20/07/2022, 10.25
MYANMAR
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Sagaing: colpito da un attacco aereo il villaggio natale del card. Bo

Tre elicotteri della giunta militare birmana hanno attaccato cinque località, costringendo la popolazione alla fuga e danneggiando i luoghi di culto. Un'indagine di Amnesty International denuncia l'utilizzo delle mine anti-uomo nello Stato Kayah.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Monhla, il villaggio natale del card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, è tra le cinque località della regione di Sagaing colpite il 18 luglio da un attacco aereo della giunta militare birmana. 

Secondo quanto riferito da Myanmar Now, tre elicotteri hanno sparato anche contro i villaggi di Pin Sein Khin, Kyi Su, Ka Lon e Thayet Taw, nelle municipalità di Khin-U e Ye-U. 

Un capo dell'Armed Revolutionary Force, un gruppo di resistenza basato a Khin-U, ha confermato che una chiesa, due monasteri buddisti e una pagoda sono stati danneggiati. “Le monache e il prete sono fuggiti”, ha raccontato una donna del villaggio dove in tempi normali risiedono circa 700 famiglie.

Il card. Bo è nato a Monhla nel 1948. Il primo febbraio 2021 l’esercito birmano con un colpo di Stato ha estromesso il precedente governo civile guidato da Aung San Suu Kyi e intrapreso una dura repressione che ha poi dato inizio al conflitto civile.

A maggio il porporato aveva rilasciato una dichiarazione in cui chiedeva ai militari di astenersi dal prendere di mira i siti religiosi, dopo che quattro persone rifugiate in una chiesa erano state uccise nello Stato Kayah. A dicembre il cardinale aveva celebrato il Natale con il generale a capo dell'esercito Min Aung Hlaing.

Secondo Amnesty International l’esercito sta commettendo crimini di guerra posizionando mine intorno ai villaggi per combattere le truppe della resistenza. Il fronte anti-golpe è composto dalle Forze di difesa del popolo (Pdf) e diverse milizie etniche del Paese, alle quali si sono uniti vari gruppi di combattenti negli ultimi mesi.

Durante una visita nello stato di Kayah vicino al confine con la Thailandia, i ricercatori di Amnesty hanno intervistato i sopravvissuti alle mine antiuomo, gli operatori sanitari che li avevano curati e altri cooperanti coinvolti nelle operazioni di sgombero. L’ong ha dichiarato di avere “informazioni credibili” per poter affermare che la giunta militare ha piazzato mine intorno ad almeno 20 villaggi e anche nei sentieri delle risaie. 

Nonostante i tentativi di sminamento da parte delle milizie anti-golpe, che non hanno una formazione professionale e gli strumenti adatti a rimuovere gli ordigni, i problemi più grandi si presenteranno in futuro. "Sappiamo per amara esperienza che i morti e i feriti civili aumenteranno nel tempo. La disseminazione delle mine sta già impedendo alle persone di tornare alle loro case e ai loro terreni agricoli", ha dichiarato Rawya Rageh, consulente di Amnesty.

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