Muhamalai: finita la bonifica in uno dei peggiori campi minati al mondo
L'HALO Trust ha concluso le attività di sminamento in una zona consistente della Provincia del Nord, teatro in passato della guerra fra esercito e Tigri Tamil. Fondamentale la collaborazione della popolazione locale, in prima linea nella rimozione delle mine. Ora potranno riavere le terre che il lungo conflitto aveva loro portato via.
Colombo (AsiaNews) - Una notizia attesa da tempo e che rende più sicura una fetta consistente dell’isola: la scorsa settimana, infatti, HALO Trust - la più grande organizzazione umanitaria per la rimozione delle mine - in collaborazione con un’importante agenzia di sminamento dello Sri Lanka, ha completato la bonifica nella zona nord di Muhamalai (nella provincia Settentrionale). Grazie a decenni di impegno comune gli abitanti della regione, un tempo sfollati a causa della guerra, possono finalmente fare ritorno nelle loro case. Analisti ed esperti ricordano come Muhamalai fosse un tempo uno dei campi minati più densi al mondo.
Durante la guerra la Forward Defence Line era una demarcazione militare fondamentale, che separava le posizioni dell’esercito dello Sri Lanka (Sla) a Jaffna da quelle del Liberation Tigers of Tamil Eelam (LTTE) a Kilinochchi. Le mine terrestri sono state usate in modo sistematico e massiccio da entrambe le parti in lotta, mentre si intensificavano i combattimenti per l’accesso lungo la famosa A9. Attualmente, molti abitanti del Nord vivono in comunità reinsediate, ricostruite con l’assistenza del governo che ha fissato il 2028 come anno per dichiarare il Paese “libero” dalla minaccia delle mine anti-uomo.
Il National Mine Action Centre (Nmac) supervisiona la garanzia di qualità e il controllo di tutte le attività di sminamento e i suoi funzionari visitano i siti di sminamento ogni due settimane per garantire che le operazioni seguano gli standard dello Sri Lanka e quelli internazionali. In questa fase vi sono opere di sminamento in corso anche nella laguna di Muhamalai, considerata “area difficile” a causa dell’accesso stagionale e della complessità del terreno. La squadra sta utilizzando un escavatore anfibio per raggiungere la laguna, minata e poco profonda, sfruttando anche macchinari protetti dalla possibile esplosione di ordigni improvvisati. Tuttavia, sinora i progressi sono stati lenti a causa della presenza di campi minati attivi su entrambi i lati dei sentieri di accesso, dato che l’area si trova in una “zona rossa”.
L’HALO Trust (Hazardous Area Life-support Organization) è una organizzazione umanitaria non governativa che lavora principalmente con l’obiettivo di ripulire le mine terrestri e altri ordigni esplosivi retaggio dei conflitti e lasciati inesplosi nel sottosuolo. Con oltre 10mila collaboratori in tutto il mondo esso opera in 28 nazioni e, al momento, il suo impegno principale è rivolto all’Afghanistan, dove l’ong continua a operare anche sotto il controllo del regime talebano che ha preso il potere nell’agosto 2021.
Secondo il responsabile delle operazioni internazionali di HALO Trust Vithoozen Antony “le fattorie della zona sono state trasformate in linee del fronte quando frequentavo la scuola primaria. Ora lavoro in una squadra - prosegue - che restituisce agli sfollati della guerra le vite che gli spettavano e gli sono state tolte”. Come migliaia di persone del Nord, anche la sua infanzia è stata interrotta dallo sfollamento provocato dalla guerra. Attualmente guida squadre di centinaia di persone, per lo più appartenenti alle comunità locali, nel faticoso compito di estrarre una delle armi da guerra più letali al mondo.
Suhashini Vadivel, 54 anni, Suppamma Ravichndrarajah, di 50 anni, e il 48enne Arul Jeyeprgasan, residenti a Muhamalai e addestrati come sminatori, raccontano ad AsiaNews di essersi “uniti al programma di sminamento, perché volevamo bonificare le nostre terre. Durante il periodo di addestramento - spiegano - ci sono stati molti incidenti con le mine. Le nostre famiglie hanno cercato di dissuaderci dall’unirci all’operazione di sminamento” ma “intendiamo lavorare qui fino a quando le miniere dureranno. Abbiamo bisogno di tornare alle nostre terre e proprietà ancestrali”.
“Il nostro lavoro è duro, poiché i turni di sminamento vanno dalle 6 alle 12 e dalle 12 alle 18. Chi lavora nel turno mattutino - proseguono gli operatori nel racconto - spesso si sveglia già alle 2 del mattino per sbrigare le faccende domestiche, prima di salire sul bus navetta alle 4 per raggiungere il sito. Lavoriamo a intervalli di 40 minuti con pause di 10, indossando pesanti protezioni sotto l’intenso sole del nord”. Per molti fra quanti svolgono la professione, aggiungono, “lo sminamento è un’ancora di salvezza vitale per sostenere le nostre famiglie. La maggior parte di loro sono ex membri delle LTTE, combattenti riabilitati e circa il 60% del personale di HALO Trust. La maggior parte sono donne, poiché a causa della guerra molti nuclei familiari sono guidati da donne. Tutto il personale addetto allo sminamento ha un’assicurazione obbligatoria sotto la copertura del datore di lavoro e viene fornita assistenza all’infanzia. Anche se il nostro lavoro è duro, siamo felici - concludono - perché possiamo tornare alle nostre vecchie residenze e iniziare a vivere”.
Nel frattempo, centinaia di posti di lavoro nel settore dello sminamento andranno persi man mano che altri campi minati saranno bonificati, con l’obiettivo di rendere lo Sri Lanka una nazione libera dalle mine anti-uomo. Per prepararsi a questo, il Mines Advisory Group (Mag) sta guidando un programma per preparare gli sminatori a mezzi di sussistenza alternativi. Secondo i funzionari del Centro nazionale per l’azione contro le mine, il personale ha già ricevuto una formazione in gestione finanziaria, lingua e arti performative. Sono inoltre in corso progetti di formazione per la sartoria, la saldatura, l’artigianato e la formazione professionale.
09/06/2021 13:01