07/01/2011, 00.00
ISLAM - EGITTO
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Natale copto tranquillo. Ma vanno affrontati fondamentalismo e discriminazione dei cristiani

di André Azzam
Decine di migliaia di poliziotti controllano le chiese copte. I cristiani non si sono lasciati bloccare dalla paura. Nuove minacce dai siti radicali islamici. Da molte parti si punta il dito verso il governo: deve fermare l’ondata di fondamentalismo che sta distruggendo la convivenza e l’economia della società egiziana. I suggerimenti della Chiesa cattolica: uguale trattamento per cristiani e musulmani; riforma della scuola; lotta contro la discriminazione e contro media e predicatori che diffondono l’odio.
Il Cairo (AsiaNews) – Il Natale copto si sta svolgendo senza incidenti, grazie a un enorme spiegamento di polizia attorno alle chiese del Paese. Almeno 70 mila poliziotti e paramilitari svolgono una stretta sorveglianza dei luoghi di culto cristiani, insieme a camionette blindate e squadre balistiche speciali. Posti di blocco impediscono il parcheggio di veicoli vicino alle chiese e chiunque entra negli edifici sacri deve mostrare i documenti.
 
I copti hanno reagito all’attentato della notte di Capodanno ad Alessandria decidendo di andare comunque a partecipare alle funzioni. Perfino nella stessa chiesa dei Santi, dove per l’attacco sono morte 23 persone e vi sono stati 80 feriti, i fedeli si sono radunati a centinaia per pregare.
 
Nella cattedrale di Abbassiya, al Cairo, il patriarca Shenouda III ha tenuto ieri sera una messa in cui ha ricordato “il martirio di un gran numero di innocenti” ad Alessandria. Alla messa del patriarca erano presenti vari membri del governo e due figli del presidente Moubarak.
 
Ad Alessandria gruppi di musulmani si sono radunati vicino alla chiesa colpita per esprimere solidarietà verso i loro connazionali copti, vittime del terrorismo e per gridare “Viva la croce e la mezzaluna!”.
 
Intanto la polizia ha diffuso l’identikit del probabile kamikaze che si sarebbe fatto scoppiare con una cintura di 10-15 chili di esplosivo, in aggiunta di chiodi e schegge per fare più danni. L’identikit sarebbe stato ricostruito a partire dai resti trovati sul luogo dell’attentato. Voci si susseguono affermando che il Dna del kamikaze sarebbe afghano o pakistano, avallando l’ipotesi del governo che l’attacco è venuto da “mani straniere”. Su alcuni siti islamisti sono apparsi però appelli a colpire le chiese copte a Natale o in altri momenti in cui vi sono tanti fedeli ed è pubblicata una lista di chiese copte coi loro indirizzi in Egitto e all’estero.
 
L’attentato alla comunità copta di Alessandria ha messo però i riflettori sulle discriminazioni quotidiane che i cristiani subiscono in Egitto, e sull’impressionante crescita di fondamentalismo in un Paese che un tempo si definiva laico e tollerante. Ecco l’analisi della situazione offertaci dall’esperto egiziano André Azzam.
 
 
A diversi giorni dal terribile attacco-bomba della vigili di Capodanno contro la chiesa dei santi Paolo e Giorgio ad Alessandria, l’intera nazione è ancora commossa e sotto choc.
 
Nel Paese, tutti hanno condannato l’attentato: il capo di Stato, i ministri, i leader religiosi cristiani e musulmani, la gente comune, le ambasciate straniere e gli stranieri che lavorano in Egitto. Ogni giorno vi sono dimostrazioni contro il terrorismo: in università, nei club sportivi, nelle strade, negli incontri pubblici.
 
La sensazione di tutti – e la speranza – è che questo terribile incidente sia come l’ultima pagliuzza che rompe la schiena al cammello. Non un semplice incidente, uno in più nella lunga catena di discriminazione contro i copti: molte catene televisive hanno espresso l’idea che “tutti siamo copti” e che ogni egiziano considera l’attacco come un tentativo di distruggere l’Egitto dall’interno.
 
Per la prima volta, si può sentire la radio invitare i musulmani ad andare nelle chiese per il Natale orientale – celebrato dalla vigilia di ieri – per condividere l’evento con i loro fratelli e sorelle cristiani, e esprimere le condoglianze per la morte dei 23 uccisi ad Alessandria.
 
Papa Shenouda III ha deciso di celebrare la messa di mezzanotte, nonostante il clima di lutto, per non sottostare al gioco dei fondamentalisti, indietreggiando davanti alle minacce e al pericolo.
 
Una posizione simile è tenuta dagli altri leder cristiani. Il pastore Bayadi, capo delle Chiese protestanti dell’Egitto, ha dichiarato che “non dobbiamo smettere di pregare alla domenica e a Natale”. E il portavoce delle Chiese cattoliche egiziane, da parte sua ha detto: “No dobbiamo temere nessuno e nulla ci bloccherà dall’andare in chiesa in questa nazione di martiri”[1].
 
Tutte le chiese cattoliche - che hanno celebrato il Natale lo scorso 25 dicembre e che hanno celebrato ieri l’Epifania – hanno deciso di rimanere aperte anche ieri sera, per condividere la tristezza e il lutto della Chiesa copto-ortodossa.
 
