26/11/2019, 12.14
INDIA
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Mons. Menamparampil: Il mio premio è per i miei colleghi, operatori di pace

L’International Human Rights Council di Delhi premia l’arcivescovo di Guwahati come “Ambasciatore per la pace” del 2019. Sorpreso dalla notizia, egli dedica il riconoscimento ai colleghi con cui lavora da anni per il dialogo e l’armonia in India e in Asia.

Guwahati (AsiaNews) – “Non ho mai lavorato per i riconoscimenti. Sono l’ultima persona che ne se preoccupa. Ne accetto uno se e quando viene come incoraggiamento per i miei colleghi, che sono i reali vincitori”. Lo afferma ad AsiaNews mons. Thomas Menamparampil, arcivescovo emerito di Guwahati, in Assam. L’International Human Rights Council lo ha scelto come il vincitore del premio “Ambasciatore per la pace” dell’edizione 2019. “Per me – prosegue il vescovo – il premio da parte dell’organizzazione che difende i diritti umani è stato una sorpresa. Ma il mio peace-team è contento”.

L’arcivescovo di Guwahati accoglie la notizia del riconoscimento con stupore e senso di abnegazione. Egli verrà premiato nel corso di una cerimonia che si terrà nella capitale indiana il 9 dicembre. Prima di lui, l’organizzazione internazionale, tra le più importanti a livello mondiale in tema di protezione dei diritti umani, ha premiato il Dalai Lama.

Nato nel 1936 a Palai, in Kerala, è stato ordinato sacerdote dei salesiani di don Bosco nel 1965. Dal 1975 al 1981 è stato rettore della Don Bosco Technical School di Shillong, poi nel 1981 papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo di Dibrugarh. In seguito, nel 1992, diviene il primo vescovo della neo-eretta diocesi di Guwahati, elevata arcidiocesi nel 1995. Nel 2014 papa Francesco lo sceglie come amministratore apostolico di Jowai, dove vi rimane fino al 2016. Da quell’anno è tornato a Guwahati come emerito.

Mons. Thomas Menamparampil è una figura chiave del processo di pacificazione in India, in particolare tra i gruppi etnici dell’Assam. Per lui, il miglior metodo di evangelizzazione in Asia è “sussurrare il Vangelo all’anima dell’Asia”, facendosi mediatore tra le varie posizioni e culture e promotore di un dialogo sincero tra le parti, che nasce dalla reciproca conoscenza, rispetto e da un “pizzico di simpatia nel cuore”. 

L’obiettivo del dialogo e della riconciliazione sono stati i suoi punti cardine nei numerosi incarichi ricoperti: tra questi, presidente della Conferenza regionale dei vescovi del nord-est indiano; presidente della Commissione per l’educazione e la cultura della Conferenza episcopale indiana (Cbci); presidente dell’Ufficio per l’evangelizzazione della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche (Fabc).

Nel 1996 egli è stato tra i promotori della nascita di un nuovo organismo locale di operatori pace, il “Joint Peace Mission Team”, con cui tuttora lavora per sostenere l’armonia a livello locale. Per lui, la pace è possibile, attraverso la preghiera, in tutti i contesti e a tutti i livelli: tra i maoisti dell’India, al governo e nella Chiesa. (A.C.F.)

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