22/04/2004, 00.00
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Paesi islamici disposti ad andare in Iraq con l'ONU

Putrajaya (AsiaNews/AP) - L'Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI), riunita per un incontro di emergenza in Malaysia, ha chiesto all'ONU di varare una risoluzione per un nuovo mandato a ricostruire la pace in Iraq, appoggiato da tutta la comunità internazionale. Attraverso la nuova risoluzione, anche paesi islamici potrebbero inviare truppe. Alcuni paesi, come il Pakistan e la Malaysia, hanno già espresso l'intenzione di mandare loro soldati in Iraq per garantire la sicurezza, se l'ONU decide di ritornare a Baghdad.

All'incontro dell'OCI, della durata di un giorno, hanno partecipato solo rappresentanti di 20 nazioni; molti paesi hanno inviato personalità minori. L'OCI è un'associazione che raccoglie 57 nazioni. L'incontro avrebbe dovuto tenersi il mese prossimo. Il raduno di oggi, convocato "in emergenza" su pressione di Yasser Arafat, doveva avere lo scopo di condannare l'appoggio totale di G.W. Bush al piano del ritiro di Sharon da Gaza

Ma all'apertura dell'incontro, il Primo Ministro Abdullah Ahmad Badawi ha sottolineato che il deteriorarsi della situazione in Iraq e in Palestina minaccia la stabilità di tutto il Medio Oriente.

Il Ministro degli Esteri malaysiano, Datuk Seri Syed Hamid Albar, salutando gli ospiti, ha evidenziato la necessità di unità e coesione fra le nazioni islamiche. "Non facendo questo – egli ha detto – saremo di continuo emarginati e messi da parte… Altri prenderanno decisioni per il nostro futuro".

Spinti da queste sollecitazioni, i delegati hanno preparato due prese di posizione, una su Israele e Palestina, una sull'Iraq.

Nel documento finale si afferma che l'OIC "riconosce e sottolinea l'importanza delle Nazioni Unite nel giocare un ruolo centrale per pace, sicurezza e stabilità in Iraq" e chiede al Consiglio di Sicurezza di varare una nuova risoluzione per raggiungere tali obbiettivi. I rappresentanti hanno condannato le ultime violenze in Iraq. Ieri,  attentati suicidi a Bassora hanno ucciso 68 persone, fra cui decine di bambini. Ghassan Mohsen, delegato irakeno, ha dichiarato ai media che "questi atti terroristici dovrebbero essere sradicati non solo dall'Iraq, ma da tutto il mondo. Dovrebbero essere affrontati con un forte volontà da parte di tutta la comunità internazionale".

Il documento critica gli Stati Uniti perché non garantisce sufficiente protezione ai civili in Iraq e chiede alla Coalizione di rispettare il termine del 30 giugno per trasferire il potere in mano agli irakeni.

L'altra presa di posizione riguarda il piano unilaterale del ritiro di Israele da Gaza e da alcune zone della West Bank, non concordato coi palestinesi. Esso critica pure gli Stati Uniti per il sostegno dato ad Ariel Sharon.

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