24/11/2023, 16.14
TURCHIA
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Nel 2023 almeno 289 femminicidi in Turchia, oltre 3100 in un decennio

Il rapporto elaborato da Bianet alla viglia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne. Quasi 700 i casi di violenza. In larga maggioranza gli autori sono mariti, ex o familiari. In 165 casi è stata usata un’arma da fuoco, tre arse vive e due lapidate. Ma il governo turco ha deciso di ritirarsi dalla Convenzione di Istanbul. 

Istanbul (AsiaNews) - In Turchia gli uomini hanno ucciso almeno 289 donne e hanno commesso atti di violenza contro altre 681 in 324 giorni, quanti ne sono trascorsi dal primo gennaio 2023 al 21 novembre scorso, all’ultimo rilevamento. È quanto emerge da un rapporto dettagliato elaborato dal sito attivista Bianet e pubblicato oggi, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ufficializzata dall’Onu nel 1999, e che si celebra domani in tutto il mondo. E allargando il discorso all’ultimo decennio, fra il primo gennaio 2013 e il 21 novembre 2023 sono almeno 3151 le donne uccise, quasi (0,85 circa) un femminicidio al giorno.

Secondo le notizie e i dati raccolti analizzando giornali locali e nazionali, siti web di notizie, agenzie e gruppi attivisti, emerge che gli uomini hanno ucciso almeno 289 donne in femminicidi avvenuti in diverse province della Turchia nell’anno in corso. E, di queste, un totale di 13 erano rifugiate in fuga da guerra o violenze in altri Paesi. Nelle cronache dei giornali vi sono anche articoli relativi alla morte (violenta) di 228 donne in circostante definite “sospette”. 

Alle centinaia di omicidi si sommano anche 350 casi accertati di maltrattamenti nel 2023, abusi ai danni di 116 donne, violenze (anche domestiche) a 681 e stupri o reati di natura sessuale in 16 casi, ma in questo caso il dato è ampiamente sottostimato. Gli uomini hanno costretto anche 335 donne alla prostituzione, riducendole in stato di schiavitù sessuale. 

Allargando la ricerca all’ultimo decennio si contano almeno 3151 casi di femminicidio per mano degli uomini, cui si aggiunge anche il ferimento di oltre 6mila. Nel dettaglio: femminicidio 3151; violenza 6005; omicidio di bambini 208; abusi 2246; stupri 937; morte sospetta 979; molestie 2372; lavoro sessuale forzato 3622. In alcuni casi un solo uomo si è macchiato dell’uccisione di più di una donna; almeno 105 autori di omicidi sono stati arrestati, 78 sono stati presi in custodia e 67 si sono suicidati dopo essere stati scoperti ed essere diventati oggetto di inchiesta. 

Scendendo nel dettaglio 186 donne sono state uccise da mariti, ex mariti/amici maschi, 50 donne sono state uccise da membri della famiglia come il padre, il fratello o il figlio. Sono 17 le donne uccise da amici/colleghi di lavoro, otto dai suoceri, nove da vicini di casa. Una donna è stata uccisa dal figlio di un dipendente, quattro da parenti. In 165 casi è stata usata un’arma da fuoco, 92 sono state uccise con oggetti taglienti, 11 per strangolamento, sei malmenate e cinque lanciate dal balcone, altre tre arse vive, due lapidate e una investita con un veicolo. Fra i “moventi” alla base degli omicidi in 87 casi perché le donne “volevano rompere o non volevano fare la pace”, altri 10 per gelosia e sette come scusa per le necessità economiche. Una donna è stata uccisa perché “dava fastidio”, una “perché non si occupava della madre” e una donna perché diceva di sentire dolore, altre quattro perché “facevano rumore”.

Va qui ricordato che, dal primo luglio 2021, la Turchia non fa più parte della “Convenzione di Istanbul”, il trattato internazionale contro la violenza sulle donne sottoscritto nel 2011 proprio nella metropoli economica e commerciale del Paese. Una decisione annunciata in precedenza dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che aveva sollevato l’indignazione e la condanna di molte organizzazioni attiviste e di governi occidentali, fra i quali anche diverse nazioni alleate. La Convenzione impegna i suoi membri a prevenire e perseguire sul piano penale la violenza domestica, promuovendo al contempo l’uguaglianza e pari opportunità fra i due sessi. 

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