22/09/2015, 00.00
PAKISTAN
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Pakistan, Paese delle emergenze climatiche. La Caritas studia la Laudato sì

di Kamran Chaudhry
A Lahore si è celebrato il 50mo anniversario dell’organizzazione cattolica. Due giorni di seminari, incontri, spettacoli. Le conseguenze del cambiamento climatico: violenti uragani, siccità, epidemie. L’enciclica di papa Francesco “ci invita a metterci in relazione con tutte le creature viventi”. I programmi della Caritas.

Lahore (AsiaNews) - Il Pakistan figura ai primi posti nella classifica dei 10 Paesi con il più alto indice di rischio climatico. La Banca mondiale ha stimato che il cambiamento delle temperature in Asia del sud ha provocato per il Paese una perdita di circa 3,6 miliardi di dollari (3,2 miliardi di euro) negli ultimi 18 anni. Non solo, negli ultimi 50 anni, ci sono state epidemie, alluvioni, carestie e siccità. L’ultima emergenza (in ordine di tempo) che il Paese ha affrontato è stato il continuo calo di tensione nel sistema elettrico che, insieme a un’ondata di caldo eccezionale, a fine giugno ha provocato più di 1000 morti nella sola città di Karachi. Tutte queste considerazioni sulla situazione ambientale in cui versa il Paese, hanno spinto la Caritas pakistana a celebrare il 50mo anniversario dalla sua fondazione con attente riflessioni sul messaggio della Laudato sì di papa Francesco, l’enciclica “verde” pubblicata il 18 giugno scorso.

Lo scorso 17 e 18 settembre Caritas Pakistan ha organizzato diversi eventi al Renewal Center di Lahore per discutere della sfida ecologica lanciata dall’enciclica papale. Amjad Gulzar, direttore esecutivo, commenta ad AsiaNews: “Il nostro 50mo anniversario ci offre l’opportunità di rinnovare l’impegno a favore dei poveri e di proteggere l’ambiente. Continueremo a promuovere l’enciclica papale. Essa non è la fine di un programma, ma l’inizio di una nuova avventura”.

Nei suoi 50 anni di attività, la Caritas ha affrontato 59 emergenze, tra cui cinque terremoti, cinque siccità, otto epidemie sanitarie, 15 evacuazioni di massa e 25 cicloni. L’organizzazione ha già sul campo una serie di programmi per far fronte ai cambiamenti climatici: sistemi di allerta preventiva nelle comunità colpite dai disastri, seminari per sviluppare consapevolezza tra la popolazione, campagne di rimboschimento, gare attraverso manifesti, spettacoli teatrali, tirocini su come usare i fornelli alimentati a carburante, promozione di aziende agricole biologiche e di orti “fai-da-te”.

Agli incontri dell’anniversario erano presenti cinque vescovi e i rappresentanti di Caritas Giappone, Caritas Germania, Caritas Svizzera, del Catholic Relief Services [agenzia umanitaria internazionale della Chiesa cattolica statunitense - ndr] e dello United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (Unocha). Tra gli eventi in programma, anche mostre fotografiche ed esibizioni di danzatrici non vedenti.

Muhammad Riaz, uno degli ospiti, durante il suo intervento ha parlato delle emergenze climatiche provocate dallo sfruttamento ambientale causato dall’uomo. “L’aumento della popolazione – ha detto – ha avuto effetti sul clima del nostro Paese. La temperatura minima e la media annuale delle precipitazioni sono aumentate [a causa dell’inquinamento atmosferico] e questo è molto dannoso. Le tempeste e gli uragani sono più violenti, i cali di tensione sono diventati la norma, i nostri raccolti rendono meno e la fauna selvatica è a rischio”.

Infine p. Pascal Robert, professore al National Catholic Institute of Theology di Karachi, riferisce sul tema dei festeggiamenti: “L’enciclica verde è un dono meraviglioso non solo per i cattolici, ma per l’intera umanità. È molto importante per la nostra vita e dobbiamo capire quello che predica, cioè l’amore per il mondo. Essa ci invita a metterci in relazione con tutte le creature viventi”.

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