05/02/2006, 00.00
turchia - vaticano
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Nunzio ad Ankara: Don Andrea Santoro, un martire del terzo millennio

di Bernardo Cervellera

Fra i moventi dell'assassinio, quello fondamentalista: l'uccisore ha gridato "Allah akhbar, Allah è grande!". Ma è anche possibile una vendetta della mafia della prostituzione.

Ankara (AsiaNews) – Dolore, ma anche "riconoscenza" esprime il nunzio vaticano ad Ankara per il sacrificio di don Andrea Santoro, il sacerdote fidei donum ucciso oggi pomeriggio nella sua chiesa di santa Maria a Trebisonda (Trabzon in turco), nel nord della Turchia. Raggiunto per telefono, mons. Antonio Lucibello, da poco più di un mese nunzio vaticano ad Ankara, ha detto ad AsiaNews: " Vivo un grande dolore, ma anche una grande riconoscenza per questo sacerdote della diocesi di Roma, che ha voluto impegnarsi in missione. Durante il Grande Giubileo abbiamo spesso il martirio come la nota costitutiva della Chiesa. Don Andrea è un nuovo martire di questo millennio. Speriamo che il suo sangue sia fecondo per nuovi cristiani. Don Andrea è stato un missionario proprio come san Paolo che dice: Per me evangelizzare è un dovere".

Mons. Lucibello ha ricevuto notizia dell'uccisione di don Andrea dal vescovo Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia, pochi minuti dopo l'accaduto.

Secondo le prime ricostruzioni, come ogni pomeriggio il padre aveva aperto la chiesa. Un giovane è entrato e gli ha sparato due colpi alle spalle. Uscendo il giovane ha gridato qualcosa. Secondo un giovane turco lì presente vicino al sacerdote l'assassino ha gridato "Allah Akbar, Allah è grande". Vi è un elemento fondamentalista

Per ora si sospetta che il movente sia legato al fondamentalismo, allo sdegno per le vignette di Maometto che in Turchia ha creato molto malumore e dimostrazioni. Il vescovo Padovese ha anche detto che il sacerdote era impegnato nella redenzione delle ragazze di strada. Forse è possibile che la sua uccisione sia dovuta anche a una vendetta della mafia della prostituzione.

Mons. Lucibello ha detto che la Santa Sede è stata avvertita, come pure il governo italiano. L'Unità di crisi del Ministero degli esteri e la questura di Roma sono già in azione.

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