30/06/2025, 12.23
INDIA - PAKISTAN
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New Delhi blocca il comunicato finale del vertice SCO: cresce l'isolamento diplomatico

Al termine del summit dei ministri della Difesa dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, l'India si è rifiutata di firmare la dichiarazione congiunta denunciando l’assenza di una condanna chiara al terrorismo transfrontaliero sostenuto dal Pakistan dopo l'attentato in Kashmir del 22 aprile. Lo scontro armato di inizio maggio ha aperto una nuova fase di accuse reciproche, ma per ora è Islamabad che sta consolidando i rapporti internazionali.

New Delhi (AsiaNews) – Nei giorni scorsi l’India ha rifiutato di firmare il comunicato congiunto al termine del vertice dei ministri della Difesa dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), svoltosi a Qingdao (Cina), impedendone così la pubblicazione. Il ministro indiano Rajnath Singh ha spiegato che la decisione è legata all’assenza nel testo di una posizione chiara e condivisa contro il terrorismo transfrontaliero, in particolare quello sostenuto dal Pakistan.

Nel suo intervento, Singh ha criticato “l’uso del terrorismo come strumento di politica estera” e ha chiesto ai Paesi membri della SCO di evitare “doppi standard” e condannare il fenomeno “con unità e decisione”. Ha poi citato esplicitamente l’attentato del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir indiano, attribuito a una diramazione del gruppo terroristico pakistano Lashkar-e-Taiba (LeT). L’attacco aveva spinto New Delhi a lanciare il 7 maggio l’Operazione Sindoor, che ha poi messo in luce alcune debolezze dell’esercito indiano. Di recente un funzionario militare ha ammesso che le perdite dell’aviazione sono una conseguenza delle scelte politiche di non attaccare la difesa aerea pakistana.

Durante il summit dello SCO, il ministro Singh ha poi ribadito che “la pace non può coesistere con il terrorismo e con la proliferazione di armi di distruzione di massa nelle mani di attori non statali”. 

I commenti di New Delhi si inseriscono in una lunga serie di accuse incrociate con il Pakistan: l’India denuncia da anni il vicino come “epicentro globale del terrorismo”, accusandolo di ospitare e finanziare gruppi come Lashkar-e-Taiba e Jaish-e-Mohammed, responsabili di numerosi attentati in Kashmir, mentre Islamabad accusa l’India di finanziare organizzazioni armate (come gli indipendentisti beluci o i talebani pakistani) che compiono quotidianamente attentati contro funzionari e militari. 

L’esercito pakistano ha per esempio accusato l’intelligence indiana di essere responsabile di un attentato contro un autobus scolastico avvenuto a Khuzdar il 21 maggio. Simili accuse erano state mosse anche a marzo per l’assalto al treno Jaffar Express, costato la vita a 64 persone. E anche ieri l’India ha respinto l’accusa di essere dietro a un attentato che in Waziristan, al confine con l’Afghanistan, ha ucciso almeno 13 soldati pakistani.

Un’altra accusa nei confronti del Pakistan è arrivata sempre la settimana scorsa durante una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati: l’ambasciatore indiano Parvathaneni Harish ha denunciato il “cinico uso delle piattaforme internazionali” da parte del Pakistan per distogliere l’attenzione dalle proprie violazioni dei diritti umani e dai bombardamenti transfrontalieri.

Islamabad sostiene però di avere “prove inconfutabili” del coinvolgimento indiano in attività terroristiche, tra cui la confessione dell’ex ufficiale Kulbhushan Jadhav, arrestato nel 2016 con l’accusa di essere una spia. Secondo le autorità pakistane, diversi dossier presentati al Consiglio di Sicurezza conterrebbero dati forensi e intercettazioni di presunti contatti tra militanti e personale indiano. L’incarcerazione di Jadhav, a cui non è stato garantito l’accesso consolare come previsto da sentenze internazionali, continua a essere uno dei tanti punti di attrito tra i due Paesi.

Dopo lo scontro armato con l’India del mese scorso, il Pakistan sembra essere emerso come vincitore a livello diplomatico. Il capo dell’esercito Asim Munir ha incontrato il presidente statunitense Donald Trump, mentre Delhi ha continuato a ripetere che non c’è stata intermediazione da parte americana che abbia portato alla fine delle ostilità. Il Pakistan inoltre continua a ricoprire ruoli di rilievo nelle Nazioni unite, dove presiede il Comitato sulle sanzioni contro i talebani e occupa la vicepresidenza del Comitato contro il terrorismo. Anche il comandante del CENTCOM, il generale Michael Kurilla, a inizio giugno ha sottolineato come il Pakistan resti “un partner straordinario nella lotta al terrorismo” citando una serie di azioni messe in atto contro il ramo locale del sedicente Stato islamico (IS-K).

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