22/03/2006, 00.00
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Mosca e Pechino: collaborazione energetica, ma non troppo

Varati i progetti per due gasdotti, ma va a rilento l'idea dell'oleodotto siberiano per fornire petrolio alla Cina. Cresce il commercio di armi, ma fra i due paesi rimane ancora molta diffidenza. Cancellato un incontro dell'Ufficio Affari religiosi con il metropolita Kirill.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – A conclusione della visita di due giorni nella capitale cinese, il presidente russo Vladimir Putin ha deciso con Hu Jintao una maggiore cooperazione nel campo dell'energia, per la produzione di gas e petrolio, e ha promesso di studiare la fattibilità di un oleodotto siberiano con terminale in Cina.

Ieri Putin ha dichiarato che il suo Paese avrebbe lanciato l'apertura di 2 gasdotti entro 5 anni; il capo della compagnia petrolifera Rosneft ha aperto progetti di joint venture per estrarre e raffinare petrolio crudo e una serie di stazioni di servizio in Cina.

Da tempo la Cina cerca di assicurarsi fonti di energia per garantire la sua disordinata e vorticosa crescita economica. Il memorandum firmato dalla Gazprom russa per la costruzione di due gasdotti permetterebbe alla Cina di avere da 60 a 80 miliardi di metri cubi di gas nell'est e nell'ovest del Paese. Nel 2004 la Cina ha consumato circa 39 miliardi di metri cubi di gas. Secondo l'agenzia Interfax il costo dei nuovi gasdotti si aggira sui 10 miliardi di dollari Usa.

Ma le due parti non hanno fatto molti progressi sulla costruzione di un oleodotto che attraverso la Siberia, dovrebbe portare petrolio alla Cina.

Nel 2003 il governo russo ha deciso la costruzione dell'oleodotto, lungo 4100 km che dovrebbe giungere nella città di Nakhodka, sul Pacifico. Il governo ha anche optato che l'oleodotto serva ai bisogni energetici del Giappone. La Cina, dopo aver cercato inutilmente di fare concorrenza a Tokyo, tenta ora di convincere la Russia a costruire almeno un ramo sud dell'oleodotto che porti 600 mila barili di petrolio al giorno alle industrie cinesi.

Ma nei due giorni di visita del presidente russo, non vi è stata una chiara determinazione in questo senso. Putin ha solo promesso che farà studiare la fattibilità del progetto, ma non ha dato alcun dettaglio o scadenza per lo studio.

Un'altra frustrazione per la Cina è il freno posto dal governo per investimenti cinesi in Russia. Pechino vorrebbe acquistare una parte di Rosneft, ma Putin non ha dato alcuna speranza, sebbene la China National Petroleum Corp (Cnpc), abbia firmato contratti di collaborazione per ricerche comuni su territorio russo. Rosneft e Cnpc hanno anche firmato un accordo per studiare la fattibilità di progetti per esportare energia elettrica dalla Russia alla Cina.

Analisti cinesi fanno notare che il rapporto Mosca –Pechino riveste non solo aspetti commerciali ed energetici, ma anche di strategia internazionale. Ricordano la posizione dei due Paesi nel frenare le decisioni Onu contro i progetti nucleari iraniani e la funzione che entrambi hanno nel dialogo a sei sulla crisi nucleare nord-coreana. Si esclude comunque un elemento "anti-americano" nella collaborazione Cina-Russia. Chen Yurong, del China Institute for International Studies, afferma che l'avvicinamento fra i due "è anzitutto economico, oltre a un bisogno di salvaguardare un ambiente pacifico per il loro rispettivo sviluppo".

Yu Bin dello Shanghai Institute for American Studies fa notare che i rapporti economici fra Cina e Russia nel 2005 sono aumentati fino a 29,1 miliardi di dollari, basati soprattutto sulla vendita all'interlocutore cinese di armi quali motori di jet, navi, aerei cargo, sistemi di missili per la difesa aerea. Ma egli fa anche notare che la diffidenza russa verso la Cina dura da oltre 300 anni. E sebbene le dispute sui confini cino-siberiani sono stati risolti nel 2004, c'è ancora molta diffidenza russa verso il vicino partner economico così potente.

Anche da parte della Cina vi sono segni di disamore. Durante la visita di Putin, il metropolita Kirill di Smolensk, capo dell'Ufficio per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e membro della delegazione russa, doveva incontrarsi con membri dell'Ufficio affari religiosi di Pechino. Da tempo la chiesa ortodossa russa chiede di essere riconosciuta fra le religioni ufficiali e di avere indietro molte chiese ed edifici posseduti prima della rivoluzione maoista. Il giorno prima dell'incontro, il 21, la riunione è stata cancellata senza motivo. Il metropolita ha poi celebrato una divina liturgia nell'ambasciata russa a Pechino, in una sala prima adibita a cappella.
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