Nonostante ciò, fra molte personalità si diffonde un’aspra critica anzitutto verso il governo. Gamal Eid, capo della Rete araba per l’informazione sui diritti umani (Arabic Network for Human Rights Information), afferma che “il sangue di decine di cristiani dovrebbe valere le dimissioni del ministro degli interni”. Mohammad al Baradei, già direttore dell’Aiea, l’ente Onu per l’energia atomica, ha scritto sul suo blog che “un regime incapace di proteggere i suoi cittadini è un regime il cui tempo è scaduto”.
 
Georgette Quallini, già parlamentare e membro del Consiglio della Chiesa copta ha detto che le dichiarazioni ufficiali sull’incidente di Alessandria avrebbero dovuto attendere una vera e profonda inchiesta per chiarire tutti gli aspetti, invece di affermare subito che esso era un attacco compiuto da una persona morta nell’incidente.
 
I partiti di sinistra sottolineano che il crimine va insieme alla situazione di crisi in cui versano i diritti umani dei cittadini e insistono per il varo – richiesto da tanto tempo – di leggi uguali per la costruzione di moschee e chiese. Fino ad oggi, infatti, per costruire una chiesa è necessaria l’approvazione scritta del capo di Stato, e per riparare o restaurare un edificio ecclesiastico o parte di esso, è necessario il permesso scritto del governatore dell’area o di un alto rappresentante ufficiale della sicurezza.
 
Come afferma il famoso intellettuale Tareq Heggy, “questo attacco senza una svolta nello sviluppo del fanatismo, che ha dato vita alla violenza e al terrorismo”. Secondo questo filosofo, “non vi sarà soluzione umana, efficiente e conclusiva finché le persone in carica nella nazione non riconoscono che le vere ragioni di questa malattia stanno nella cultura di fanatismo, dell’odio e del rifiuto dell’altro; e ciò insieme a un sistema educativo corrotto e alle istituzioni religiose che accendono la miccia per le conflagrazioni, lanciando fatwa tipo il proibire di celebrare la veglia di Capodanno…”.
 
Di recente, è stata emanata anche una fatwa che chiede di uccidere Mohammad al Baradei. Lo sceicco di Al Azhara, la più alta autorità musulmana sunnita, ha denunciato questa fatwa. Ma forse la gente considera Al Azhar ormai troppo debole per controllare tutti gli sfoghi e i tracolli di ogni giorno.
 
Il fondamentalismo ha ormai raggiunto il punto più alto, lasciando prevalere una pesante atmosfera di fanatismo in tutto il Paese. Ogni tanto succedono, per esempio, degli incidenti nella metropolitana, dove donne velate attaccano in modo diretto donne non velate, considerate a priori cristiane e trattate come delle persone empie. Donne musulmane non velate sono criticate con durezza dalle altre. Vi è pure una lunga lista di incidenti che accadono per le strade. Di recente, nella Cairo vecchia, una donna musulmana ha sgridato un gruppo di giovani che lanciavano sassi contro le croci appese lungo il muro di un cimitero cristiano. Curiosamente, sul muro vi era un grande cartello che elogiava “L’incontro fra le religioni”, dato che nella città antica vi sono molti monumenti e luoghi cristiani, ebrei e musulmani. La donna e i giovani sono andati alla polizia e lì essa ha chiesto alle famiglie di educare i loro figli al rispetto per tutti.
 
Per concludere, vale la pena citare il comunicato diffuso dal p. Rafic Greiche, capo ufficio stampa della Chiesa cattolica egiziana e portavoce delle sette denominazioni cattoliche del Paese. Dopo aver denunciato il terribile inizio d’anno, e ricordato la morte di molti cristiani a Nag Hammadi, nell’Alto Egitto, lo scorso 7 gennaio 2010, un anno fa, egli elenca nove richieste e un suggerimento:
 
  • L’arresto immediato dei criminali e il loro giudizio in corte;
  • Affrontare in modo severo i provocatori e agitatori che attraverso i giornali, i media, le prediche, incoraggiano in modo diretto o indiretto azioni fanatiche.
  • Varare subito una legge comune per gli edifici religiosi;
  • Varare subito una legge sullo statuto personale dei cristiani;
  • Varare una legge che proibisca la discriminazione religiosa e punisca con severità i trasgressori;
  • Riaffermare la fondazione civica dello Stato, basato sulla comune cittadinanza;
  • Ristrutturare in modo completo i percorsi educativi e i curricoli universitari per purificarli da ogni aspetto legato alla discriminazione;
  • Lanciare azioni decise per evitare atteggiamenti negativi da parte dei leder religiosi e per impedire loro di incoraggiare il settarismo;
  • Incoraggiamento dello Stato per una vita democratica e per la libertà di espressione e di credo.
 
 
 
Il portavoce della Chiesa cattolica suggerisce poi che si organizzi un Comitato, capeggiato dal presidente e composto da sociologi e specialisti in campo legale, per studiare il fenomeno del terrorismo, che minaccia non solo i cristiani, ma anche i musulmani e rappresenta un serio pericolo per il Paese.
 
In Egitto, tutta la gente di buona volontà, cristiani e musulmani, sperano che questo orribile massacro apra la porta per una decisa soluzione e un controllo forte della terribile atmosfera di fanatismo e fondamentalismo.
 
 
 
[1] Il calendario copto è chiamato anche “Calendario dei Martiri”, basato sulla persecuzione iniziata dall’imperatore romano Diocleziano nel 303. Il calendario comincia con il 284, data dell’inizio dell’era di Diocleziano.
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