). Inoltre, il papa osserva che il dialogo autentico richiede anche una capacità di empatia “che ci porti a vedere gli altri come fratelli e sorelle e a 'sentire', al di là delle loro parole e azioni, ciò che i loro cuori desiderano comunicare. In questo senso, il dialogo ci richiede uno spirito veramente contemplativo di apertura e ricettività verso l’altro” (ai vescovi dell'Asia, Santuario di Haemi, 17 agosto 2014). Collegata all’empatia è la misericordia, che ci invita a inchinarci davanti ai bisognosi. Il Papa osserva: “Il tema della misericordia è familiare a molte tradizioni religiose e culturali. Inchinarsi con amore compassionevole davanti ai deboli e ai bisognosi fa parte dell'autentico spirito della religione. La parola stessa 'misericordia' è un richiamo a un cuore aperto e compassionevole”. (cfr. Discorso ai rappresentanti delle diverse religioni, Piazza San Pietro, 3 novembre 2016).

Se il dialogo interreligioso è un atto sacro e compassionevole, qual è il rapporto tra dialogo e preghiera? Citando l’Ecclesiam Suam di papa Paolo VI, papa Francesco osserva che “la religione per sua natura è una certa relazione tra Dio e la persona umana. Essa trova la sua espressione nella preghiera, e la preghiera è dialogo” (ai partecipanti all'Incontro internazionale per la pace di Sant'Egidio, Sala Clementina, 30 settembre 2013). In Azerbaigian, Papa Francesco spiega ulteriormente questa relazione: “La preghiera e il dialogo sono profondamente interconnessi: scaturiscono dall’apertura del cuore e si estendono al bene degli altri, arricchendosi e rafforzandosi a vicenda” (Baku, Azerbaigian, 2 ottobre 2016).

Va detto che il dialogo interreligioso oltre ad essere un atto sacro, è anche un incontro con il mistero sacro che si manifesta attraverso un triplice dialogo. Papa Francesco sottolinea: “Altri si abbeverano ad altre fonti. Per noi la sorgente della dignità umana e della fraternità è nel Vangelo di Gesù Cristo” (Fratelli Tutti 277). Naturalmente, questo pellegrinaggio interreligioso ci aiuterà ad approfondire l'incontro con il nostro mistero sacro; a scoprire e apprezzare i tesori spirituali di altre religioni e “come cristiani, possiamo anche beneficiare di questi tesori costruiti nel corso di molti secoli, che possono aiutarci a vivere meglio le nostre convinzioni” (Evangelii Gaudium 254); e anche a lavorare insieme per un mondo più umano. 

A questo proposito, vale la pena di citare alcune esperienze di dialogo inter-monastico. Il monaco benedettino Henri Le Saux (Abhishiktananda) ha osservato: “Il mistero che è presente nel mio cuore è il mistero che è presente anche in ogni cuore umano. Nel luogo in cui dimora Dio nessuno è separato dai suoi fratelli e sorelle. Al centro del suo cuore, dove c’è Dio e dove c’è solo Dio, trova misteriosamente presente l’intera famiglia umana e tutta la creazione”.

Thomas Merton a Bangkok, nel 1968, sottolineava l'obiettivo del suo dialogo con gli altri cercatori religiosi: “Vengo [come] un pellegrino ansioso di ottenere non solo informazioni, non solo ‘fatti’ su altre tradizioni monastiche, ma di abbeverarmi alle antiche fonti della visione e dell'esperienza monastica. Penso che ora abbiamo raggiunto uno stadio di maturità religiosa (a lungo atteso) in cui può essere possibile per qualcuno rimanere perfettamente fedele a un impegno monastico cristiano e occidentale, e tuttavia imparare in profondità, ad esempio, da una disciplina o un'esperienza buddhista o indù. Credo che alcuni di noi debbano farlo per migliorare la qualità della propria vita monastica”.

* segretario del dicastero per il Dialogo interreligioso

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